Batman il lungo Halloween Deluxe

Testi: Jeph Loeb
Disegni: Tim Sale
Edizione Originale: The Long Halloween #1-13 (1996-1997)
Edizione Italiana: Batman N.63-74 Ed.Play Press; Batman: La Leggenda Vol.63-65 Ed.Planeta De Agostini;
Batman: Il Lungo Halloween Ed.Planeta De Agostini;
Ultima Edizione Italiana: Batman: Il Lungo Halloween (Deluxe) 18×27,6, C, 400 pp, col. € 36,95 Ed.RW-Lion;

ATTENZIONE: la recensione potrebbe contenere alcuni spoiler indesiderati

Quando si fa riferimento a questa storia, si sente spesso parlare di capolavoro. Si tratta in effetti di un’opera unica sotto molti aspetti, il più evidente dei quali può forse essere quello che la caratterizza come un vero e proprio “spartiacque” per la percezione del ruolo supereroistico del Pipistrello.

Loeb utilizza le vicende del clan mafioso dei Falcone come una metonimia per descrivere la malavita di Gotham, i suoi legami con l’alta società, i suoi strumenti, i suoi riferimenti, i suoi successi e fallimenti. La parabola discendente dei Falcone coincide con l’ascesa di Batman ad “ago della bilancia”, in una città a lungo in bilico fra corruzione e criminalità.
Il Lungo Halloween ha dato per la prima volta voce alle viscere della mafia, alle sue emozioni, alle sue paure, ai suoi amori e ai suoi dolori, caratterizzando la sua storia come un’epopea criminale, una tragedia moderna.

Batman si erge in maniera maestosa come uno dei poteri forti della città, al pari della Procura, del Crimine e del Distretto di Polizia: in virtù della propria completa estraneità rispetto alla legge, che riesce magistralmente ad aggirare, egli diviene il vertice di un triangolo con Procura e Polizia che spazza via il precedente status quo per crearne uno nuovo, uno nel quale non c’è più spazio per la corruzione.

In un certo qual modo Loeb ridimensiona il ruolo di Batman, ma al tempo stesso ne ingigantisce la portata simbolica, rendendolo credibile e veritiero. Non abbiamo a che fare con il supereroe dagli straordinari poteri che riesce a imporre la propria volontà giustizialista sugli inermi umani, siano essi buoni o cattivi. Siamo invece al cospetto di un uomo che riesce a scuotere la situazione, a incoraggiare i timorosi, a dare un’ispirazione e una motivazione ai disillusi. La grandezza di Batman non sta nei suoi muscoli e nei suoi gadget, ma nell’essere riuscito a svegliare Gotham e le sue istituzioni dal torpore lassista e omertoso nel quale giaceva.

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Siamo quindi di fronte a un cameo, un gioiello narrativo e grafico senza precedenti. I chiaroscuri di Sale si sposano perfettamente all’epopea romantic-noir dei Falcone, come pure alla caduta del primo Angelo di Gotham, Harvey Dent.
I dettagli sbalorditivi del disegno, accompagnati alla regia sapiente di Loeb, contribuiscono a rendere i protagonisti della vicenda straordinariamente umani, pulsanti, carnalmente legati alle proprie passioni, alle proprie paure, ai propri ricordi. Perché così come nella serie “coloured” (Devil: Giallo, Hulk: Grigio, Spider-Man: Blu) prodotta da Loeb e Sale per la Casa delle Idee, anche ne Il Lungo Halloween sembra che il vero, indiscusso vincitore della vicenda sia il ricordo del passato, un ricordo che segna le nostre vite e che, per quanto ci si ostini a dire che è, appunto, “passato”, inevitabilmente caratterizza sia il nostro presente, nella forma che ci costringe per reazione ad assumere, che il nostro futuro, inibito da quel che è stato. E’ così per Batman, è così per Holiday, è così per Dent.
Ed è dolce rilevare come Loeb descriva il passato come un mostro che divora le nostre speranze e la nostra linfa vitale, come ne Il Lungo Halloween, ma anche come una carezza che lievemente si posa sulla nostra anima, illuminandola, come nella serie “coloured”.

Ma Il Lungo Halloween è anche di più: è l’ascesa e la caduta di un uomo e del suo ideale di giustizia. In un certo qual modo Il Lungo Halloween non è diverso da quelle opere di decostruzionismo supereroistico che ribaltano i valori classici degli eroi in costume, solo che, a differenza di loro, non è esplicito in questo senso, ma ben camuffato. Qui è l’ingenuità di Batman a essere messa sotto accusa, mentre Harvey assurge al ruolo di indiscusso e carismatico protagonista.

Sia Gordon che il Pipistrello sono infatti elementi sussidiari alla storia, più che agire reagiscono, smossi dal dinamismo di Dent. Sia nelle vesti di Procuratore Distrettuale che di presunto colpevole, condannato a priori da entrambi i suoi alleati, Dent smuove le acque della storia, alimentando la narrazione sia con le sue azioni dirette, sia con ciò che non ha fatto ma che il suo atteggiamento fa credere abbia fatto.

Dent è il deus ex machina della storia, volontario e involontario a seconda della situazione. Le motivazioni e le azioni del vero Holiday perdono quasi spessore dinanzi alla presunta colpevolezza di un uomo che passa dalla giustizia della legge a una forma più esasperata e personale di giustizia, ma che nondimeno è passata tante volte per la mente di ognuno di noi come la più semplice ed efficace da adottare. La storia gioca appunto sul fatto che se nei fatti la colpevolezza di Harvey Dent è tutta da dimostrare, nel cuore egli è indiscutibilmente colpevole. Anche se non fosse stato lui a commettere quegli omicidi, avrebbe potuto benissimo commetterli. Era pronto, lo desiderava. Loeb ci racconta il dramma di quest’angelo decaduto, il crepuscolo di un dio che credeva davvero di poter cambiare la sua città. E tutto questo può forse portarci a dire che Il Lungo Halloween sta a Due Facce come The Killing Joke sta al Joker. Due capolavori senza tempo. E i due villain ne sono incomparabili protagonisti.

Per non parlare poi dello stupendo affresco sul Distretto di Polizia, il cui operato non viene mostrato direttamente, ma lascia dietro di sé l’olezzo immondo della corruzione a ogni pagina. Un ambiente marcio fino al midollo, inutilmente bonificato dall’azione meritevole ma in fin dei conti inefficace di Gordon, ligio ai doveri coniugali e deontologici, pur tuttavia legato a doppia mandata all’aiuto di Batman e Dent, per riuscire a incidere in maniera rilevante su una situazione catastrofica. Un dramma sociale alimentato dal dubbio che l’avvento di Batman abbia scatenato le brame di chissà quali e quanti altri freak in costume, peggiorando la situazione. E ancora, l’ambiguità elegante di una Gatta che, rincorrendo il gomitolo del caos urbano, gioca sul filo della legalità avvicinandosi a chi in quel momento ha di più da offrirle.

E poi c’è Bruce… Un bambino ossessionato dalla paura che tutto ciò che ama, tutto ciò cui potrà mai voler bene, morirà. Così come sono morti i suoi genitori, quella notte di tanti anni fa. Ed ecco allora il parto di un mostro: freddo, cinico, distaccato. Una persona diversa dal bambino Bruce, un una creatura della notte che infonde negli altri quella stessa paura dalla quale egli stesso è afflitto.
Ad impreziosire il tutto una finezza e uno charme da belle époque, parto inimitabile dello sposalizio fra due virtuosi del fumetto, due esteti e galantuomini quali possono essere Jeph Loeb e Tim Sale.

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