Testi: Paul Dini, Chris Yost, Mike Benson
Disegni: Dustin Nguyen
Edizione originale: Streets of Gotham 5-11
Edizione italiana: Batman- Le strade di Gotham vol. 2, 162 pp, bross. 14.95€
Per Batman, editorialmente parlando, è veramente un ottimo momento: sullo spillato Planeta abbiamo Batman & Robin, affidata allo scozzese Grant Morrison che sta, letteralmente, ricostruendo da zero il pantheon che gira attorno alla figura del Pipistrello, dopo aver modificato sostanzialmente la figura del Cavaliere Oscuro (il passaggio di scettro da Bruce Wayne a Dick Grayson, nonché l’identità del nuovo Robin sono cose già vecchie); nei volumi proseguono le serie Batman di Tony Daniel (che sembra aver ormai trovato una propria identità anche come sceneggiatore), Detective Comics (che presenta il personaggio di Batwoman) e gli “spin-off” Le Strade di Gotham e Le sirene di Gotham, affidati entrambi alle amorevoli cure di Paul Dini con disegni, rispettivamente, di Dustin Nguyen e Guillem March.
Dopo le ottime storie autoconclusive presentate sullo spillato, che andavano via via ad esplorare alcuni dei classici villain dell’universo batmaniano ponendoli sotto una nuova luce, Dini ha dato il meglio di sè con la saga Il cuore di Hush, approfondendo questo personaggio che, dopo il ciclo introduttivo di Loeb, è stato sfruttato veramente poco e male.
La versatilità dello scrittore è evidentissima se si paragonano due serie profondamente diverse come Streets e Sirens: la prima, con toni seriosi che sfociano spesso quasi nell’horror, prosegue la parentesi narrativa aperta con Battaglia per il Mantello; la seconda, che fa dell’ironia, la frivolezza, la leggerezza, senza però risultare mai banale o stupida, narra dello strano sodalizio che ha portato Poison Ivy, Catwoman e Harley Quinn a dividere lo stesso tetto. Un elemento però accomuna questi due esperimenti, che parrebbero quasi agli antipodi: la capacità di Dini di costruire un quadro generale attraverso poche pennellate, piccole run che gettano tantissimi elementi nel calderone senza però lasciare nulla di irrisolto.
Nello spazio di tre numeri, lo scrittore arriva a chiudere uno dei filoni narrativi aperti nel volume scorso, ovvero il discorso Zsasz, svelando allo stesso tempo l’identità di Abuse: e lo fa utilizzando una sorta di Fight Club per depravati, uno snuff-show in diretta che fa dei bambini di Gotham le vittime di un atroce gioco, dove colui che vince perde ugualmente. Una trovata non certo innovativa, che però si dimostra azzeccatissima e gestita con garbo e cognizione di causa, approfondendo ulteriormente il personaggio di Damian Wayne come neanche Morrison aveva sinora fatto.
Purtroppo però gli altri due cicli presenti nel volume, essenzialmente dei fill-in, non mantengono la stessa qualità.
La storia di Yost è l’ennesima scazzottata (la Cacciatrice e Manbat ospiti d’eccezione) che si risolve però troppo in fretta, con più di qualche elemento buttato lì quasi a far numero; leggermente meglio il racconto di Benson, che vede un Dick Grayson in ingognito muoversi nel perverso mondo dei night di Gotham, cercando di risolvere una serie di omidici che hanno, come unico legame, una prostituta d’alto bordo.
Sempre ottimo il tratto di Nguyen che, pur essendo molto stilizzato e pulito, riesce ad adattarsi perfettamente al mood della serie.
Come al solito, anche stavolta mi tocca aggiungere una noticina per la “cura” Planeta: veramente troppi i refusi, presenti in quasi ogni pagina. Lettere ed articoli mancanti, parti in spagnolo (nell’apparato redazionale), ed una traduzione che, non so perché (non avendo letto il volume in originale), risulta essere troppo dura (veramente troppe parolacce!).