Testi: Kurt Busiek.
Disegni: George Pérez, Carlos Pacheco.
Edizione originale: Avengers #1-15 1998, Avengers annual 1998.
Edizione italiana: Avengers di Busiek e Pérez 1 – Giustizia suprema, 17×26, C., 432 pp., col., 34 €, Panini Comics.
A cavallo tra il 1996 e il 1997, nel tentativo di svecchiare i personaggi classici, i cui successi editoriali non erano paragonabili a quelli delle testate mutanti, la Marvel decise di fare un accordo con alcuni celebri concorrenti ed ex-collaboratori: il risultato fu l’evento conosciuto come Heros Reborn, un’operazione editoriale nel corso della quale gli studi californiani di Jim Lee e Rob Liefeld (entrambi appartenenti alla Image Comics) ebbero il compito di gestire The Avengers, Fantastic Four, Iron Man e Captain America per dodici numeri.
Attraverso un escamotage narrativo, gli eroi considerati ufficialmente morti durante la battaglia con il supervillain Onslaught, finirono in realtà catapultati in una sorta di universo alternativo, nel quale vennero completamente rielaborati. Conclusa la gestione Image, i vari character fecero il loro trionfale ritorno nell’universo 616 attraverso un ulteriore evento, intitolato Heroes Return e datato 1998. Per il gestire il ritorno degli Avengers, la Marvel si affidò a Kurt Busiek e George Pérez: in Italia le storie prodotte durante la loro gestione creativa – ancora oggi ricordata con affetto dai fan – furono pubblicate per la prima volta sulle pagine di Iron Man & I Vendicatori, a partire dal numero 32.
Il volume proposto dalla Panini nella collana Marvel History comprende le primi quindici avventure della gestione Busiek/Pérez, più l’annual che, nella sua prima pubblicazione italiana, fu scorporato dal mensile per essere inserito sulle pagine dell’antologico Wiz.
Fin dai primi numeri della run, Busiek decide di mettere a fuoco i valori che definiscono l’essenza di un vendicatore. Nel corso degli anni, attraverso il contributo di vari autori, gli Avengers erano diventati un’allegoria della società americana, un gruppo di eroi multietnico, che accoglie nelle sue fila senza pregiudizi anche membri con un passato problematico: chiunque, ex- criminale o ex-alcolista, una volta superati i propri problemi, poteva fare parte del team, a patto di possedere i prerequisiti fisici e morali. Per Capitan America e compagni, il vero eroismo non consiste nel vincere a tutti i costi, ma nel trovare la forza per rialzarsi quando si cade: temi molto amati dai lettori americani, che vengono ottimamente rappresentati in questo ciclo di storie.
Un esempio è la vicenda di Carol Danvers, che manifesta la sua dipendenza dall’alcol ed è costretta a lasciare provvisoriamente il gruppo, dopo un drammatico confronto con i compagni di squadra. Kurt Busiek approfondisce la rinascita di Warbird (il nome di battaglia usato all’epoca dalla Danvers) prima del suo ritorno in squadra – e ne racconta anche gli esiti sulle pagine di Iron Man, di cui era autore nello stesso periodo.
Proprio le continue partenze e i ritorni, dovuti a vicende personali o convalescenze, creano un continuo turn-over che ritocca la rosa dei vendicatori per tutta la durata della run, contribuendo a rifinire un meticoloso arazzo di sottotrame tessuto poco alla volta.
Un altro elemento stilistico che caratterizza queste storie è una certa celebrazione del mito. Gli Avengers di Busiek e Pérez sono amati da tutti i cittadini americani, quasi ogni giovane superumano ambisce a farne parte e i media seguono con curiosità e passione le vicende del gruppo, come se si trattasse di star dello sport. I fumettisti usano lo sguardo ammirato del giovane Justice, membro dei New Warriors e riserva dei Vendicatori, per trasmettere al lettore il timore reverenziale per gli eroi più potenti della terra e il rispetto per i valori che essi incarnano. Entrare negli Avengers significa servire gli ideali di libertà del sogno americano, stringendo una sorta di fratellanza d’armi simile a quella dei marines.
Busiek, che aveva già ottenuto l’attenzione dei fan attraverso Marvles, si può iscrivere nella scuola di autori a cui appartengono Stern e Gruenwald. Il suo lavoro è contraddistinto da una scrittura scorrevole, che rispetta la continuity e lascia grande spazio all’introspezione psicologica.
Nel corso dei sedici numeri raccolti in questo primo volume, viene analizzata la sfera emotiva di molti personaggi – soprattutto di quelli che non hanno una propria testata: cosa provano, come si relazionano agli altri membri degli Avengers e in che modo vivono l’esperienza di vendicatore.
Tuttavia, nonostante i triangoli amorosi, i litigi e piccoli siparietti comici (come quello presente nel numero 14 che – tra le varie cose, vede i due fumettisti infrangere la quarta parete per dialogare direttamente con i lettori), al centro della scena resta l’azione. Alle minacce poco rilevanti, utili per mettere in mostra il valore del gruppo, si affiancano veri e propri complotti, che si dipanano poco alla volta, per poi deflagrare in spettacolari battaglie capaci di mettere a dura prova i nostri eroi.
In questo arco narrativo, oltre agli svariati villain con cui gli Avengers sono chiamati a confrontarsi, fanno la loro breve apparizione numerosi personaggi Marvel, quali Spider-Man, Devil, gli X-Men e i Fantastici Quattro. Inoltre, vengono raccontati dei veri e propri team-up con altre tre formazioni: lo Squadrone Supremo, i Thunderboalts e i New Warriors. Si tratta di tanti piccoli rimandi, attraverso i quali i lettori possono ricavare un piccolo spaccato della continuity Marvel, così com’era strutturata nel 1998.
Il volume Marvel History è anche impreziosito da una miriade di omaggi e riferimenti alle storie del passato. Tra i vari inside joke, il duo di artisti concede un piccolo cameo al compianto Mark Gruenwald, scomparso pochi anni prima per un attacco di cuore: nella sesta storia del volume, quando gli Avengers si recano presso la sede del Progetto Pegasus, incontrano il Dottor Rivera, uno scienziato che ha proprio il volto di Gruenwald, il cui compito consiste nel catalogare tutti paraumani del database. Il gioco di rimandi si basa anche sul fatto che lo sceneggiatore era famoso per la sua cultura enciclopedia in materia di continuity.
Per quanto riguarda l’aspetto grafico, tutto il volume è contraddistinto dalle matite di George Pérez, fatta eccezione per l’annual del 1998, disegnato da Carlos Pacheco. George Pérez, di ritorno alla Marvel dopo un’assenza di circa 20 anni, non era intenzionato a sfigurare nei confronti dei suoi recenti predecessori. Famoso per l’abilità nel ritrarre una moltitudine di eroi nel pieno rispetto di costumi e fisionomie, il celebrato autore di Crisis on Infinite Earths era intenzionato a dare sfoggio del suo grande talento.
Fin nei primi numeri della gestione, Busiek sembra voler approfittare delle capacità di Pérez, confezionando una trama ad hoc, che coinvolge ben 39 personaggi – tra vendicatori recenti ed ex membri – in un disastro causato dalla perfida Morgana Le Fay. Il tratto meticoloso del disegnatore arricchisce lo storytelling sul piano espressivo, in una perfetta sinergia con il collega sceneggiatore. Pérez, che si diletta a definire vignette spettacolari, affollate da personaggi, dettagli e dinamismo, non disdegna l’uso delle splash page, ma imposta una gabbia di vignette molto regolare, spesso contrassegnate da un numero cospicuo di didascalie. Il suo stile è “classico”, nell’accezione positiva del termine: gli elementi grafici e i testi, pur rallentando la lettura, restano sempre al servizio della trama, senza mai comprometterne la fruizione.
In conclusione, le storie ristampate in questo volume forniscono un esempio di come sia possibile realizzare buoni fumetti, senza la pretesa di stupire i lettori a tutti costi.
Troppo spesso, i fumetti incentrati sui supereroi tentano di attirare l’attenzione attraverso roboanti rivoluzioni di plastica, con stravolgimenti provvisori introdotti solo per generare hype.
Cicli come questo, dimostrano che le storie meritevoli, quelle piacevoli da leggere e rileggere, superano agilmente la prova del tempo grazie alla semplice e pura qualità.