Mr Punch

Mar 11, 2010

Testi: Neil Gaiman
Disegni: Dave McKean
Edizione originale: 1995, Vertigo, paperback, 96 Pg.
Edizione Italiana: Magic Press, lire 35.000 / Mondadori € 16,00 2005, 92 p., ill., rilegato

“Al mare, in una malinconica galleria dei divertimenti, un ragazzino incontra un misterioso burattino con un oscuro passato e una donna che si guadagna da vivere recitando la sirena.
Presto le loro vite si intrecciano. Le loro storie si rivelano, e il ragazzino è costretto ad affrontare segreti di famiglia.
Strani burattini e un incubo di violenza e tradimento, in una fiaba nera i infanzia, innocenza e adulto dolore.”

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Proseguendo nella lettura delle sue opere, lentamente si scopre come il tema del ricordo e della memoria stia particolarmente a cuore a Gaiman. le sue storie infatti sono spesso filtrate attraverso gli occhi dei bambini e in questo stesso Mr Punch traspare chiaramente un filo conduttore, artistico e tematico, con la sua prima opera in coppia con Dave McKean, Casi Violenti.

Spesso la mente umana nasconde  i traumi subiti con le maschere meno convenzionali: un piccolo particolare, un fatto apparentemente innocuo, può riportare a galla momenti terrificanti, ricordi grotteschi  sepolti nel tempo.
Nel racconto di vicende passate,un dramma familiare finisce per incastrarsi, nella mente di un bambino,con la vicenda del burattino omicida Mr Punch. Alla falsità della vita degli adulti, si contrappone la cruda realtà della vicenda artistica del Burattino, tanto che alla fine la finzione sembra sfondare il muro invisibile del palcoscenico e materializzarsi nella vita autentica.

I vari livelli della realtà infatti sono confusi fra le righe del testo, il ricordo non si muove su un piano ben definito, è mutevole, deforme, impossibile da controllare. Solo la vicenda del Burattino aiuta il narratore a riunire i pezzi del puzzle: i vari assassinii di cui si rende artefice Mr Punch sono disseminati nel testo in maniera sistematica, l’arte diventa più importante della realtà stessa e rivive ciclicamente in un processo eterno.

Mentre i personaggi del racconto, invecchiano, cambiano ed evolvono i loro rapporti, il teatrino di Punch e Judy rimane sempre uguale a se, sempre la stessa identica rappresentazione di violenza e falsità.
Alla base di tutto questo c’è un’incompatibilità di fondo tra il bambino e l’adulto,il primo incapace di cogliere pienamente il  male nella sua complessità e il secondo capace solo di mentire. A questa situazione,mutevole, fa da contraltare la messinscena dei burattini, l’arte, la commedia, sempre tragicamente valida, incapace di morire o di avere una conclusione migliore.

Solamente vestire i panni del burattino diventerà un taboo per il protagonista, impaurito e impotente di fronte ad un tale concentrato di malvagità.

McKeane accompagna questa complessa struttura narrativa con uno stile votato al completo servizio della storia, meno mutevole e più uniforme, ricco di dettagli, con sapiente (ma mai eccessivo) uso di collage e fotografie, con forti rimandi pittorici, quando all’espressionismo, quando a Klimt.
L’artista britannico è attento a  non rendere la narrazione ancor più complessa ma anzi guida il lettore trasformando le tavole in una specie di secondo testo, adatto a narrare i momenti di silenzio, gli spazi bianchi o le atmosfere da incubo.
L’impressione è quella di trovarsi davanti ad una regia grafica non invasiva ma fortemente evocativa, perfettamente simbiotica alla storia.

Il connubio tra testo e tavole non può lasciare indenne lo spettatore, la lettura è una continua pugnalata al subconscio, capace di mutare repentinamente le nostre impressioni e di trasmettere forti cortocircuiti emotivi, caratteristica che accomuna solo e unicamente i grandi capolavori.

A cura di Iago Menichetti