THE AVENGERS

Apr 26, 2012

UNITED THEY STAND

 

Okay, allora.
Da dove cominciare?
E’ difficile: quattro anni che aspetti un film, che lo brami, che attendi con ansia spasmodica le scene dopo i titoli di coda delle pellicole targate Marvel Studios, giusto per avere una briciola di anteprima di ciò che ti aspetta in questo fantastico lavoro corale.

Quindi, avviso preventivamente che questa non è un’analisi critica del film. Non è la ricerca del pelo nell’uovo dell’opera imprescindibile di Joss Whedon. Questa è la recensione di un fan, di uno che mangia pane e comics, di uno che quando non riesce ad aprire una scatoletta di tonno urla “Hulk spaccaaaa!”.
E sì, di un Marvelliano al 100%.

Detto questo, direi di cominciare con un termine che descrive un po’ tutto il film: NERDGASMO!
Ebbene sì, in sala c’era più testosterone volante che in un night club.
Durante una sequenza, addirittura, la mia ragazza – sedutami accanto – ha chiesto:
Sei così eccitato per quella bonazza della Vedova Nera in costume attillato?

Ma io ho subito risposto:
No, per Iron Man e Thor che si danno legnate nel fango.

Ed è la sacrosanta verità.
Mi torna sempre all’orecchio, poi, quella citazione di Zeb Wells all’anteprima del film:

Ho finito di guardare The Avengers ma non posso alzarmi per via della mia erezione troppo visibile.

Ecco, credo che il buon Zeb appoggerebbe il termine Nerdgasmo.
Per approfondire quest’espressione non si può che cominciare da Lui, l’uomo che ci ha messo la faccia, ci ha creduto, il nerd per eccellenza: signore e signori, Joss Whedon!
Parentesi: chi scrive questa recensione, che poi – più che una recensione – è la reazione di un bambino che riceve il regalo più fantastico per il suo compleanno, è un fanboy di Whedon da sempre (ho ancora il poster di Buffy in camera da letto, n.d.r.).
E giusto per elogiarlo il più possibile, faccio notare che il film è sia scritto che diretto da quest’uomo dalla folta barbetta rossa. Sono almeno quindici anni che Joss dimostra di sapere quello che fa. Confeziona prodotti sempre azzeccati, ed è capace di passare da un genere all’altro con estrema facilità e competenza. Mi fa piacere, dunque, spendere un paio di righe per questa persona che, come dico da un paio d’anni, se mai incontrerò per strada non esiterò a baciare sulla bocca.
Forse non tutti sanno che il cognome della sua pupilla, Buffy, è proprio quel Summers che, guarda un po’, è un omaggio allo Scott/Ciclope degli X-Men. E sarà proprio la Marvel che, nel 2004, deciderà di assegnare una serie mutante allo Zio Joss: Astonishing X-Men, con la quale l’artista farà vedere al mondo quanto è nerd. Perché Whedon è uno di quelli che probabilmente in casa ha una stanza dedicata soltanto ai fumetti, uno di quelli che conosce a memoria la sequenza degli avvenimenti in strettissima continuity dagli anni Sessanta ad oggi, uno di quelli che ad un matrimonio si presenta con una t-shirt di Iron Man sotto ad una giacca elegante.

Come dicevo, un nerd.
E in The Avengers, tutto questo si vede.

Il film ci presenta sin da subito coloro che saranno i mattatori dello spettacolo. Si parte con Nick Fury, già visto come semplice guest star nei film di Iron Man e alla fine di Capitan America, che Mark Millar e Bryan Hitch avevano già predetto nel 2002 sarebbe stato interpretato da Samuel L. Jackson. Fury, qui con molto più spazio a disposizione (ma per approfondirlo veramente ci sarebbe bisogno di un film sullo S.H.I.E.L.D. – occhiolino a Kevin Feige) si dimostra l’uomo calcolatore e risoluto che abbiamo imparato a conoscere su carta, prendendo decisioni che, se appunto lui non si chiamasse Nick Fury, farebbero incavolare qualsiasi uomo di Governo.
Al suo fianco troviamo la bellissima Cobie Smulders (la canadese Robin Scherbatsky di How I Met Your Mother) nei panni di Maria Hill, personaggio piuttosto recente del Marvel Universe ma che ha saputo conquistarsi un ruolo di tutto rispetto grazie al suo carisma, e l’insostituibile Agente Coulson (dove Agente, secondo Stark, è il nome di battesimo), il vero collante di tutti questi film Marvel. Il vero punto fisso. Ed è proprio questo personaggio, creato ex-novo per questo progetto cinematografico, che si fa carico di tutte le parti emotive e personali del film, l’icona in cui ogni spettatore si rivede (anche grazie alla simpatia di Clark Gregg). La persona normale in mezzo al marasma di super-tizi.
Poi si comincia con i primi pezzi grossi.
Loki, Dio asgardiano dell’inganno sconfitto dal fratello alla fine di Thor, appare sulla Terra per conquistarla. In parole povere, essendo il nostro pianeta sotto la protezione del Dio del Tuono, Loki vuole rubare il giocattolo del biondone per poi governare come un re, come un tiranno, e per sopperire al fallimento nella conquista del trono asgardiano. Il personaggio è trainato dal fascino di un Tom Hiddleston in splendida forma, che offre una performance ancora migliore di quanto fatto nella precedente avventura, rendendo il suo personaggio sfaccettato e terrificante come pochi.
E gasa, questo Loki gasa tantissimo, ti terrorizza con i suoi ghigni sadici e sfoggia una potenza mai vista prima. Com’è diventato tanto vigoroso? Restate dopo i titoli di coda…

La storia parte tutta da una base S.H.I.E.L.D. segretissima, dove il dottor Erik Selvig sta compiendo alcuni esperimenti sul Tesseract (per gli amici Cubo Cosmico) oggetto asgardiano di pura energia che, come spiegato dal Teschio Rosso in Captain America: The First Avenger, dona al suo possessore un potere pressoché illimitato. Il villain quindi appare, mette al tappeto tutta la sicurezza e, dopo aver soggiogato e preso sotto il suo controllo Hawkeye (un Jeremy Renner sputato alla controparte cartacea Ultimate!) e il Dr. Selvig, s’impadronisce del Cubo e fugge con i suoi alleati.

La nostra idea era di mettere insieme un gruppo di persone eccezionali. E quando ne avremo avuto bisogno, loro avrebbero combattuto quelle battaglie per noi insostenibili.

Ed è qui che Fury mette in gioco le sue pedine migliori.
Alla fine di Iron Man 2 veniamo a conoscenza di un Progetto Vendicatori, un piano bellico con il quale il Generale intende tener testa alle minacce che – nel tempo – avrebbero di certo minato la sicurezza della Terra, in questo mondo sempre più pazzo e scatenato.
Dunque ci troviamo davanti a Capitan America, impegnato a sfogare la propria frustrazione in una palestra, cercando di immedesimarsi in un mondo estraneo che non gli appartiene. Chris Evans offre agli spettatori un Cap d’altri tempi, un’uomo tutto d’un pezzo, che se inizialmente pare la macchietta di un soldatino obbediente, nel corso della pellicola acquista sempre più personalità divenendo, infine, il leader che tutti noi conosciamo. Assistiamo poi ad un faccia a faccia tra la Vedova Nera (la formosa Scarlett Johannson), spia russa dal passato turbolento, ed il “nuovo” Bruce Banner. E proprio Banner è la vera sorpresa del film. Nessuno, dopo la dipartita di Edward Norton, era parso soddisfatto dalla scelta per il nuovo attore, ritenendo la fondamentale continuity oramai compromessa. E se da un lato qualcuno può ritenersi seccato, scommetto la mia intera collezione di albi dei Vendicatori che – dopo la visione – si sarà ampiamente ricreduto: questo Hulk spacca, spacca davvero! In assoluto il miglior Banner mai apparso sul grande schermo, nonché il miglior Hulk di sempre. Addirittura, Whedon trova il tempo per delineare uno scienziato che oramai ha perso la fiducia nel prossimo, sempre guardingo e sospettoso, rinchiuso nella sua solitudine. Tant’è che nemmeno la strada del suicidio gli ha regalato soddisfazione… Applausi, quindi, per Mark Ruffalo.
Ma se è vero che il Gigante di Giada verde e rabbioso appare più o meno a metà pellicola, nemmeno il tempo di abituarsi a questi personaggi (in pochi minuti caratterizzati al meglio dal regista) che entra in scena il più eccentrico degli eroi: Iron Man.
O meglio, Robert Downey Jr., che in quanto a popolarità ha contribuito, con il successo delle sue pellicole, a realizzare questo Sogno Cinematografico.
Una buona stella ci ha donato anche qualche minuto di Tony Stark e Pepper Potts, assieme. Così facendo, non solo abbiamo assistito ad un mix di battute dolci e sagaci davvero ben riuscito, ma si è accentuato ancor più quel senso di crossover che The Avengers rappresenta.
Ragazzi, questo Marvel Movie è veramente un fumetto in carne ed ossa, oso dire: il cinecomic definitivo!
Però all’appello manca qualcuno. Qualcuno che arriva dopo che l’azione ha già preso piede, dopo una memorabile sequenza ambientata a Stoccarda, nella quale Loki sembra fare il verso un po’ a tutto il mondo politico d’oggigiorno.
Sullo sfondo di tuoni e lampi arriva Thor (credibilissimo Chris Hemsworth), incavolato come una bestia.

Ed è proprio l’entrata in scena del Dio che offre uno spunto per il primo vero confronto tra i personaggi. Confronto che sfocia in una sonora scazzottata e che strizza l’occhio a quella Civil War tanto amata dai fan, non tanto per lo svolgimento quanto per la realizzazione.
Dopo aver sistemato tutte le pedine sulla scacchiera, Whedon si prende un po’ di tempo per approfondirle meglio. Gioca con i personaggi, li fa interagire, li fa dibattere e li fa reagire.
Tutto questo riempie immensamente i cuori dei fan, c’è poco da fare!
Perché vedere Tony e Bruce che parlano di tecnologia, Steve e Tony che litigano, Natasha e Loki che macchinano (e qui potrei andare avanti per ore) non può che farti pensare:

Cribbio, questo è un fumetto! Un crossover! Ma lo sto guardando, ehi, non lo sto leggendo!

E tutto ciò condito con l’ironia e le battute tipiche di una storia d’azione a fumetti, ma anche con tematiche più forti e messaggi più complessi. Chiaramente uno può dare al film la lettura che preferisce, ma vi assicuro che è tutto curato nei minimi dettagli.
Le scene epiche non tardano ad arrivare.
E nemmeno le citazioni.

Memorabile il richiamo alla prima storia dei Vendicatori del 1963, dove Loki utilizza Hulk per scatenare il panico, e un gruppo di eroi si unisce per combattere quella battaglia che nessuno, da solo, sarebbe stato in grado di portare a termine.
E se fin’ora vi ho parlato del lato nerd del regista, veniamo al lato nerd del Marvelliano che alloggia in ognuno di noi.

Parliamo di Clint Barton. Certo, per metà del film è stato una pedina di Loki (tra l’altro ci stava come scelta narrativa) ma quando si riprende… Abbiamo visto un Hawkeye come doveva esser fatto, ovvero il soldato super addestrato con una mira infallibile, che mentre guarda a destra, centra il bersaglio a sinistra a più di quattrocento metri di distanza. E con estrema precisione.
Mi sono eccitato come non mai quando Hulk si trasforma sotto il controllo di Loki e Thor si frappone per contrastarlo. Signori, che azione coi fiocchi!
Le coreografie più belle io abbia mai visto, inoltre, dove la scena non è mai spezzata sui singoli eroi, ma è più come una catena che mostra i Vendicatori Uniti in azione, uno al fianco dell’altro.
Come dite? Simile alla tavola di un comics? Già.
E che dire del già citato scontro a tre nel bosco? O di Nick Fury col bazooka, come si compete al suo personaggio? Grazie, Whedon, per averci regalato quella scena.
Ai nerd più accaniti si sarà sicuramente stampato un sorrisetto sul volto quando hanno sentito Tony Stark citare i “Life Model Decoy” .
Ma il film è tutto un susseguirsi di battute celebri, divertenti e azzeccate (come l’ormai inflazionata “Genio, miliardario, playboy, filantropo” di Mr. Stark) che non stonano mai.

Dopo che tutti i tasselli del puzzle rientrano al proprio posto, la tensione sale, fino a raggiungere il climax finale: l’invasione aliena, da parte dei Chitauri.
Intelligente la scelta di una razza relativamente nuova e comunque non sfruttata abbastanza nel fumetto, al fine di non appesantire troppo il tutto.
E qui vi lascio immaginare.
Botte da orbi. Botte da orbi intelligenti, però, gestite benissimo, eroiche, potenti e – perché no – anche molto spassose. Una lunga sequenza dove tutti i fili vengono tirati alla perfezione, dove i nodi vengono al pettine. Il tempo del riscatto, per alcuni, della vendetta, per altri. Ma è anche la prima volta in cui i nostri eroi si trovano spalla a spalla, uno accanto all’altro, e si chiudono a cerchio in una scena che passerà agli annali della storia del cinema.

Spettacolare.

Epico.

Nerdgasmo.

Il bello di un film come questo è che porta a galla i sogni di chiunque.

Supereroi con superproblemi,

diceva Stan Lee.

Ci troviamo di fronte ad un eccentrico miliardario con il problema della bottiglia (e dai dubbi valori morali, almeno prima della mezzora finale del film), un principe divino in lite col fratello, uno scienziato con evidenti attacchi di aggressività e un supersoldato fuori dal mondo.
Per citarne i principali protagonisti. Senza contare tutto il resto del cast nutrito.
Com’è possibile non rivedersi in alcuno di questi eroi?
The Avengers mette a nudo soprattutto le debolezze ed insicurezze dei suoi personaggi, per poi vederli rialzare e combattere assieme verso la fine di quest’avventura. Una parafrasi della vita quotidiana, se vogliamo.

Però, come fan, come spettatore, mi sento di ringraziare uno ad uno i responsabili di questo lavoro. Di stringere loro la mano, di battergli un cinque alto.
Ringrazio – a nome di tutti – gli attori, che hanno dato il meglio di sé.
Ringrazio la troupe, che immagino avrà lavorato sodo.
Ringrazio il Presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, che ha investito anima e corpo nel progetto.
Tutto questo per cosa?
Per aver permesso a un fan come me, un fan come molti altri, di vedere sul grande schermo un’opera imponente come The Avengers, di vedere i propri personaggi preferiti interagire e prender vita mese dopo mese, di emozionarsi tutti assieme per una battuta o un’inquadratura.
Grazie, è bello vedere le proprie passioni prender vita.
E a Joss, che praticamente posso dire di aver visto crescere (artisticamente parlando, s’intende) dico solo: ti voglio bene.

Avengers Assemble!