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Testi: Andy Diggle
Disegni: Jock
Edizione originale: Green Arrow-Year One #1-6
Edizione italiana: Freccia Verde-Anno Uno, brossurato, Planeta De Agostini

Nessuno avrebbe mai scommesso su Oliver Queen. Alla sua prima apparizione su More Fun Comics #73, questo personaggio era poco più che una brutta copia del Pipistrello di Gotham, uno dei tanti personaggi nati per emulare il suo successo editoriale.
Il suo aspetto era sbarazzino e colorato, le atmosfere delle sue storie frivole e leggere, il suo spessore come personaggio completamente assente.
In un certo qual modo, la sua storia editoriale nei primi anni di vita era vuota e inconsistente, capace di destare solo una pietosa ironia, mancava inevitabilmente di qualcosa: proprio come l’Oliver Queen che Andy Diggle ci mostra in questo suo Year One.
Un giovane dandy, ebbro di vita e di piaceri, cerca di colmare il vuoto della sua esistenza con soldi, sesso, emozioni forti, e tutto ciò che può scuoterlo anche solo per un attimo dal torpore di un’insensatezza costante. Ma ciò che gli manca, è qualcosa che non si può comprare, nemmeno con milioni di dollari. Una motivazione.
E’ straordinario il parallelismo fra la vita editoriale di Freccia Verde e il suo Anno Uno. Oliver, sia come personaggio che come “uomo”, passa dal vuoto più completo a uno spessore morale, a uno scopo da perseguire, a qualcosa da insegnare.
Neal Adams, Dennis O’Neal e Mike Grell, legarono questo personaggio a concetti quali l’uguaglianza sociale, il rispetto delle diversità, la lotta contro le ingiustizie, la difesa dei deboli nelle strade, nei vicoli, nelle case abbrutite dalla violenza. Il ricco svampito che non aveva nulla da chiedere alla vita ma che sentiva di non avere nulla per cui vivere, era diventato un simbolo di libertà e di giustizia per tutti. Aveva trovato uno scopo, qualcosa per cui valesse la pena vivere.
Sono le stesse tematiche che potrete leggere in questo stupendo albo di Andy Diggle e Jock, il team applaudisissimo della serie The Losers di Vertigo.
I due si dimostrano magnificamente a loro agio con questo personaggio nato per essere un guerrigliero: gli elementi in loro possesso vengono esaltati e gestiti alla perfezione, trasformando quella che è una trama tutto sommato banale in un superbo action-movie su carta. Le battute, la regia, la suspance, tutto è meticolosamente concorde nel sublimare le origini di questo personaggio passato dalla polvere agli altari editoriali. Il ritmo feroce, conciso, efficace e puntuale di Diggle è tributario però in gran parte dei disegni di Jock, disegnatore dalle enormi potenzialità grafiche, “figlio” di quello stile così suggestivo ed invitante nato dalle matite di Jason Pearson e Eduardo Risso.
Il lavoro dell’autore è tanto più straordinario in considerazione del fatto che la storia in sé non poteva essere rimaneggiata più di tanto (Green Arrow aveva un Anno Uno già ben definito, e si doveva restare in continuity), mentre Diggle è riuscito a dare un taglio originalissimo, personale, costruendo attorno alla storia tutta la vicenda esistenziale di Oliver Queen e il vuoto della sua anima. Gli ha dato uno scopo, e lo ha fatto con naturalezza, portandolo a riscoprire i valori primari dell’uomo, quelli più genuini, depurati dell’imbellettamento del lusso e del materialismo.
Cacciare, mangiare, dormire. Vivere, nel vero senso della parola. Si comprende quanto sia grande il miracolo della vita, e solo chi riesce a comprenderlo fino in fondo può, di conseguenza, indignarsi quando questo diritto viene negato agli altri.
Ecco dunque che dopo la rinascita ad opera di Kevin Smith, dopo un grandissimo rilancio da parte di Bred Meltzer, dopo una spettacolare gestione quinquennale da parte di Judd Winick, autore peraltro di uno dei migliori One Year Later della stagione, Green Arrow viene ancora una volta, splendidamente, alla luce.

A cura di Marco Cecini.