LE INFLUENZE DEI CREATORI
Sono molteplici le influenze che hanno portato alla creazione di Batman sia per quello che riguarda l’aspetto grafico che quello letterario.
Dal punto di vista grafico l’eroe di Gotham City è un incrocio tra Zorro e gli studi di Leonardo da Vinci sulle ali a forma di pipistrello utilizzate su una macchina per volare chiamata Ornitottero.Più articolata è l’origine letteraria a cominciare dall’ alter-ego del nostro eroe: Bruce Wayne.
Bruce deriva da Robert the Bruce (1274-1329), condottiero che diventerà Robert I, Re degli Scozzesi e del quale la Regina Elisabetta II è discendente diretta (da notare che Robert è il primo nome di Kane); Wayne deriva da “Mad” Anthony Wayne (1745-1796) generale dell’esercito Americano durante la Guerra d’ Indipendenza condotta contro l’Inghilterra ed in seguito impegnato ad affrontare i primi focolai di rivolta delle tribù indiane.
Una delle immagini di Leonardo da Vinci che hanno ispirato Bob Kane ed i ritratti di Robert the Bruce ed Anthony Wayne.
L’atteggiamento da inetto adottato da Bruce per sviare i sospetti dalla sua identità mascherata è invece influenzato dal comportamento di Don Diego de la Vega in “The Mark Of Zorro” del 1920, interpretato nel duplice ruolo da Douglas Fairbanks Sr.
Fin da ragazzo Kane era un fan di Zorro che venne creato nel 1919 da Johnston Mc Cully e pubblicato sulle pagine di “All-Story Weekly”, una rivista “pulp” dell’epoca.
Le “pulp-novels” (così chiamate per la scadente qualità della carta derivata dalla polpa dell’albero e non dalla più pregiata corteccia) erano riviste di larga diffusione popolare dai contenuti decisamente forti e quindi orientate verso un pubblico adulto.
Le tematiche spaziavano dall’horror al romantico, dall’avventuroso al fantascientifico e dallo “sword&sorcery” (come il Conan di Robert E. Howard) al poliziesco.
All’interno di quest’ultimo filone c’erano due personaggi cruenti e dai metodi poco ortodossi che avrebbero ispirato i creatori dell’ Uomo Pipistrello: The Shadow creato nel 1931 da Walter E. Gibson e The Spider creato nel 1933 da Harvey “Harry” Steeger.
L’ influenza gotica e tenebrosa delle prime storie derivò principalmente dalla visione di due film horror: “The Bat”, film muto del 1926, ed il suo seguito, stavolta sonoro, “The Bat Whispers” del 1930.
Un altro film horror del periodo del muto, “The Man Who Laughs” del 1925, fu fonte di ispirazione per la creazione di colui che sarebbe divenuto la nemesi storica del Dinamico Duo: The Joker.
Le copertine di due Pulp magazines dedicati a The Shadow e The Spider. La locandina di “The Mark of Zorro” e la copertina del Dvd “L’Uomo che Ride” nella versione italiana.
La galleria dei nemici di Batman e Robin è sicuramente una delle più notevoli della storia dei comics; al Joker si affiancano antagonisti del calibro di Penguin, Two Face, The Riddler, Catwoman, Poison Ivy, Mr. Freeze, Ra’s al Ghul e via dicendo fino ai più recenti Bane ed Hush.
Lo scenario nel quale sono ambientate la maggior parte delle avventure dei nostri eroi è la città di Gotham, citata per la prima volta in “Detective Comics” 48 datato febbraio 1941, mentre le prime storie si svolgevano a New York; in realtà è la stessa cosa.
Gotham è il nomignolo che diede alla città di New York lo scrittore Washington Irving (autore in seguito di “The Legend of Sleepy Hollow”) in “Salmagundi”, un lavoro satirico del 1807.
In generale il termine Gotham era in uso già dalla seconda metà del XIII secolo per indicare un luogo nel quale vivevano degli abitanti dai comportamenti inusuali se non folli.
Mettendo insieme tutti questi elementi risulta abbastanza chiaro che l’intenzione di Finger e Kane era quella di creare un eroe, se non gotico, quantomeno inquietante.
Considerando anche le premesse che hanno originato il personaggio di Superman si può evincere che entrambi gli eroi più popolari di casa DC non sono sicuramente nati sotto il segno dell’ottimismo.
Gli anni Venti, quelli dell’adoloscenza degli autori, erano stati attraversati dal proibizionismo e dal gangsterismo e si erano conclusi con il crollo finanziario che dette inizio alla Grande Depressione.
NON E’ TUTTO BOB KANE QUELLO CHE LUCCICA
Gli appassionati di Batman conoscono benissimo il box quadrato che racchiude la firma di Bob Kane presente per anni sulle splash pages che aprivano le avventure del difensore di Gotham, quello che non tutti sanno è che ben poco di quel materiale è attribuile in toto al creatore grafico del personaggio.
Fin dall’inizio, per far fronte alla richiesta di nuove storie, Kane ha dovuto attorniarsi di uno stuolo di collaboratori ai quali delegava la gran parte della produzione destinata ai comic books mentre per sé riservava il lavoro meno stancante ed impegnativo delle striscie quotidiane.
Tra i primi arruolati dallo studio di Kane vi era Jerry Robinson (1922) che verrà accreditato, ma solo negli anni a venire e mai per ammissione diretta del suo ex-datore di lavoro, della creazione grafica dei personaggi di Robin e Joker, al quale inizialmente verranno affidati i ripassi a china.
Il primo Batman di Bob Kane da Detective Comics 27 (May 1939) e quello realizzato, nel piccolo quadretto a destra, con l’ausilio di Jerry Robinson per Detective 38(Febr. 1940).
Un’altra vignetta in collaborazione tra Bob Kane e Jerry Robinson tratta da Batman 15 (Febr./Mar. 1943) dalla quale si intuisce la crescita artistica dell’inchiostratore. A fianco un quadretto tratto da Batman 37 (Oct./Nov. 1946) ad opera del solo Robinson.
La DC si occupò di assumere il disegnatore Dick Sprang (1915-2000) che comunque lavorò sotto le strette direttive dello stesso Kane.
Il Batman di Dick Sprang si distingue per il risalto che viene dato al mantello del Giustiziere di Gotham.
Finito il primo ciclo di striscie quotidiane che lo tenne impegnato dal 1943 al 1946, Kane tornò ai comic books con due principali “ghost artists”: Lew Sayre Schwartz (1926) dal 1946 al 1953, anno in cui abbandonò il mondo dei comics per dedicarsi ad altri molteplici interessi nel mondo dello spettacolo che lo portarono a collaborare con Stanley Kubrick in “Dr.Strangelove” ed in seguito a vincere quattro Emmy Awards, e Sheldon “Shelly” Moldoff (1920) dal 1953 al 1967.
Entrambi gli autori restarono dei perfetti sconosciuti ai dirigenti della National, essi venivano pagati direttamente dallo stesso Kane e non misero mai piede negli uffici della casa editrice di New York.
Altri collaboratori di Kane furono Jim Mooney, Win Mortimer e Jack Burnley; praticamente un nutrito staff per sopperire alle esigenze della casa editrice e soprattutto dei lettori.
Il Batman di Lew Sayre Schwartz da Batman 62 (Dec. 1950) nell’edizione italiana pubblicata, ironicamente, su Batman 62 (22-6-1969) della Mondadori.
Un altro quadretto di Schwartz sempre tratto dalla storia precedente accostato ad uno di Sheldon Moldoff tratto da Batman 121 (Febr. 1959).
Un elegante Jim Mooney (Che anni dopo disegnerà anche alcune storie di Spiderman) da Batman 48 (Aug./Sept. 1948). Tra i disegnatori del primo periodo è quello dal tratto più plastico e meno cartoonistico.
Col senno di poi fà un pò sorridere la lettera di sdegno (datata 14 settembre 1965) che Kane inviò a Biljo White, direttore della rivista “Batmania”, nella quale si preoccupava di minimizzare le voci che circolavano su Bill Finger quale co-creatore di Batman e sui suoi “ghost artists”.
Nella stessa missiva egli sminuiva decisamente anche l’apporto dato da Carmine Infantino al rinnovamento grafico del personaggio conosciuto anche come “new look” ed ammoniva Biljo White dallo scrivere cose che non rispondessero a quella verità di cui asseriva di essere l’unico depositario.
Probabilmente scottato dalla brutta piega legale che la “vicenda Superman” aveva preso per i suoi creatori Siegel e Schuster, Bob Kane aveva mantenuto un controllo quasi totale ed asfissiante sulla propria creatura cedendo all’ipotesi di un rinnovamento del look di Batman in notevole ritardo rispetto agli altri personaggi del parco testate della National.
La Silver Age nacque col rilancio di un nuova versione di Flash su “Showcase” numero 4 datato ottobre 1956, mentre per Batman si dovette attendere il numero 327 di “Detective Comics” datato May 1964, quando le vendite relative al paladino di Gotham erano ormai in netto declino.
Anche se per convenzione la Golden Age viene estesa al 1956 in realtà essa finì nel 1947 con il crollo delle testate di genere supereroistico.
Di quell’epoca dorata sopravvissero nelle edicole soltanto Superman, Batman e Wonder Woman.
I gusti dei giovani si andavano orientando verso la fantascienza e l’horror; debellati i nemici dell’Asse, le attenzioni e le paure si spostarono verso quello spazio sconosciuto dal quale pareva cominciassero ad arrivare i primi messaggeri a bordo dei loro dischi volanti (i famigerati U.F.O.).
Per un certo periodo le avventure di Batman si adattarono a questo trend; gli incontri e gli scontri con improponibili alieni provenienti da remote galassie finirono con lo snaturare completamente il personaggio scontentando una gran parte di lettori che si diresse così verso altri lidi. Il rinnovamento del personaggio era l’unica alternativa alla chiusura delle sue testate.
I giudizi sull’uomo Bob Kane non sono molto lusinghieri; il suo approccio a Batman era più imprenditoriale che non autoriale.
Aldilà dell’ intuizione geniale che l’ha portato alla creazione di uno dei characters più famosi della storia dei comics, bisogna riconoscere che non era dotato di un grande talento come disegnatore.
Molto attento nell’ amministrare il successo della sua creatura ha anche cercato, nel corso degli anni, di sminuire l’apporto dei suoi collaboratori alla creazione del mito.
Molte delle voci che vorrebbero riscrivere il mito batmaniano sono però venute fuori soltanto dopo la sua morte e così, non potendo di nuovo avvalerci del suo punto di vista, dobbiamo prenderle con beneficio d’inventario oppure dobbiamo pensare che abbia protetto così bene i propri “segreti” da riuscire a non far trapelare nulla sino al momento della sua scomparsa.
A cura di Pierangelo Serafin
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