Black Orchid

Set 1, 2012

Testi: Neil Gaiman
Disegni: Dave McKean
Edizione originale: Black Orchid  #1-3, Vertigo Comics
Edizione italiana: Black Orchid, RW Lion, brossurato, 168 pp., € 14.95

Neil Gaiman e Dave McKean. Due nomi che sono entrati nel pantheon dei grandi fumettisti. Sandman è il primo nome che (solitamente) rimbalza in testa al sentire di quest’accoppiata. Ma, ovviamente, il mondo dei fumetti non è fatto solo di imprescindibili capolavori o di fortunati esordi. Esistono ed esisteranno quasi sempre delle piccole opere, magari di nicchia, che fanno timidamente capolino dai curriculum dei Grandi. Non è proprio Black Orchid quello di cui sto parlando (infatti divago come uno studente durante un’interrogazione di cui non sa nulla) ma ci va molto vicino. Sì, perché Black Orchid  non sarà quel fumetto underground stupendo ma sconosciuto, ma bensì uno dei primi lavori (se non IL primo) dell’accoppiata d’oro con una major statunitense, in questo caso la DC Comics.
Cominciamo per gradi e soprattutto con un po’ di storia, che non fa mai male anche se rischia di tediarvi implacabilmente (ma essendo tutti lettori di fumetti, le informazioni pseudostoriche sulle varie serie e i vari personaggi ci attraggono irrimediabilmente, no?).Who is Black Orchid? Questa misteriosa eroina compare verso gli anni ’70 come personaggio della testata Adventure Comics, creata da Sheldon Mayer e Tony DeZuniga. Il suo albo di origini è considerato a tutt’oggi qualcosa di bizzarro, perché di fatto, le sue origini non vengono assolutamente spiegate. Di questa Black Orchid sappiamo solo che sotto la maschera si nasconde la bella Susan Linden-Thorne, stop. La supereroina è un personaggio multiforme, maestra del travestimento, quindi quella di Susan Linden-Thorne potrebbe essere soltanto una delle molte identità che la vediamo impersonare. Il mistero s’infittisce, soprattutto perché il personaggio compare solo in 3 miseri numeri, per poi finire del dimenticatoio (forse la formula eroina enigmatica non ha avuto molto successo), rendendo il suo futuro altrettanto nebbioso come il suo passato. Penso che la vediamo fare soltanto qualche comparsata nelle avventure dello Straniero Fantasma e Superman e poi diventare un membro della Suicide Squad, basta. Ed è qui che arrivano i nostri due beniamini, Gaiman & McKean. Il duo, al quale era stato offerto un lavoro in casa DC, verso la fine degli anni ’80 pubblica, in un formato di lusso esclusivo per fumetterie, la miniserie in tre parti intitolata Black Orchid. Sono loro due ad offrirsi per l’onere di spiegare (o meglio, di inventarsi) le origini di questo personaggio, in una storia che, di supereroistico, ha poco o nulla.
La trama imbastita da Gaiman infatti, già nelle prime pagine spiazza il lettore con un exploit narrativo che manda a farsi benedire tantissime convenzioni tipiche del fumetto supereroistico. E più avanti imposta la trama non come la tipica avventura piena d’azione in cui l’eroe deve suonarle al cattivo di turno, ma come una ricerca del passato che prosegue lentamente, alternando riflessioni e dialoghi. La violenza e le scene d’azione, quando si svolgono, sono saltate dalla narrazione, quasi mai rappresentate. La storia è scandita dai ricordi e dalla nostalgia, come in un viaggio all’interno dell’intimità e della mente, lungo quanto un sogno. E proprio come un sogno la storia sembra terminare. Il tutto magistralmente dipinto da McKean, che ci regala tavole superlative che sono un vero spettacolo per gli occhi, alternando disegni a mano e fotografie, nello stile tipico dell’artista. Infine, sono tanti i cameo dei vari personaggi del pantheon DC, messi in modo strategico e intelligente così che la loro presenza sia parte della storia e non siano solo un fastidioso valore aggiunto.
Premettendo che la storia l’ho trovata bella, il punto forte del fumetto sono proprio i disegni. Devo ammettere che qui Gaiman, uno dei miei sceneggiatori preferiti in assoluto, in più di un’occasione ha rischiato di farmi addormentare. Personalmente ho trovato la sua prosa un po’ verbosa e prolissa, più pesante del solito. Non dico che è scritto male (certe parti sono comunque di un lirismo unico e avvincente) solo che magari si può notare che, essendo magari al suo primo lavoro in campo mainstream, Gaiman faticasse a trovare una propria dimensione. Naturalmente questa sua dimensione la troverà nella serie-capolavoro Sandman, il mio giudizio non è assoluto per la scrittura gaimaniana, ma solo per questa sua opera d’esordio. Quindi trovo che siano le splendide tavole di McKean a invogliare il lettore a proseguire nella storia. Tutto ciò rimane una mia modesta impressione.

L’edizione della RW-Lion è molto ben fatta e bella a vedersi, con un bel volume cartonato che rende giustizia al fumetto. L’impaginazione non presenta problemi e non sono presenti tagli o sbavatura che compromettano la lettura. Chapeau ai ragazzi della Lion, che ci regalano quindi un bellissimo prodotto da sfoggiare con orgoglio in libreria. Unica nota personale per la traduzione: per quanto anch’essa sia riuscita bene, non ho apprezzato la scelta di tradurre i testi delle numerose canzoni che Gaiman ha messo nella storia. Penso che quest’ultime avrebbero potuto essere valorizzate mantenendo il testo originale. Un ultimo consiglio: evitate di leggere l’introduzione prima della storia. Il tipo che l’ha scritto spoilera l’inizio e in parte anche la fine, rovinando così la lettura. Io ci sono cascato come un babbeo e ho avuto l’impulso irresistibile di andare a casa del tizio (ho pure rimosso come si chiama e mi rifiuto di andare a rileggerlo) a spaccargli la faccia.
In definitiva, nonostante che quello che penso della prosa gaimaniana in questo caso, ritengo questo un bel fumetto e un ottimo prodotto, consigliato ai fan sfegatati (come me) della coppia Gaiman-McKean, agli amanti della Vertigo classica e in generale a tutti i buoni intenditori di fumetti. D’altronde, come si potrebbe rinunciare a vedere Batman disegnato da McKean, oltre che in Arkham Asylum?
Ops, scusatemi per lo spoiler!

P.S.:  Tecnicamente Dave McKean non ha mai disegnato nessun episodio di Sandman, ma avendo così splendidamente disegnato tutte le copertine della serie, ritengo quel fumetto un’opera sua al pari degli altri disegnatori.

P.P.S.:  Quando parlo di opera di esordio, intendo solo il mercato mainstream americano. In realtà Gaiman aveva già scritto quelle perle che sono Violent Cases  e Signal To Noise  per il mercato indipendente e qualcosa su 2000AD  per il mercato inglese.