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Il primo re (2019) di Matteo Rovere

Aperto da JhonSavor, 17 Dicembre 2018, 17:28:16

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pumui75

per distinguermi da chi usa QUELLO E QUESTO (oggi mi pare abbondano )
e il trailer di tale film non mi attira molto però molti recensori ne parlano già bene ..
saluti dal colle ASTAGNO DI ANCONA

Arkin Torsen

#76
Abbondano questo e quello perché sono più corretti  :lolle:
Sono la norma, sono aggettivi dimostrativi.
Tale è aggettivo indefinito che assume funzione dimostrativa.
La miglior vendetta è vivere bene, e stronzate del genere (John Constantine)

pumui75

allora apriamo un  topic sulla grammatica gente !

aspetto comunque i commenti sulla pellicola in oggetto !
saluti dal colle ASTAGNO DI ANCONA

JhonSavor

#78
io vado sabato. vi farò sapere.
(comunque mi sembra che la maggior parte delle recensioni siano positive)

pumui75

IL CORRIERE diede 6.5

più che altro voto dovuto alla storia originale (così dicono loro )!
saluti dal colle ASTAGNO DI ANCONA

ohau

Io credo di andare o domani o Domenica

JhonSavor


Guardiano della Notte

Approfittando del fatto che il pupo non ne vuole sapere, sono andato a vederlo ieri.

Secondo me l'unico modo di giudicare il film è scindere le diverse componenti e dare diversi livelli di giudizio: quello da spettatore, quello da cinefilo, quello da critico storico e quello del "purista" della romanità intesa nel suo significato più sacro e profondo.

Lo spettatore difficilmente rimarrà deluso. Il film è un contino crescendo, tiene incollati alla poltrona nonostante la sua singolarità, fatta anche di pochi dialoghi – e in latino arcaico – e molti silenzi. La colonna sonora è molto bella e fa il suo dovere nell'accompagnare le scene. Le scene di battaglia danno in c**o a quelle delle grosse produzioni, da Vikings a GoT. L'accostamento a Valhalla Rising c'è tutto, ma senza quell'eccesso che allontana il pubblico generalista. Alla fine del film hai una sensazione di "bello" che è stata condivisa da tutta la sala.

Da cinefilo. Un film di questo genere è un unicum in Italia, un budget molto alto per lo standard italiano – il film è costato 9 milioni – finalmente usato in maniera seria. Si è usato in alcune critiche l'espressione "non sembra neanche italiano". Le scene di combattimento, con una violenza e una crudezza impressionanti, come detto ricordano quelle delle più acclamate serie tv statunitensi. La famosa scena dell'esondazione del Tevere di cui si è tanto parlato per la sua difficile realizzazione, è resa in modo fantastico anche se forse un po' esagerata. L'impressione di trovarsi finalmente davanti a un film a tratti epico e che possa competere con pellicole straniere realizzate con un budget minimo dieci volte superiore e che non abbia nulla a che fare con la mediocrità pallosa e finto-impegnata del cinema nostrano è grande, e a dir poco soddisfacente.

Storicamente ci sono molte libertà, come è ovvio che sia. La professoressa Donatella Gentili che ha detto quelle frasi nel bannerino postato giorni fa ha fatto solo una "marchetta" per il film, almeno lo spero, perché di attinenza storica ce n'è pochina. Al di là dell'aspetto linguistico su cui non sono esperto (ma pare sia ben curato), Rovere utilizza un eccesso di arcaismo: il suo voler proiettare lo spettatore in un'epoca remota e arcaica fa sembrare il film ambientato più nell'età del bronzo che nell'ottavo secolo a.C. con scontri tribali tra clave e mazze di pietra unite a lance, spade, coltelli e archi rudimentali. Ma è un problema minore perché lo stesso regista aveva ammesso di aver voluto puntare sull'effetto di remota arcaicità anche a discapito della coerenza storica dei costumi. Ma quella che appare una scelta inspiegabile è la totale assenza dei popoli storici che furono protagonisti della Fondazione. C'è Alba, che nel film rappresenta la più grande potenza della zona, e ci sono i "Velienses" che si presume essere gli abitanti della Velia, una delle alture che costituirono il septimonzium originario. Niente sabini e soprattutto niente etruschi, la cui presenza avrebbe forse potuto minare la versione barbarico-primordiale del film ma almeno avrebbe potuto permettere di inserire degli elementi sacro-religiosi che, purtroppo, nell'eccesso di realismo del film mancano del tutto.

E qui arriviamo all'inevitabile giudizio sulla parte spirituale. Rovere ha delle lacune gravissime che avrebbero potuto essere colmate davvero con poco, anche solo con una semplice lettura di un La Religione Romana Arcaica di Dumezil. Le divinità romane non esistono. Niente Giove, niente Marte o Venere, soprattutto niente Vesta nonostante il termine vestale sia usato costantemente e nonostante, soprattutto, il Fuoco Sacro abbia una centralità cardinale nel film. Purtroppo si parla solo in termini troppo generici di "il Dio" e "la Dea", in una semplificazione che troppo ricorda alcuni blog new-age e neo-paganeggianti della rete. Cosa che risulta abbastanza evidente nell'invocazione iniziale alla "Triplice Dea" (sic), roba insomma da matriarcato wicca. "Il Dio" poi è il fuoco stesso: non è il fuoco ad essere la presenza visibile e fisica della divinità ma è proprio il fuoco materiale ad essere dio, in un eccesso di primitivismo quasi animista e africano. Cosa che si nota anche nell'eccessivo senso di superstizione e timore verso il sacro mostrato dai personaggi del film, quasi da uomini appena usciti dalle caverne che non da Latini o Italici dell'ottavo secolo.
La Vestale di Alba ha poi un ruolo troppo da strega che un po' rovina il personaggio. Soprattutto nella scena dell'aruspicina in cui è la Vestale (cosa mai vista in antichità) a leggere il futuro da un fegato d'agnello trasformandosi in una specie di Sibilla Cooman che in estasi fornisce una profezia piuttosto complessa. O nelle scene in cui davvero sembra una strega che lancia maledizioni con gesti davanti al fuoco. L'impressione è che Rovere abbia del tutto snobbato questo aspetto, cosa gravissima per un film sulle origini di Roma. La mancanza degli Etruschi, come dicevamo, ha anche avuto l'effetto di eliminare del tutto non tanto la scena dell'ispezione del volo degli uccelli quanto il rito stesso di fondazione della città. Che poi sarebbe bastata anche la sola presenza di un aratro e di un solco anche per richiamare il tutto, senza aver per forza bisogno di evocare Rumon o chissà cosa. Eppure...

Eppure nonostante queste gravissime pecche, se ci si estrae un attimo dal purismo oltranzista, il film ha molti elementi validissimi anche dal punto di vista spirituale. La scena della ri-accensione del Fuoco è a dir poco evocativa, così come la captio della futura Vestale. L'importanza del Fuoco Sacro, al di là dell'aspetto fin troppo material-animistico del culto, porta ad almeno due battute da parte di Romolo che lasciano a bocca aperta per il profondo significato che recano. La stessa caratterizzazione dei due gemelli, cosa che preoccupava non poco visto che si parlava di "punto di vista di Remo" e che quindi faceva temere un Remo buono e Romolo cattivo o addirittura a un "Dio cattivo" con Romolo suo fanatico seguace, è invece molto buona. L'ascesa e caduta di Remo così come la parallela discesa e ascesa di Romolo ha degli elementi molto interessanti – dalla hybris che cresce in modo maniacale e demonico nell'inizialmente pio Remo alla complementare presa di coscienza da parte di Romolo dopo che è quasi sceso agli inferi.
Anche il concetto di pietas seppur mai definito nel film con questo nome, risulta evidente in tutto il film, come nei casi del seppellimento dei propri morti ma anche di quelli nemici, così come la impietas che porta alla naturale caduta di un capo. Forse Romolo è addirittura reso troppo pius, quasi a sembrare più un Numa Pompilio che un Romolo, ma nel contrasto tra i due fratelli alla fine è una caratterizzazione filmicamente efficace.
Degna di nota poi tutta la sequenza finale, dal "compimento della profezia" fino alle ultime parole di Romolo che decreta la nascita di Roma, sequenze che indubbiamente fanno vibrare. E poi la sequenza post-credits con la mappa che mostra l'espansione di Roma ha il suo perché.

Insomma, se non ci si pone in maniera togata o troppo fanatica, cosa che inevitabilmente porterebbe al gridare al sacrilegium, il film nel suo mix di cose positivissime, gravi mancanze e spunti degni di nota può essere considerato più che buono. Parafrasando Christopher Nolan, non il capolavoro che speravamo ma sicuramente un film di cui avevamo bisogno. Sperando che, nei suoi limiti ma anche nelle sue grandezze, Il Primo Re possa essere simbolicamente una prima pietra di fondazione che innalzi il cinema italiano facendoci uscire dalla palude della melensa, mediocre e noiosissima cricca dei Virzì, Ozpetek, Muccino, Rubini e compagnia cantante, portandoci a un futuro che con i Rovere, i Mainetti e forse i Sollima avrà da dire il suo anche davanti alle grosse produzioni hollywoodiane ed Hbo.
ALL OF EXISTENCE SHALL BE MINE!

Rocker Jester

Recensione decisamente incoraggiante, speriamo non sia l'ennesimo sparo nel vuoto e riesca ad aprire un discorso serio nell'ignobile industria cinematografica italiana. Certo che ancora trovo inconcepibile l'inesistente campagna marketing su questo film. Avrebbero dovuto martellare da questo Autunno e invece si sono limitati ad un misero trailerino a gennaio e qualche post social vicino all'uscita. Come si fa ad investire su un progetto così importante e non mettere un buon budget per una bella promozione? Roba da non credersi. :hmm:

Arkin Torsen

La miglior vendetta è vivere bene, e stronzate del genere (John Constantine)

JhonSavor


Tankorr

Citazione di: Guardiano della Notte il 01 Febbraio 2019, 17:40:57
Approfittando del fatto che il pupo non ne vuole sapere, sono andato a vederlo ieri.

Secondo me l'unico modo di giudicare il film è scindere le diverse componenti e dare diversi livelli di giudizio: quello da spettatore, quello da cinefilo, quello da critico storico e quello del "purista" della romanità intesa nel suo significato più sacro e profondo.

Lo spettatore difficilmente rimarrà deluso. Il film è un contino crescendo, tiene incollati alla poltrona nonostante la sua singolarità, fatta anche di pochi dialoghi – e in latino arcaico – e molti silenzi. La colonna sonora è molto bella e fa il suo dovere nell'accompagnare le scene. Le scene di battaglia danno in c**o a quelle delle grosse produzioni, da Vikings a GoT. L'accostamento a Valhalla Rising c'è tutto, ma senza quell'eccesso che allontana il pubblico generalista. Alla fine del film hai una sensazione di "bello" che è stata condivisa da tutta la sala.

Da cinefilo. Un film di questo genere è un unicum in Italia, un budget molto alto per lo standard italiano – il film è costato 9 milioni – finalmente usato in maniera seria. Si è usato in alcune critiche l'espressione "non sembra neanche italiano". Le scene di combattimento, con una violenza e una crudezza impressionanti, come detto ricordano quelle delle più acclamate serie tv statunitensi. La famosa scena dell'esondazione del Tevere di cui si è tanto parlato per la sua difficile realizzazione, è resa in modo fantastico anche se forse un po' esagerata. L'impressione di trovarsi finalmente davanti a un film a tratti epico e che possa competere con pellicole straniere realizzate con un budget minimo dieci volte superiore e che non abbia nulla a che fare con la mediocrità pallosa e finto-impegnata del cinema nostrano è grande, e a dir poco soddisfacente.

Storicamente ci sono molte libertà, come è ovvio che sia. La professoressa Donatella Gentili che ha detto quelle frasi nel bannerino postato giorni fa ha fatto solo una "marchetta" per il film, almeno lo spero, perché di attinenza storica ce n'è pochina. Al di là dell'aspetto linguistico su cui non sono esperto (ma pare sia ben curato), Rovere utilizza un eccesso di arcaismo: il suo voler proiettare lo spettatore in un'epoca remota e arcaica fa sembrare il film ambientato più nell'età del bronzo che nell'ottavo secolo a.C. con scontri tribali tra clave e mazze di pietra unite a lance, spade, coltelli e archi rudimentali. Ma è un problema minore perché lo stesso regista aveva ammesso di aver voluto puntare sull'effetto di remota arcaicità anche a discapito della coerenza storica dei costumi. Ma quella che appare una scelta inspiegabile è la totale assenza dei popoli storici che furono protagonisti della Fondazione. C'è Alba, che nel film rappresenta la più grande potenza della zona, e ci sono i "Velienses" che si presume essere gli abitanti della Velia, una delle alture che costituirono il septimonzium originario. Niente sabini e soprattutto niente etruschi, la cui presenza avrebbe forse potuto minare la versione barbarico-primordiale del film ma almeno avrebbe potuto permettere di inserire degli elementi sacro-religiosi che, purtroppo, nell'eccesso di realismo del film mancano del tutto.

E qui arriviamo all'inevitabile giudizio sulla parte spirituale. Rovere ha delle lacune gravissime che avrebbero potuto essere colmate davvero con poco, anche solo con una semplice lettura di un La Religione Romana Arcaica di Dumezil. Le divinità romane non esistono. Niente Giove, niente Marte o Venere, soprattutto niente Vesta nonostante il termine vestale sia usato costantemente e nonostante, soprattutto, il Fuoco Sacro abbia una centralità cardinale nel film. Purtroppo si parla solo in termini troppo generici di "il Dio" e "la Dea", in una semplificazione che troppo ricorda alcuni blog new-age e neo-paganeggianti della rete. Cosa che risulta abbastanza evidente nell'invocazione iniziale alla "Triplice Dea" (sic), roba insomma da matriarcato wicca. "Il Dio" poi è il fuoco stesso: non è il fuoco ad essere la presenza visibile e fisica della divinità ma è proprio il fuoco materiale ad essere dio, in un eccesso di primitivismo quasi animista e africano. Cosa che si nota anche nell'eccessivo senso di superstizione e timore verso il sacro mostrato dai personaggi del film, quasi da uomini appena usciti dalle caverne che non da Latini o Italici dell'ottavo secolo.
La Vestale di Alba ha poi un ruolo troppo da strega che un po' rovina il personaggio. Soprattutto nella scena dell'aruspicina in cui è la Vestale (cosa mai vista in antichità) a leggere il futuro da un fegato d'agnello trasformandosi in una specie di Sibilla Cooman che in estasi fornisce una profezia piuttosto complessa. O nelle scene in cui davvero sembra una strega che lancia maledizioni con gesti davanti al fuoco. L'impressione è che Rovere abbia del tutto snobbato questo aspetto, cosa gravissima per un film sulle origini di Roma. La mancanza degli Etruschi, come dicevamo, ha anche avuto l'effetto di eliminare del tutto non tanto la scena dell'ispezione del volo degli uccelli quanto il rito stesso di fondazione della città. Che poi sarebbe bastata anche la sola presenza di un aratro e di un solco anche per richiamare il tutto, senza aver per forza bisogno di evocare Rumon o chissà cosa. Eppure...

Eppure nonostante queste gravissime pecche, se ci si estrae un attimo dal purismo oltranzista, il film ha molti elementi validissimi anche dal punto di vista spirituale. La scena della ri-accensione del Fuoco è a dir poco evocativa, così come la captio della futura Vestale. L'importanza del Fuoco Sacro, al di là dell'aspetto fin troppo material-animistico del culto, porta ad almeno due battute da parte di Romolo che lasciano a bocca aperta per il profondo significato che recano. La stessa caratterizzazione dei due gemelli, cosa che preoccupava non poco visto che si parlava di "punto di vista di Remo" e che quindi faceva temere un Remo buono e Romolo cattivo o addirittura a un "Dio cattivo" con Romolo suo fanatico seguace, è invece molto buona. L'ascesa e caduta di Remo così come la parallela discesa e ascesa di Romolo ha degli elementi molto interessanti – dalla hybris che cresce in modo maniacale e demonico nell'inizialmente pio Remo alla complementare presa di coscienza da parte di Romolo dopo che è quasi sceso agli inferi.
Anche il concetto di pietas seppur mai definito nel film con questo nome, risulta evidente in tutto il film, come nei casi del seppellimento dei propri morti ma anche di quelli nemici, così come la impietas che porta alla naturale caduta di un capo. Forse Romolo è addirittura reso troppo pius, quasi a sembrare più un Numa Pompilio che un Romolo, ma nel contrasto tra i due fratelli alla fine è una caratterizzazione filmicamente efficace.
Degna di nota poi tutta la sequenza finale, dal "compimento della profezia" fino alle ultime parole di Romolo che decreta la nascita di Roma, sequenze che indubbiamente fanno vibrare. E poi la sequenza post-credits con la mappa che mostra l'espansione di Roma ha il suo perché.

Insomma, se non ci si pone in maniera togata o troppo fanatica, cosa che inevitabilmente porterebbe al gridare al sacrilegium, il film nel suo mix di cose positivissime, gravi mancanze e spunti degni di nota può essere considerato più che buono. Parafrasando Christopher Nolan, non il capolavoro che speravamo ma sicuramente un film di cui avevamo bisogno. Sperando che, nei suoi limiti ma anche nelle sue grandezze, Il Primo Re possa essere simbolicamente una prima pietra di fondazione che innalzi il cinema italiano facendoci uscire dalla palude della melensa, mediocre e noiosissima cricca dei Virzì, Ozpetek, Muccino, Rubini e compagnia cantante, portandoci a un futuro che con i Rovere, i Mainetti e forse i Sollima avrà da dire il suo anche davanti alle grosse produzioni hollywoodiane ed Hbo.

Non ho visto il film,  ma non posso non dire che questo sia un commento sfaccettato, profondo, motivato ed interessante  :up:

éala éarendel engla beorhtast
ofer middangeard monnum sended

Guardiano della Notte

Aspettavo questo film come poche cose. Ero terrorizzato, alla fine considerati tutti gli aspetti insieme lo promuovo pienamente.
ALL OF EXISTENCE SHALL BE MINE!

ohau

#88
Visto ieri sera

Aggiungerò credo poche cose rispetto quanto già detto dal Guardiano e forse ripeterò qualcosa ma è perchè lo ritengo profondamente giusto

La vicenda di Romolo e Remo è miti-storia, un mescolio di storia e leggenda, dove probabilmente la leggenda ha più spazio della storia, malgrado le scoperte archeologiche confermino la 'nascita' di Roma alla metà dell'ottavo secolo etc...Questo ha fatto si che Rovere rielaborasse la materia in modo da renderlo più 'realistico ed emotivo', e per me ha fatto un lavoro notevole. Prima la pecca più grande, l'ha già detta il Guardiano, la religione che è centrale nella storia, al punto da esserci un rapporto triangolare tra i fratelli e il sacro, è confusa e ambigua, si parla del fuoco sacro, che sarebbe quello di Vesta (ma non viene mai nominata) e c'è una Vestale che ha un ruolo importante, ma sembra che sia il fuoco stesso la divinità (dietro il culto di Vesta c'è probabilmente un retroterra preistorico), e poi ci si riferisce al dio in maniera vaga, come se fosse uno. Per quanto riguarda la storia trova in Remo il focus centrale della storia e questo rende quel che accade alla fine anche tragico nel senso originale del termine , Remo segue un po' il percorso dei protagonisti delle tragedie alla Eschilo, Sofocle, Euripide, con l'ascesa, il rifiuto del proprio destino, la profezia presente nel film è come è giusto che sia ambivalente, seguito dalla hubrys e infine dal finale che rimescola le carte in tavola, questo è uno di quei film che uno si godrebbe di più se non sapesse da duemila anni come va a finire.

Per quanto riguarda il latino arcaico, non sono un linguista, ma per quello che mi sono informato si sono serviti di semiologi della Sapienza, oltre che di storici e archeologi, che agli scarni resti epigrafici, non esistono naturalmente testi letterari per quest'epoca ma nemmeno l'equivalente di una  Stele di Rosetta, hanno aggiunto parti di 'indoeuropeo' da cui il latino discende creando una lingua dai toni duri e gutturali tendo conto che ancora al' epoca di Cesare, avreste potuto sentirlo chiamare Caesar con la 'c' dura il tutto è giustificato , ogni tanto però si può percepire il latino classico.

Spero di poterlo rivedere un'altra volta e spero che soprattutto più gente possibile lo vada a vedere perché con tutte le sbavature del caso merita tantissimo.


 

phoenix_81

#89
Il film non l'ho visto, ma sottoscrivo questa parte:

Citazione di: Guardiano della Notte il 01 Febbraio 2019, 17:40:57
...facendoci uscire dalla palude della melensa, mediocre e noiosissima cricca dei Virzì, Ozpetek, Muccino, Rubini e compagnia cantante, portandoci a un futuro che con i Rovere, i Mainetti e forse i Sollima avrà da dire il suo anche davanti alle grosse produzioni hollywoodiane ed Hbo.

aggiungendo alla lista Sibilia e Garrone