Copertina

Testi: Sebastiano Vilella
Disegni: Sebastiano Vilella
Edizione italiana: Nicola Pesce Editore, volume unico, 64 pp. € 7

Nel 1992 usciva una bellissima rivista antologica dal titolo Nero, con episodi auto-conclusivi e serial a puntate, tutti di genere nero e ambientati in Italia. Purtroppo la collana chiuse con il numero 12, a causa delle scarse vendite, lasciando inedite alcune storie già pronte.
Spas-mex è una di quelle: nerissima e italiana fino al midollo, rilettura di Kriminal & co. in chiave revisionista sulla scia delle opere anni ’80 diMooreMiller, violentissima e spietata, è la storia dell’anti-eroe italiano alla Diabolik che avete sempre sognato di leggere ma che non avete mai trovato. Perché diciamocelo: il personaggio delle sorelle Giussani ha un gran potenziale di base, ma con quelle sceneggiature da quinta elementare e quei disegni ancora oggi in stile anni ’60 (e non dei migliori, visto che Magnus lavorava per la concorrenza), Diabolik è più una promessa mancata che altro. Spas-mex, realizzato nel ’93, sarà anche di un Vilella ancora acerbo, lontano dai recenti fasti della Coconino, un po’ schiavo di certi dialoghi all’americana, ma ha cuore e talento da vendere, un’idea ben precisa di come vada scritto l’anti-eroe italiano e un talento grafico pazzesco, in continuo crescendo.

Il nero all’italiana è sostanzialmente l’unico genere autenticamente nostro, che non sia rubato agli stranieri (il western di Tex scippato agli americani, l’horror di Dylan Dog preso in prestito dagli inglesi, e via così via…), ma purtroppo è tramontato dopo la sua brevisisma e intensa stagione nei ’60 e inizio ’70, senza avere il tempo di maturare ed evolversi come fecero i supereroi negli anni ’80. Non dico che anche noi avremmo potuto avere il nostro Watchmen, ma se avessimo almeno voluto provarci, i personaggi alla Kriminal sarebbero stati il terreno ideale per simili operazioni.
Spas-mex è solo un racconto breve che purtroppo non solo non ebbe seguito, ma neanche arrivò in edicola, aspettando 15 anni dentro al cassetto di Vilella; eppure, sono fermamente convinto che avremmo bisogno di un vero rilancio del fumetto nero italiano, sia per rendere giustizia ad un genere genuinamente nostro ma che troppo in fretta abbiamo abbandonato, sia per dare aria all’asfittico panorama fumettistico italiano. Dove, all’autorialità pura dei quattro gatti che frequentano le librerie, l’unica alternativa è una Bonelli in parabola discendente (no, non bastano le miniserie, se poi quasi tutti i mensili storici sguazzano nella mediocrità), seguita da un codazzo di pochi sparuti bonellidi di poca sostanza (con la sola eccezione del discreto Valter Buio di Alessandro Bilotta).
Spas-mex purtroppo non è l’inizio di nulla, non apre la strada a nessuna tendenza e quasi nessuno sembra essersi accorto dell’uscita di questo fumetto. E proprio per questo meriterebbe d’essere riscoperto, ma non tanto da noi lettori; no, sono gli editori quelli che dovrebbero leggerlo, così da capire che “un’altra televisione è possibile”, per dirla alla René Ferretti.
E se pensate che sia degradante usare come “chiusa” una battuta presa in prestito dal bellissimo serial TV italiano Boris… beh, allora è anche colpa vostra se le edicole italiane sono così povere.