Omac di Jack Kirby

Dic 16, 2009
OMAC di Jack Kirby

Raccolta in un volume unico una delle creazioni kirbyane più inquietanti degli Anni 70.

Testi e disegni: Jack Kirby
Edizione originale: Omac #1-8 (1974-75)
Edizione italiana: Planeta DeAgostini, collana Classici DC, brossurato, b/n, 6,95 Euro.

L’arte ha spesso il grande merito di catturare le inquietudini della società che la circonda. Succede da sempre nel cinema, nella letteratura, e ovviamente anche il fumetto non fa eccezione. Il nome Jack Kirby è indissolubilmente legato all’industria del comics degli anni 60-70, e tutti gli autori che sono venuti dopo di lui hanno dovuto senza dubbio confrontarsi con la sua pesante eredità. Quando si pensa a Jack Kirby è inevitabile associarlo ai tantissimi successi ottenuti con la Marvel Comics, ma al “Re” dei fumetti sono legate anche alcune creazioni d’avanguardia che hanno rivoluzionato il DC Universe (Il Quarto Mondo, Kamandi, il Demone Etrigan, OMAC) molto popolari ancora oggi, basti pensare alla recentissima opera di Grant Morrison Crisi Finale, popolata di personaggi kirbyani.

In seguito a profondi dissapori con la Marvel, Kirby tornò alla DC nel 1971, e sono proprio questi gli anni in cui egli sviluppò una delle sue creazioni più innovative, OMAC, acronimo che sta per One Man Army Corps, ovvero Esercito di un solo uomo. Si tratta di una serie (durata solo otto numeri e chiusa poi per scarse vendite) di pura ispirazione fantascientifica in cui lo scrittore ambienta in un “mondo che verrà” storie bizzarre e inusuali che però riflettono perfettamente le paure della società in cui Kirby viveva, tra l’altro non così distanti dalle nostre.
OMAC, come dice la parola stessa appunto, è un “esercito di un solo uomo” che, controllato a distanza da una avanzatissima forma di intelligenza artificiale, Brtother Eye, deve sventare le minacce che attanagliano un pianeta costantemente sull’orlo di una guerra nucleare e preda dei traffici di potentissime organizzazioni criminali.

I riferimenti al contesto socio-politico dell’epoca sono evidenti: la guerra fredda, la corsa allo spazio e agli armamenti, le dittature negli stati sudamericani, gli spettri di un passato non troppo lontano (Il Processo di Norimberga) e un generale e crescente timore nei confronti del progresso. Si trattava di temi già esplorati, all’epoca, anche da diverse correnti artistico-letterarie, ma a Kirby va l’indubbio merito di essere riuscito a trasporle nel mondo dei fumetti con assoluta incisività. Il mondo “del futuro” rappresentato da Kirby è freddo e inquietante, e gli uomini diventano sempre più semplici “numeri” da sacrificare in nome di ideali malati e di una scienza perversa.

“Bene” e “Male” in questo caso sono ben distinti, nel senso che la missione di OMAC, Brother Eye e l’Agenzia di Pace Globale sono indubbiamente votate al bene del mondo, ma in alcuni momenti le inquietudini si fanno strada anche su questo fronte: OMAC è un uomo che per il bene degli altri è stato costretto ad intraprendere una missione che l’ha totalmente disumanizzato e che a tratti sembra renderlo infelice, anche se questo aspetto non viene quasi mai approfondito, sicuramente a causa della chiusura prematura della testata. Gli stessi “agenti di pace”, più volte mostrati nel corso delle storie, sono una forza militare “senza volto” che, anche se agisce in questo modo a fin di bene e per motivi precisi (viene ribadito più volte) appare un’organizzazione totalmente priva di calore nella sua efficienza. Il futuro rappresentato da Kirby è questo, un mondo preda delle macchine in cui affetti e sentimenti sono “utili” solamente in  base al profitto che producono. E credo che sia davvero il messaggio più inquietante che emerge dalla lettura di queste pagine così intense.

Le rivoluzionarie idee di Kirby e del suo OMAC sono state in seguito riprese da John Byrne, Jim Starlin (negli anni fra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 90) e Greg Rucka (anche se con esiti di sicuro differenti) in The Omac Project, una delle miniserie di avvicinamento più riuscite al grande evento DC del 2006, Crisi Infinita.

A cura di Elena Pizzi