Continua la mia rilettura dei volumi di
Spider-Man - Le storie indimenticabili in mio possesso.
Era il turno della prima
Saga del Clone, che ricordavo abbastanza bene nonostante siano passati anni dalla prima e unica lettura. L'impostazione atipica, in cui l'elemento dei cloni trovava vera centralità solo negli ultimi due episodi raccolti, mi aveva effettivamente colpito. Certo, anche i primi due episodi che trattano tutt'altro (la trasferta parigina) servono perché introducono la presenza della rediviva Gwen Stacy e del mistero sulla sua ricomparsa dopo la morte, la cui soluzione sfocerà appunto solo con la storia della clonazione, ma di fatto il focus era altro e si iniziavano semplicemente a dare dei "semini" su uno sviluppo narrativo futuro. È proprio un approccio diverso rispetto agli
story-arc dei
comics attuali, secondo me, che vengono impostati in maniera piuttosto autonoma, una visione più omnicomprensiva della serie nel suo complesso. Più complicato ma anche molto unitario e apprezzabile.
La storia non scorre nel migliore dei modi, secondo me: per quanto lo Sciacallo sia un buon
villain e la rivelazione della sua identità abbastanza riuscita, il piano è forse un po' troppo cervellotico e a conti fatti non molto coerente e vagamente confuso. E questo volendo passare sopra all'apparente estrema facilità con cui si riescono a creare cloni umani in un laboratorio universitario

Sicuramente la ragione è da ritrovare nel periodo in cui l'avventura è stata realizzata, o al fatto che un passaggio viene reso più farraginoso in questo volume perché deve supplire a una mid-story qui non presente, ma la lettura ne esce un po' penalizzata.
Al netto di ciò, comunque, si tratta di un racconto avvincente per come riesce a raccontare l'angoscia e lo spaesamento di Peter nei confronti di questa ragazza tornata dalla tomba, secondo solo ai sentimenti che lo colgono
L'umanità dei reazioni, palpabile, è quindi il punto di forza della saga, insieme ad almeno un paio di scene d'azione e di combattimento particolarmente avvincenti grazie alla matita fluida di
Ross Andru. Anche tutta la parte riguardante la degenza in ospedale di Zia May è buona grazie all'attenzione verso le emozioni messe in gioco.
Una buona storia in definitiva, la rileggerei anche volentieri, ma non si pone assolutamente tra le mie preferite del Ragno.