Batman: Hush

Nov 12, 2015

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Testi: Jeph Loeb
Disegni: Jim Lee
Edizione Originale: Batman #608-619, Wizard 0 (2002)
Edizione Italiana: Batman Magazine 1-12 Play Press, e DC Universe 1-12 Play Press, Batman la Leggenda Vol.19-20 cartonato Planeta DeAgostini Comics (2008) , Batman: Hush Ed.Planeta De Agostini (2011); Hush Unwrapped Deluxe, 18,7×28,1, C, 320 pp, col.|31.95€ Ed.RW-Lion
Ultima Edizione: Batman: Hush Absolute, 21,2×32,0, C, 368 pp, col.|36.95€ (2015) Ed.RW-Lion

Jeph Loeb e Jim Lee incrociano penna e matita mettendosi al lavoro su un’opera che ha riportato una moltitudine di lettori alla passione per il Pipistrello.
Ideale punto di partenza per i neofiti e per coloro che avessero voluto riprendere in mano la vecchia continuity del Cavaliere Oscuro, questa storia fornisce una panoramica straordinaria di alcuni dei nemici più acerrimi di Batman, riserbandosi altresì il diritto di introdurre sulla scena un villain che con la sua prima apparizione fu già leggenda, e il cui nome dà il titolo a questo straordinario albo: Hush.

Sarebbe inutile dire che “Hush” sia una storia indispensabile da leggere per comprendere la continuity del Pipistrello e i suoi mutamenti. Non lo è.
Tuttavia, mettendo da parte la continuity e focalizzandosi sulle storie meritevoli di lettura, sulle storie che hanno segnato il successo di Batman nelle varie epoche, “Hush” è imprescindibilmente un lavoro che non può non essere letto e apprezzato da un fan del Cavaliere Oscuro.
Ci sono storie che a livello di continuity sono importanti, ma che non sono paragonabili a quella di Loeb per ritmo narrativo, per intreccio, per dialoghi, per regia. Knightfall, Knightquest et similia sono imprescindibili per la continuity, eppure sono unanimemente considerati il medioevo di Batman.
Hush va a collocarsi alla fine di un periodo buio e, dopo di lui, un nuovo ciclo di splendore ha avuto inizio.

E’ vero, Hush era fondamentalmente un’operazione commerciale tesa a richiamare le grandi moltitudini di adolescenti alle testate del Pipistrello. Ma anche i grandi cross over lo sono. Loeb ha in questo caso dimostrato il suo genio riuscendo ad amalgamare le esigenze editoriali con una storia incalzante, tessendo una tela all’interno della quale ogni singolo villain ha il suo ruolo, giustificato dalla voglia di vendetta nei confronti del Pipistrello. I dialoghi sono ferrei, secchi, accattivanti.
Vediamo un Batman all’apice della forma, sicuro, deciso. Compie i suoi passi e movimenti con precisione quasi chirurgica, cronometrica. Le sue decisioni, le sue strategie, le sue tecniche sono tanto efficaci quanto potrebbero esserlo le minute componenti di un ingranaggio perfetto.

Il Pipistrello è il signore della città, il padrone della paura, il Cavaliere Oscuro. E dalla notte, sua sposa premurosa, egli riceve asilo e sussidio. E calore umano, nella forma di un’altra creatura delle ombre. Un gatto, le cui fusa riescono a passare oltre la maschera, colpendo dritto al cuore del multimilionario.
Batman e Catwoman, Bruce e Selina. I lettori di tutto il mondo giubilano dinanzi a un romanticismo dark senza precedenti, esaltato da una delle scene meglio disegnate della storia del fumetto: un bacio scoccato al chiaro di luna, sulla cima di uno dei grattacieli di Gotham, a metri da terra, come due anime che, finalmente toccatesi, ora battono all’unisono.

Loeb cede alle esigenze editoriali parte del suo genio per l’intreccio, ma compensa con un’inventiva registica che ha dello straordinario, esaltata dalla splendida forma di Jim Lee.
La gente aveva dimenticato quanto potesse essere crudo, fiero, calcolatore, maestoso, romantico Batman. Loeb e Lee ce lo ricordano, e non solo, fanno sì che nessuno possa mai più dimenticare.
Eppure qualcuno trama nell’ombra di questa imponente magnificenza. Sembra quasi che Loeb voglia dimostrarci quanto sia grande Batman solo per poi rendere più rovinosa la sua caduta.
Il Pipistrello è in punto di morte. E la cosa sconcertante è la semplicità con la quale egli vi è stato posto da un nemico invisibile.

Tutto il plot rimanda a un deus ex machina, coordinatore della attività degli altri criminali in maschera. Ma in realtà anche il manovratore non è che un manovrato, che cede il passo dinanzi a un villain che è a mio avviso destinato a prendere posto accanto ai big. La spettacolarità di Hush non sta tanto nel fatto di essere forte, spietato, furbo.
Sta nel fatto di unire in sé le virtù di tutti i villain tradizionali. Pazzo, come il Joker. Calcolatore, come l’enigmista. Forte, come Killer Croc. Spietato, come il Pinguino. Furbo, come Catwoman. Addestrato, deduttivo, stratega, come Batman. Dissimulatore. Tanto da far passare il peggior nemico come il migliore amico, tanto da entrare nella testa stessa di Bruce, aggirando le sue difese, le sue barriere, la sua fiducia.
Non è un caso se in una delle cover il volto di Hush e di Batman si sovrappongono. Il Pipistrello ha trovato la sua nemesi, il suo nemico naturale.
Entrambi segnati dal destino dei genitori. L’uno dalla disperazione per averli persi, l’altro dalla disperazione per non averli uccisi.

Alla sua prima uscita, Hush rischia seriamente di uccidere Batman. Anzi lo uccide di fatto, perché sarebbe morto se non lo avesse salvato egli stesso. Thomas Elliot, il miglior chirurgo in circolazione. Un nemico che sembra quasi costruito su misura per essere perfetto, ed in effetti quasi lo è. Le deduzioni di Batman a poco servono stavolta, contro qualcuno che sembra prendersi gioco della sua stessa logica. Qualcuno che gioca con la sua vita come il gatto col topo, usando contro di lui quella paura sulla quale Batman ha sempre basato la sua proficua carriera di vigilante mascherato.
Hush riesce a mostrare a Bruce quanto il suo mondo sia permeabile, quanto sia facile sfondare le sue difese, penetrare persino nella sua inaccessibile Caverna. L’orgoglio del detective più grande del mondo è ferito da qualcuno che sembra poter stare al suo passo da pari a pari.
Il tutto viene condito da perle di rara bellezza registica, come l’incontro-scontro fra Batman e Superman, nel quale Loeb conferma la sua capacità unica di gestire il tanderm dei “gioielli” DC.

Insomma, dialoghi, azione e disegni si sposano in una storia a mio avviso indimenticabile. Un’alchimia perfetta, quale raramente se ne trovano, e che si conclude in maniera non diversa da tante storie del Pipistrello, ma rispolverando un finale a noi sempre estremamente caro. Il nemico sparisce, mille dubbi restano.