250px-Dark_knight_returnsTesti: Frank Miller
Disegni: Frank Miller, Klaus Janson
Titolo originale: The Dark Knight Returns (1986)
Edizione italiana: Corto Maltese # 52, 58, 65, 69; edizione Serie Oro di Repubblica; edizione Play Press; edizione Absolute Planeta De Agostini.

1- Il Ritorno del Cavaliere Oscuro

Persino nella vecchiaia, quando ormai da dieci anni ha abbandonato il suo ruolo di vigilante, Bruce non riesce a rinunciare all’estasi del pericolo. Così come una volta, ama inebriarsi del rischio che accompagna una volontà di vittoria. Ed a costo della morte egli deve vincere, sempre e comunque.
Tuttavia Batman ha fallito, a lui non ha arriso la vittoria. Non gli è bastata un’intera vita per far comprendere alle persone la giustezza della sua lotta, la sua intrinseca nobiltà, la causa morale della sua mascherata. A distanza di anni, media e psicologi ancora si domandano se i suoi fini fossero tali da giustificare un metodo unanimemente censurato.
Gordon ha infine conosciuto il suo segreto, i due sono amici di vecchia data ormai. Parlano dei bei vecchi tempi in cui Bruce era Batman, e il Commissario ne spalleggiava l’operato coprendo le sue illegalità. Ma la maschera di Bruce non è ancora calata… sotto quei baffi, sotto quel sorriso appagato da miliardario, si cela un odio sviscerato. Bruce odia Gotham… Perché Gotham, così come il mondo, si è arresa. La sua crociata, invece di servire da esempio per le masse, lo ha lasciato in solitudine. Ed ora, da più di dieci anni, egli è come se fosse morto… esiste, ma non vive. Batman possedevo più parte dell’ego di Bruce di quanto egli stesso si rendeva conto, ed ora non gli resta che la maschera dell’attempato play boy.
Anche il crimine è cambiato, si è evoluto. Oggi la prevaricazione assume i tratti di una generazione più pura, non più superstiziosa né afflitta dal senso di colpa. È una generazione più lucida, divertita e consapevole del male che perpetra. Il vecchio Batman non perde il suo smalto ipocrita ed egoista; le regole che regolano, o che egli vorrebbe regolassero, la sua psiche devono necessariamente essere applicate anche al mondo attorno a lui. Ecco quindi che l’uscita di Harvey Dent da Arkham viene salutata da Wayne come un atto necessario, teso a dimostrare che i nostri demoni personali possono essere sconfitti. Scommettendo sulla definitiva scomparsa di Dent come Due Facce, egli non sta forse parimenti scommettendo sulla sua capacità di tenere lontano lo spettro di Batman? Non sta forse cercando di sconfiggere un suo proprio demone personale?
Ma è come se qualcosa all’interno di Bruce lottasse per riottenere il suo spazio, per uscire fuori da quella vecchia arrugginita gabbia.

Non puoi fermarmi, né con il vino, né con i giuramenti, né con il peso dell’età…

Tutto appare quadrare come in un’armoniosa sinergia. Il crimine sembra inarrestabile come mai lo era stato. Ragazzini non ancora maggiorenni trovano nel saccheggio e nella violenza una loro identità e maturazione. Il mondo si fa beffe dell’assenza di Batman, ormai desueto e dimenticato, attraverso le parole ironicamente crudeli di Superman, amico e rivale del Cavaliere Oscuro.

Tanto perché tu lo sappia, sono fuori città…

Uno dei suoi peggiori nemici di sempre oggi lo ringrazia dall’alto di un nuovo volto e di una nuova vita. Selina ha bisogno di lui: è una vita che ha bisogno di lui, ed una vita che aspetta nella solitudine. L’esistenza del miliardario Bruce Wayne sembra davvero un fallimento totale, sconclusionata, incompleta, in sospeso. I tempi sono forse maturi, troppe sono le questioni da chiudere. Poi un sibilo, un ghigno feroce, un vetro che si frange: il Cavaliere Oscuro è tornato.
La sua prima mossa è quella di ricostruirsi un mito andato marcendo in dieci anni di silenzio. La banda dei giovanissimi Mutanti impara a proprie spese a conoscere la verità di un’antica leggenda.
Sembra un miracolo come l’età e il logorio degli anni non si facciano sentire… Batman si direbbe davvero essere rinato dal nulla, quasi forgiato nuovamente con una tempra più forte.
Il Cavaliere Oscuro si nutre di tenebra, fulgido di ambiguità rispetto alle stesse persone che combatte. Il suo agire ai limiti della legalità, il suo gusto per l’illecito ed il senso sconfinato di potere e libertà che prova quando indossa la maschera sono emblematici della doppiezza di un uomo che non si è mai assuefatto all’idea del “ritiro”.
Bruce Wayne è una maschera dietro la quale si cela un egocentrico, solitario, supponente, triste, violento, rabbioso e vendicativo essere, che cerca di giustificare le proprie azioni alla sua stessa coscienza arginando il buio della sua anima dietro ambigui ideali quali: onore, giustizia, dovere.
Il Batman di Miller rappresenta non l’uomo che dinanzi al male si erge ancora una volta, bensì un vecchio che non riesce a rinunciare all’inebriante sensazione del dominio e dell’ascendente che la leggenda da lui creata esercita sugli altri… Come potrebbe permettere che ci si dimentichi di lui?
Ciò che piace è il suo lato malvagio, la sua crudeltà, la meschinità di nascondere la faccia dietro ideali ai quali non si sa per certo se creda o no, e che spesso lo portano a non essere poi così diverso da coloro che combatte. E’ un personaggio totalmente umano… è il più imperfetto degli eroi, sa che c’è del male in lui e non si sforza di cancellarlo. Tutt’altro, trova nel crimine e nella superstizione dei delinquenti una perfetta valvola di sfogo per le sue frustrazioni. In più, agendo nel nome della giustizia, la sua violenza gli frutta anche una discreta fama ed una certa gloria… una mossa a dir poco geniale, una messa in scena che trasforma in eroe colui che fondamentalmente è un egoista. E qui sorge spontanea la domanda: si può essere eroi anche nella malvagità? Batman non è Superman, non è buono, non è animato dal bene… però la sua follia serve la giustizia, ed aiuta la gente.
Spettacolare la sequenza nella quale Batman in un millesimo di secondo compie il suo calcolo offensivo:

… da qui ci sono sette posizioni di difesa. Tre disarmano… tre uccidono… una fa male.

Batman viene chiamato fascista, ripetutamente, ostinatamente. Ma è più che evidente come questo epiteto altro non sia che un’espressione dell’ironia milleriana, tesa a segnalare la mediocrità della società borghese, la sua impotenza di fronte al crimine dovuta al lassismo delle leggi e ad uno stato di camuffata anarchia. Chi cerca di creare un qualsivoglia ordine, viene visto come uan minaccia alla libertà e tacciato di fascismo, unica parola in grado di evocare spettri ed ignominie tali da gettare fango persino sulle cose più sacre.
Batman non lotta per ripristinare il potere della media borghesia, non lotta per espandere la gloria di Gotham, non si fa propaganda, non vuole che gli altri seguano il suo esempio, non vuole una società omologata. Ecco perché chi lo chiama fascista vuole solo scatenare un’ondata di polemica contro di lui. Batman è il classico “cavaliere” dei cicli darkknightarturiani e bretoni, si erge a difesa dei deboli e degli oppressi, contro coloro che si fanno beffe di chi non può difendersi, ma a differenza di loro non anela alla salvazione eterna o alla conoscenza del divino, egli cerca soltanto di liberare se stesso dal dolore, così come libera i deboli dall’oppressione.
Batman non combatte un sistema, perché sa che non è in suo potere combatterlo… Nondimeno si pone in silente opposizione ad esso, ridendo dei suoi proclami, sputando sulle sue deliberazioni. Egli si limita a combattere l’ingiusto dovunque i suoi occhi lo ravvedano, combatte il criminale prima ancora che il crimine, il particolare, non l’ideale.
Per tutti questi motivi la giustizia di Batman è assoluta, nel senso latino del termine… è sciolta da qualsiasi legame, libera, persino dagli ideali che definiscono una scelta politica.
La verità è che Batman è stanco, lento, martoriato dagli acciacchi. Ma finalmente, dopo una vita passata a domandarsi chi fosse, egli è consapevole. Comprende definitivamente che la sua vita non può prescindere dall’essere Batman, che i suoi genitori non c’entrano nulla con questo. Capisce che un’opportunità di salvezza e redenzione va data a tutti, persino a se stesso. Ma che oltre quell’unica opportunità, non può esserci clemenza.

Hai i tuoi diritti. Ne hai molti. A volte li conto tanto per arrabbiarmi un po’.

Harvey ha cicatrici troppo profonde per essere sanate. L’operazione lo ha reso perfetto, ora la sua doppiezza è svanita. Le Due Facce combaciano nella malvagità e Batman, senza l’inganno della vista, può vederlo distintamente. Non avrà più altre occasioni.

2- Il Trionfo del Cavaliere Oscuro

Jim Gordon è ormai al capolinea. Ha passato la vita intera a combattere il crimine, eppure deve ammettere a se stesso che nulla è cambiato. Stupri, violenze, omicidi, prevaricazione… Né Dipartimento, lo Stato, né il buon esempio di un’onesta cittadinanza sembra poter avere ragione di una piaga che si direbbe endemica del genere umano.
Gotham è malata, e Gordon deve a malincuore rinunciare a curarla. I media, i benpensanti, i falsi paladini del diritto civile, ipocritamente lo accusano di azioni pseudo-fasciste e di arroganza sociale. Credono che un malato terminale possa essere operato con le sole parole, con i soli buoni pensieri, senza versare una sola goccia del suo sangue.
La critica all’attuale società del diritto da parte di Miller è niente affatto velata. È un mondo di vittime, e le vittime stesse sono garanti dei loro aguzzini, ed indulgenti nei loro confronti.
È una società stagnante, il cui metro di civiltà consiste in una retorica della teoria che si vergogna di prendere atto della realtà, rifugiandosi dietro dei più comodi “se” e “dovrebbe”.
Ma non tutti i chirurghi hanno abbandonato questa città in coma. Lui è rimasto… e sibila.

Plana con grazia antica… rifiuta di ritirarsi come i suoi fratelli hanno fatto. I suoi occhi brillano, privi di amore, gioia o dolore. Il fiato caldo odora dei nemici caduti… del fetore delle cose morte e maledette… È il sopravvissuto più feroce, il guerriero più puro…

Risplende nell’odio di una Gotham martoriata, e viene a farla sua.
Il chirurgo è nuovamente pronto ad operare. La sua mano è invecchiata, ma non per questo meno incisiva. La spossatezza delle sue membra viene compensata da una determinazione e da una follia senza precedenti:

– fa uso di armi da fuoco, cosa che sinora si era sempre preclusa
– accetta a cuor leggero l’aiuto della nuova Robin, nonostante sia una bambina tredicenne e nonostante le sua circostanze familiari felici non giustifichino la “protezione” del Pipistrello.
– Gode sadicamente nel torturare la psiche delle sue vittime, lui predatore fra i predatori.

Quando il tasso di turpitudine della gang dei Mutanti raggiunge un livello intollerabile, Batman decide di scatenare la guerra.
Comprende alla radice cosa rappresentino i “Mutanti”: una gioventù sbandata e disadattata, in cerca di identificazione, di un esempio, di un simbolo. Giovani spauriti che hanno bisogno di sentirsi parte di qualcosa, che hanno la necessità di affermare che esistono.

Così come in “Terra di Nessuno”, Batman applica gli insegnamenti di Sun Tzu alla sua guerra privata. Fa sue le forze del nemico, trasforma l’esercito che gli era stato scagliato contro in un suo esercito. Come? Fornendo a questa gioventù un nuovo simbolo cui ispirarsi, un nuovo gruppo in cui identificarsi. Un gruppo con a capo lui. La sconfitta del capo dei Mutanti è definitiva. Dapprima presuntuoso nello sfidare, alla veneranda età di cinquantacinque anni, un giovane possente sul piano fisico, si risolve infine ad usare tutta la sua abilità e furbizia tattica. Batman letteralmente “smonta” pezzo dopo pezzo il suo avversario, così come un meccanico saprebbe smontare una macchina ed un poliziotto la sua pistola…Batman è tornato ad ululare alla luna. Solo nel suo odio, malinconico nella sua solitudine, fiero nella sua malinconia.

3- Caccia al Cavaliere Oscuro

Superman sta arrivando a Gotham. Intende parlare all’amico Bruce… Umile, ingenuo, speranzoso nell’animo umano come è sempre stato.
Il ritorno di Batman scatena una sinergica reazione di eventi, che come fiaccole una dopo l’altra cominciano a bruciare di nuovo dopo anni di torpore. La prima di queste è la sua nemesi. Il Joker si ridesta dal suo sonno. La sua mente geniale riprende a macchinare schemi e progetti. L’indulgente società del diritto sta per dargli un’altra opportunità, e lui non se la lascerà scappare.
Joker è ciò che segna la differenza fra Batman e Superman. L’Uomo d’Acciaio ritiene che ogni vita sia degna di essere salvata, che nessuno possa arrogarsi il diritto di uccidere un uomo. Perché la vita è quanto di più sacro esista al mondo.darknight_bats_supes
Batman non può invece fare a meno di pensare con grande senso di colpa a tutte le persone che indirettamente egli ha ucciso, lasciando che il Joker vivesse.
I due supereroi sono ormai al confronto della loro vita. Un’aquila stringe negli artigli un topolino… È proprio questo che dovrebbe essere il rapporto di potere fra Batman e Superman: un topolino e un’aquila, un uomo e un dio. Ma non per Bruce: nella sua folle ambizione, egli credo di poter vincere.
Il Joker ritorna, ed il suo debutto è omaggiato da una carneficina. Il suo ghigno feroce smaschera coloro che sono i veri nemici della società: i suoi politicanti, i suoi benpensanti, i suoi “salvatori” in giacca e cravatta.
Come già in “The Killing Joke”, anche in questa storia l’indice viene puntato contro l’uomo medio, contro la sua ipocrisia e le sue codarde menzogne. Un gregge di pecore, omologate e indistinte, che non accettano che al loro interno, sulla loro stessa terra, camminino dei Giganti. In questa storia lo spessore del personaggio di Superman è enorme. Clark comprende che l’umanità odia chi si erge al di sopra della propria mediocrità. Odia gli eroi, odia gli dei. Tutto ciò che è percepito come diverso e superiore fa paura, e va distrutto.
Non importa quanti crimini vengano perpetrati, quanta ingiustizia regni. L’essenziale è che la società, l’uomo medio, continui a sentirsi padrone del mondo e di se stesso, senza tollerare nessuno al di sopra di lui.
Il Presidente degli States è qui rappresentato come un inetto ed uno sciocco, posto al governo in rappresentanza di altri sciocchi. Superman lo sa, ma ne rispetta l’autorità. Non sta a lui interferire nella storia degli uomini.
Tutto sembra essere privo di senso. Crimini di natura diversa cominciano ora ad essere commessi, stavolta nel nome di Batman. Ecco quindi che si spiega la necessaria solitudine del Pipistrello. La giustizia non può essere realmente tale se non c’è comprensione, se non c’è identificazione, se sfocia in un becero giustizialismo.
Batman a volte ha passato il segno. E ciò ha dato ai mediocri un pretesto per puntare l’indice, portando alla fine dei Supereroi. Bruce non ha mai nascosto la sua superiorità al mondo, e ne ha anzi fatto sfoggio, nei panni di Batman. Questo il mondo non può perdonarglielo, e nemmeno Clark.
Gotham, il Dipartimento, Joker, superman… il mondo intero è stavolta contro il Cavaliere Oscuro.
Ma il cavaliere è vecchio e stanco. Mette da parte i falsi valori a cui si è ostinato a credere, per fare finalmente quel che sente di dover fare. Per lui nulla importa, tranne la sua crociata.
Troppo a lungo Koker ha tenuto in spregio la vita umana, i suoi ideali… ora persino Selina, ridotta a sardonico monito di disprezzo verso tutti i Supereroi.
Uno di essi ha scelto l’obbedienza, e l’invisibilità. Non gli piace nascondersi dietro una bandiera o dietro gli ordini di un Presidente idiota. Però lo accetta, come prezzo da pagare in cambio della licenza di salvare vite umane. Ed ora odia Batman, perché per colpa sua la società finirà per dargli nuovamente la caccia.
Più si va avanti nella lettura, più le tesi a favore di Batman si affievoliscono. Lana Lang lo difende in TV, eppure la sua difesa è più strenua ora, più difficile. Batman sembra ora disposto a passare quel segno sinora mai passato: è disposto ad uccidere Joker. Eppure il non uccidere è l’unica cosa che sinora lo ha distinto da coloro che combatte.
Una gang di pazzi commette atrocità in suo nome, morti e feriti accompagnano ogni sua uscita, una bambina perde la sua purezza, e le sue lacrime di tredicenne bagnano per sempre il cammino dei suoi ricordi. Dopo uno stato catatonico durato dieci anni, Joker torna a fare strage; attirato da Batman come da una calamita. Lo scontro delle nemesi sembra giunto a conclusione. La distanza fra i due “criminali” sembra destinata a svanire.

Ma gli occhi impauriti di due giovani ricordano a Batman chi egli sia in realtà: non può uccidere. Joker muore, ma non per sua mano.

4- La Caduta del Cavaliere Oscuro

Mai come finora la figura di Batman è stata controversa. Servo della giustizia o giustiziere? Nemico del crimine o criminale? Nello sputo che lo accomiata dal Joker sta tutta l’ambiguità della sua condizione. Batman si dimostra fondamentalmente un ipocrita.
Egocentrico despota afflitto da manie di grandezza, egli non è soddisfatto dal semplice essere se stesso, al contrario di tutti gli altri suoi concittadini, ma vuole altresì che questa sua tensione egoistica venga riconosciuta come “eroismo”. Finge pertanto di conformarsi ad un codice etico, morale, cavalleresco che gli auto-impone di credere in determinati valori quali il coraggio, la lealtà, la giustizia, l’onore… Un vero e proprio ‘cavaliere’ dei nostri tempi, ma con la macchia nera della finzione addosso. Come un condottiero d’altri tempi, vero cavaliere, cavalca e conduce le sue armate alla conquista di Gotham. Il suo sogno di riscatto e realizzato. E Gotham è sicura. È così che un despota visionario diviene un eroe. Credo stia in questa ambiguità l’essenza del suo essere “oscuro”. L’unico vero paladino dei buoni valori della vita, senza macchia e senza paura, si dimostra quindi essere Superman. Nella sua ingenuità, rischia la vita per evitare la morte di milioni di persone. L’infamia eterna, il biasimo di Batman, una morte in solitudine all’interno di una nube tossica non lo spaventano… La morte è nobile se salva delle vite, e quando dovrebbe chiedere aiuto, egli chiede perdono alla Terra per conto degli uomini. Una potente figura messianica emerge dalle pagine di Miller, un novello Cristo che chiede a qualcuno più grande di lui di perdonare le colpe dei propri aguzzini.
Batman viceversa non è un buono, Batman è un uomo… in quanto tale egoista, solitario, sofferente. Ma sa benissimo che teatralità ed inganno sono strumenti potenti: strumenti che possono far sì che la polizia lo appoggi, piuttosto che dargli la caccia, strumenti che possono far sì che la città intera sia con lui, che il suo atto di egoistica supremazia venga inteso come un solidale sforzo verso la pace. Tuttavia, in questo ultimo capitolo assistiamo all’apoteosi della mania di grandezza di Batman. Egli gioca a viso aperto con il potere, gode dell’inefficienza di uno Stato che non riesce ad inchiodarlo in tribunale. Arriva finanche a sfidare il più grande fra i Supereroi, per dimostrare di essere l’unico in grado di batterlo. Vuole saldare ogni conto aperto della sua vita: è la sua resa dei conti.
Batman è un sincero, autentico, immacolato figlio di buona donna. Un machiavellico genio che riesce a rivoltarti la situazione come meglio gli aggrada… Egli non è altro che un uomo, travestito da Cavaliere affinché il mondo possa innamorarsi di lui.
La sfida finale con Superman è l’emblema di questo genio machiavellico. Batman vuole uscire di scena come un vincitore, ma al tempo stesso vuole preservarsi ancora qualche anno per lasciare in retaggio al mondo un suo esercito. Ma non può ingannare Superman… Il Kryptoniano dimostra ancora una volta lo spessore enorme che Miller gli ha dato in questa storia, e accetta il piano. Bruce wayne è morto. I suoi soldi scomparsi. Batman è ormai un mito destinato a non tornare. Tuttavia Batman vive, da qualche parte, e con tutti i suoi soldi. E l’occhiolino finale fra i due testimonia che il mondo non potrà mai evitare che i Giganti camminino sulla sua terra.

A cura di Marco Cecini