Il ritorno della JSA

Ott 16, 2011

Testi: David Goyer, James Robinson, Geoff Johns, Ron Marz, Tom Peyer, Mark Waid.
Disegni: Michael Lark, Chris Weston, Aaron Lopresti, Russ Heath, aa.vv.
Albi originali: All Star Comics #1-2, Adventure Comics #1, All American Comics #1, National Comics #1, Sensation Comcs #1, Star Spangled Comics #1, Thrilling Comics #1, Golden Age Secret Files #1, JSA Secret Files #1, 2003.
Edizione italiana: Planeta DeAgostini, Brossurato, 256 pp, 17,95 euro.

Forse è per questo che siamo arrivati fino a qui: persone normali come me fanno quello che deve essere fatto. E a volte pagano il prezzo necessario.

Leggere una storia delle JSA significa, ogni volta, fare un balzo all’indietro nella storia del fumetto DC. Significa tornare ad uno dei momenti storici in cui l’America è stata più vulnerabile, ovvero la II guerra mondiale, durante la quale supereroi indomiti vestiti in maniera sgargiante, ultimo baluardo di fronte alla terribile minaccia nazista, erano necessari per tenere alto il morale delle truppe al fronte e rinvigorire gli animi di una nazione spaventata.

E’ normale quindi che in tempi in cui il terrorismo rappresenta una minaccia costante per la vita dei cittadini, il mondo del fumetto, in modi diversi, si riallacci alla tradizione gloriosa che ha fatto la fortuna dei comics negli anni 40. La DC nel 2003 ha deciso di rilanciare la Justice Society of America, serie regolare che ha consacrato definitivamente Geoff Johns nel panorama fumettistico mainstream statunitense, preceduta da The Golden Age di James Robinson nei primi anni 90 e da questo “volume 0” intitolato appunto Il ritorno della JSA. Il lavoro compiuto da Goyer&Robinson è stato esemplare, e permette di riassaporare appieno le atmosfere e le tematiche di quegli anni, ma con un occhio ai gusti e alle inquietudini del lettore contemporaneo.

La struttura della storia è tipica delle avventure a fumetti dell’epoca: si inizia con una terribile minaccia globale sventata solo in apparenza, si prosegue con una serie di avventure individuali che indagano l’animo dei protagonisti e conducono poi ad un’epica conclusione corale che “rimette a posto le cose” e fa sperare in futuro migliore. Si tratta degli stessi espedienti narrativi utilizzati nel volume JSA: All Stars che invece si colloca a metà della serie prima serie regolare della nuova Società della Giustizia e rappresenta un ideale passaggio di testimone fra la vecchia generazione di eroi e le nuove leve, che, nonostante il peso dell’eredità che portano, non deludono le aspettative e riescono ad essere addirittura fonte d’ispirazione per i veterani del gruppo.

Il ritorno della JSA invece è un tuffo nelle battaglie e le atmosfere della seconda guerra mondiale, con i nomi storici del “pantheon” DC (Alan Scott, Jay Garrick, Carter Hall, Ted Grant, Rex Tyler, Terry Sloan e una magnifica Wonder Woman) impegnati a sventare una minaccia occulta incarnata nel millenario demone Stalker, evocato per errore da un manipolo di sprovveduti seguaci del Fuhrer. I personaggi interagiscono con modi e battute tipici dell’epoca, e anche i disegni e il look dei protagonisti, ispirati chiaramente alle grandi storie del passato, omaggiano splendidamente la grandezza degli “uomini del mistero” (Mistery Men era un appellativo ricorrente degli eroi mascherati impegnati a combattere i tedeschi) che popolavano le storie e l’immaginario del pubblico americano. La scelta di pubblicare gli episodi in albi singoli che richiamano titoli storici della DC (con copertine volutamente “vecchio stile”) rappresenta un ulteriore riferimento alle consuetudini editoriali di quel periodo.

La minaccia nazista, come succedeva negli albi degli anni 40, si combatte quindi sia sul fronte interno, con la caccia alle spie e ai doppiogiochisti, sia negli stati europei ed asiatici martoriati dal conflitto, con il potere della “lancia” magica di Hitler (l’espediente utilizzato dalle potenze dell’Asse per tenere lontano gli eroi dalla guerra) che diminuisce con l’avanzare degli alleati e la ritirata nazista.

Ma è proprio sui campi di battaglia che gli eroi della JSA si troveranno ad affrontare una realtà molto più complessa rispetto a quella che si aspettavano: le forze anglo-americane sono infatti costrette ad intraprendere azioni terribili (e che non possono essere raccontate) per il bene supremo, sacrificando vite innocenti e rendendo molto più “sfumato” di quanto possa sembrare il labile confine tra bene e male. Alcuni eventi bellici di grande rilievo (la conferenza di Yalta, il bombardamento di Dresda, Oppenheimer e gli esperimenti nucleari, il fronte nipponico) vengono portati in scena con grande naturalezza, facendoci capire che la guerra in realtà non può mai essere giusta, e che nessun paese coinvolto in un conflitto così devastante può ritenersi innocente, anche se, come nella citazione riportata in apertura, spesso si fa quello “che deve essere fatto” in nome del bene supremo.

A spiccare, come sempre succede nelle storie della Justice Society, è il grande eroismo dei protagonisti, che sono un esempio per chi li osserva, e con fermezza, autorità, ironia e un magnifico sorriso riescono sempre a fronteggiare ogni avversità. La JSA rappresenta l’eroismo più puro di casa DC, un eroismo tenace e senza macchia che riesce davvero, anche solo per un momento, a farti sperare in mondo più giusto. Ed è per questo che, nonostante il look fin troppo appariscente e qualche potere che può sembrare un po’ datato, la Società della Giustizia continua ad essere ancora oggi il gruppo di supereroi più rappresentativo della DC Comics.