L’universo della magia è situato nella mente dell’uomo; l’ambiente non e che un’illusione,anche per chi pensa (Aleister Crowley)


Testi: Alan Moore

Disegni:  J.H. Williams III

Edizione originale: Promethea ,serie di 32 numeri

 

INIZIAZIONE ERMETICA

Era il 1999 quando uscì il primo numero di Promethea, serie composta da 32 numeri scritta dalla leggenda del fumetto ALAN MOORE e disegnata da uno dei più talentuosi artisti del mondo del fumetto J.H. WILLIAMS III .

O forse era il 411 d.c. quando la giovane Promethea lasciò le sue spoglie mortali per entrare a far parte dell’IMMATERIA divenendo una storia vivente, alimentando la fantasia di scrittori ed artisti club del quale Alan Moore e J.H. Williams III sono solo gli ultimi membri?

Dopo la lettura di Promethea effettivamente non saprei rispondere… ma andiamo con ordine.

Promethea è ambientato in un futuristico 1999 perfettamente delineato dal visionario Williams III che regalerà momenti di felicità agli amanti di architetture urbane futuristiche.

Sebbene la storia abbia luogo in un’ambientazione dal sapore fantascientifico e distopico le storie avranno un carattere completamente diverso: sin dall’inizio avremo a che fare con demoni e creature d’ombra che metteranno alla prova la protagonista del fumetto Sophie Bangs, ultima detentrice del potere di Promethea.

Sophie è poco più che un’adolescente che sta svolgendo una relazione che riguarda una figura misteriosa che regolarmente appare nella letteratura: ovviamente stiamo parlando di Promethea

Ma chi è esattamente Promethea?

L’eroina a prima vista può sembrare quanto di più banale possa esserci: ci troviamo difatti davanti a una donna alta, dal fisico perfetto, con una lunga chioma nera e con un’armatura dal gusto ellenico.

Aggiungendoci un lazo e dei bracciali potremmo praticamente pensare che sia un plagio di Wonder Woman.. invece le cose non sono esattamente così.

Promethea è qualcosa che va oltre l’eroe classico, non spara semplicemente fiammate dal suo caduceo vivente eliminando il mostro di turno ma è qualcosa di molto particolare che vanta una delle genesi fumettistiche tra le più originali.

Promethea è infatti una storia vivente che nei secoli ha avuto diversi avatar, donne e ragazze che grazie ai suoi poteri hanno combattuto il male alimentando il mito di Promethea e lasciando una traccia nella letteratura.

A questa genesi dal sapore Gaimaniano si affianca una vera e propria natura magica del personaggio.

Sarà infatti Ermete Trismegisto, che nei disegni è rappresentato come una fusione, giustamente tra Thot, divinità egizia della scrittura e della magia, e Hermes, custode del logos, a donare i poteri a Promethea.

Essendo Moore un mago non deve sorprendere una creazione del personaggio da parte sua che possa richiamare l’iniziazione magica associata al Corpus Hermeticum, tramite Sophie quindi lo stesso lettore verrà iniziato in modo inaspettato a qualcosa… già ma a cosa?

 

L’IMMAGINAZIONE E’ TUTTO QUELLO DI CUI HAI BISOGNO

Come in molte opere che trattano di magia, il lettore inesperto non capirà immediatamente in cosa rischierà di imbattersi: quelle che dapprima sembrano solo trovate azzeccate, ad una seconda lettura, dopo essersi appropriati delle giuste conoscenze, potrebbero assumere tutto un’altro aspetto e un’altro significato.

Sophie (come del resto tutte le altre incarnazioni di Promethea), grazie alla sua immaginazione e alla sua fantasia riesce  a divenire Promethea e lo fa usando il linguaggio ovvero, grazie semplicemente a parole che si trasformano in poesia, si veste del potere dell’eroina grazie ad un processo di creatività che diviene arte.

Non è un caso che questo avvenga: già nel documentario intitolato The Mindscape of Alan Moore lo scrittore sovrappone l’arte e la magia definendo quest’ultima, non a caso, l’Arte.

Il potere di Sophie quindi deriva dal convincimento dietro le sue parole, dalla capacità di rendere se stessa quello che vuole grazie alla semplice volontà canalizzata e indirizzata dalla sua arte.

Se i primi numeri di Promethea si sono occupati di narrare semplicemente come Sophie sia divenuta Promethea,  di come ha preso a calci dei tipi con cui è meglio non avere a che fare e di come stia cercando di venire a patti con la sua nuova abilità, le successive uscite saranno invece più ad ampio respiro, definendo in modo suggestivo il mondo di Promethea o potremmo anche dire la visione del mondo del Moore mago.

Le precedenti reincarnazioni di Promethea guideranno una ancora confusa e frastornata Sophie in un viaggio che la porterà a scoprire i misteri del cosmo  e della natura umana.

Quello che è veramente interessante è vedere come, ancora una volta, secondo Moore sia in primo luogo il potere dell’immaginazione a definire se stessi e ad elevare l’essere umano.

Qualcosa del genere è possibile vedere nel terzo capitolo di The Books of Magic quando Timothy, guidato dal Dr. Occult, viaggia attraverso i diversi mondi creati dall’immaginazione umana, mondi che diventano veri e propri rifugi e luoghi da cui attingere potere per chi li esplora e li domina grazie alla sua immaginazione.

In questa fase di indottrinamento operata dalle precedenti eroine è presente più che mai una simbologia magica.

Possiamo trovarla ad esempio nascosta nelle virtù, legate ai semi delle carte italiane, che le precedenti Promethea insegnano a Sophie ma anche, in modo più esplicito, nelle dimensioni che compongono l’universo ognuna associata ad un particolare simbolo magico.

Coppe, Spade, Denari, Bastoni, pianeti, altro non sono che simboli che racchiudono dentro di se qualcosa di più profondo e mai banale.

Particolarmente significativo e profondo il passaggio in cui Sophie percorre con Margaret una strada che le condurrà attraverso i diversi strati di esistenza.

In queste poche tavole l’arte di Moore si fonde alla perfezione con le illustrazioni di J.H. Williams III che regala agli occhi del lettore un tripudio di simboli magici accompagnati da immagini oniriche che rendono ancora più viva l’idea che sta alla base di Promethea ovvero che l’immaginazione, accompagnata dall’arte sia capace di creare universi fittizi a loro modo vivi e reali che si estendono nell’infinita dimensione del pensiero umano.

L’arte quindi, qualunque essa sia, non è altro che un modo per attuare una magia e iniziare un percorso che avrà ripercussioni non solo su se stessi ma sulla mente e l’anima di chiunque ne sarà toccato ed è proprio  questo l’intento di Moore che in Promethea altro non fa un’opera di propaganda per quel pensiero magico di cui è uno dei più famosi esponenti a livello mondiale…