Parker il cacciatore

Mag 22, 2010

Testi e disegni: Darwyn Cooke
Edizione originale: Parker: The Hunter (2009), IDW Publishing.
http://www.bookdepository.com/book/9781600104930/Parker-Hunter
Edizione italiana: BD Edizioni, cartonato, 15 Euro. Il formato è ridotto, simile a quello di un romanzo.

Ci sono autori che hanno una sorta di “tocco magico”, e non appena decidono di dedicarsi ad una storia o un personaggio sanno fin da subito cosa è necessario fare per renderli piacevoli e accattivanti.
E’ il caso di Darwyn Cooke, splendido scrittore/artista che rende riconoscibili i suoi protagonisti non solo per il modo in cui li disegna (è stato allievo di Bruce Timm, e la sua influenza è assolutamente visibile) ma per la grande abilità con cui li caratterizza, rendendoli sfaccettati e autentici. Inoltre sa essere trasversale, passando senza sforzo da The New Frontier (uno dei tributi più belli mai fatti al supereroismo DC) alle atmosfere crime di Catwoman: Selina’s Big Score e a quelle quasi psicanalitiche di Batman: Ego, senza dimenticare il suo grande amore per i grandi del passato come Will Eisner, omaggiato con grande abilità nella sua nuova versione diThe Spirit.

In tutto questo c’è un denominatore comune, ovvero l’amore sfrenato di Cooke per le atmosfere retrò e le suggestioni degli anni 40-50-60. Parker il Cacciatore è infatti l’adattamento a fumetti (riuscitissimo) di uno uno dei classici della letteratura “criminale”: qui Cooke omaggia Richard Stark (pseudonimo di Donald Edwin Edmund Westlake) giallista che a partire dal 1963, proprio con il romanzo intitolato The Hunter, diede il via alla popolare saga di Parker, criminale burbero e spigoloso che divenne col tempo quasi un alter-ego dell’autore stesso e conquistò legioni di fans.

Cooke è riuscito perfettamente a cogliere lo “spirito” delle opere  di Stark, dando vita a un protagonista ombroso e scostante come non mai, che probabilmente nel lettore suscita più antipatia che desiderio di identificazione. Il rapinatore professionista Parker è un cinico e freddissimo calcolatore, concentrato unicamente sui propri obiettivi e, almeno apparentemente, quasi incapace provare di qualsiasi emozione positiva o empatica. E’ un predatore urbano violento, determinato e glaciale, desideroso di portare a termine, senza remore, una vendetta terribile, che coinvolgerà da vicino anche chi, forse, era riuscito persino ad amarlo. La scrittura di Cooke, dura e spietata, è essenziale come quella di Stark, e ricrea un mondo, il sottobosco criminale dell’opulenta New York degli anni 60, che coinvolge e affascina.

Il mondo di Parker è popolato di persone cattive che sbagliano sapendo di sbagliare, e sono destinate a pagare le conseguenze dei propri errori. Ogni azione ha un secondo fine, il rapporto con gli altri è esclusivamente legato alla logica del profitto, e non c’è spazio per l’amicizia o per l’amore. Concedersi a qualcuno significa fidarsi di lui, e quindi mostrare la propria vulnerabilità. E’ un contesto crudele che spiazza per l’assenza di valori che lo anima, e che è reso alla perfezione dal tratto di Cooke, essenziale ed evocativo. Le sequenze mute (meravigliose) in cui Stark si aggira per la città scaltro e sicuro di sé, come se New York fosse totalmente in suo potere, stupiscono per la certosina abilità con cui sono costruite. Lo scrittore aveva già dimostrato tra l’altro una certa predisposizione per questo tipo di scelte narrative, come si può ammirare nella bella storia, anch’essa muta, intitolata Night of the Stalker, inclusa nella raccolta batmaniana Ego e altri racconti. Come sempre i suoi personaggi sono espressivi e affascinanti, e il protagonista cattura il lettore con la propria durezza d’animo e la ferrea imperturbabilità del suo sguardo.

Lasciatevi conquistare da Parker, amatelo e odiatelo allo stesso tempo. Ancora una volta New York diventa il teatro privilegiato delle inquietanti ombre dell’animo umano, e danzerete con Parker in un cupo turbinio di pulsioni malvagie. E, quando avrete terminato la lettura, proverete subito un’irrefrenabile voglia di rivivere le stesse emozioni ancora una volta. Si chiama “effetto Darwyn Cooke”. Non preoccupatevi. E’ normale.

A cura di Elena Pizzi