Hawkworld

Mag 7, 2010

Hawkworld

Testi: Timothy Truman
Disegni: Timothy Truman
Chine: Quique Alcatena
Edizione originale: Hawkworld #1-3,
Edizione italiana: HAWKWORLD Volume unico, brossurato, Planeta Deagostini

Per te e i tuoi amici aristocratici la vita è sempre stata un banchetto. Ma dimmi, quando hai sentito la necessità di alzarti dalla tavola, ti sei mai chiesto… Dove finisce… Tutto ciò che scarichi nel cesso?

Immaginatevi un pianeta di nome Thanagar in cui la società sia rigidamente classista e divisa in aristocratici e in poveri. Questi ultimi vivono nei bassifondi e sono composti per la maggior parte da alieni schiavizzati e sfruttati dopo che i Thanagariani hanno conquistato i loro pianeti di origine, e di essi fanno parte anche ex-detenuti umani soprannominati ”senza ali”, ”carne morta” e ”pezzi di carne”.
I ricchi invece rappresentano il fior fiore della società thanagariana, vivono nelle cosiddette ”Alte Torri” e conducono una vita spensierata e fatta di eccessi, assumendo droghe e sfruttando la cultura delle razze sottomesse, quasi dimenticandosi delle loro usanze. Inoltre c’è anche una forza di polizia alata chiamata Wingmen, composta unicamente da Thanagariani chiamata “teoricamente” a mantenere l’ordine.

Questo è lo scenario in cui si svolge Hawkworld, storia tipicamente revisionista che avrebbe dovuto rilanciare il personaggio di Hawkman dopo Crisi sulle Terre Infinite, anche se attualmente è fuori continuity. Timothy Truman ne è sia lo scrittore che il disegnatore, e con questo fumetto ha vinto nel 1991 il premio Haxtur per la migliore storia lunga. Alle chine invece c’è l’ argentino Enrique ”Quique” Alcatena.

Il protagonista è Katar Hol, giovane aristocratico appassionato di storia antica che decide di entrare negli Wingmen ispirato dal più grande eroe nella storia del suo popolo, ovvero Kalmoran, che in tempi antichi aveva liberato i Thanagariani da una lunga tirannia. Egli è inoltre figlio di Paran Katar, inventore delle ali che permettono di sfruttare il metallo antigravità Nth e con le quali gli stessi Wingmen sorvegliano il pianeta.
Nel corso della storia egli capirà che le usanze della sua gente sono state ormai corrotte da quelle degli alieni sottomessi, e nello stesso momento si renderà conto che gli alieni, che il governo afferma essere privilegiati, in realtà vengono sfruttati nelle Alte Torri fino allo stremo per poi essere spediti nei bassifondi.

La maturazione di Katar è la parte predominante nella narrazione di Truman. Egli riesce a comunicare al lettore i sentimenti contrastanti del giovane che, se da un lato vuole essere fedele al suo popolo e alle sue leggi, dall’altro sa che le cose non possono più andare avanti in questo modo, non riuscendo più sopportare le ipocrisie sociali della sua gente.
Inoltre è interessante notare la sua ideologia e i suoi valori: Katar infatti è un ragazzo molto conservatore e orgoglioso degli usi e costumi del suo popolo, e arriva quasi a disprezzare quelli alieni. Nonostante ciò ha però pietà degli alieni stessi, tanto che nel corso della vicenda aprirà un ambulatorio segreto nei bassifondi dove aiutarli fornendo loro medicine e assistenza.

Menzione a parte va fatta per parte dedicata alla prigionia del protagonista sull’isola-penitenziario. Qui è forte il parallelismo fra la condizione di recluso e la libertà in realtà mai assaporata, in un mondo così lontano dal lusso delle Alte Torri e senza poter disporre delle proprie ali. Se infatti il volo viene spesso associato alla libertà, in questo caso, in un pianeta di uomini falco, la libertà può essere trovata solo spiritualmente attraverso la meditazione.

I disegni sono perfetti per il tono cupo e disperato della storia. Truman lascia delle intere pagine senza didascalie o dialoghi, scelta azzeccatissima che imprime maggiore drammaticità alle tavole.
Le chine di Alcatena inoltre rafforzano ancora di più la disperazione che si respira in ogni vignetta, e ciò che ne esce fuori è un affresco straordinariamente cupo.

E’ davvero incredibile quindi, a volte, come un fumetto possa far riflettere sulla società in cui viviamo.
Sono passati vent’anni da quando Hawkworld è stato pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti (era il 1989) eppure il mondo non è cambiato, anzi forse è addirittura peggiorato. Vent’anni e questo fumetto suscita ancora le stesse riflessioni e la stessa voglia di cambiare il mondo, un mondo che sta diventando sempre più simile a Thanagar.
E forse è proprio questo il messaggio più grande che traspare da quest’opera: possono toglierti tutto – la famiglia, la casa, il lavoro, gli affetti – ma se lo vuoi, se ci credi, c’è una cosa che non ti potranno mai portare via, ed è la voglia di combattere, di lottare per ciò che è giusto, di cambiare il mondo in meglio. Ognuno di noi può essere Katar, ognuno di noi può fare la differenza.
Sperando che non sia troppo tardi e che il nostro mondo non sia già come Thanagar.