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I briganti - di Magnus

Aperto da Mordecai Wayne, 20 Novembre 2013, 11:55:25

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moebius

Altro che "entro l'anno"... Proprio ieri ho pensato di buttarci un occhio in negozio e li ho trovati (sia i Briganti che Erotico e Fantastico) belli scontati come suggeriva @Solomon: poverelli erano stati lì chissà quanto nello scaffale e non li avevo mai cercati :asd: ho lasciato perdere ogni recupero possibile e immaginabile e li ho presi entrambi, visto che dopo la lettura dello Sconosciuto sono rimasto estasiato. Non vedo l'ora!

A breve tornerò per un commento :up:

Cliff_Steele

Citazione di: moebius il 26 Maggio 2019, 19:37:40
Altro che "entro l'anno"... Proprio ieri ho pensato di buttarci un occhio in negozio e li ho trovati (sia i Briganti che Erotico e Fantastico) belli scontati come suggeriva @Solomon: poverelli erano stati lì chissà quanto nello scaffale e non li avevo mai cercati :asd: ho lasciato perdere ogni recupero possibile e immaginabile e li ho presi entrambi, visto che dopo la lettura dello Sconosciuto sono rimasto estasiato. Non vedo l'ora!

A breve tornerò per un commento :up:

:up:

moebius

#62
M E R A V I G L I O S O.

Uno dei migliori acquisti che abbia mai fatto. Il volume Lizard è ottimo, seppure con pagine un filo trasparenti, ma con una postfazione corposa e molto utile anche in quanto la storia a fumetti rimane purtroppo interrotta. Bozzetti, schizzi preparatori e appunti del Maestro arricchiscono il tutto. Pagine ampie ma con dimensioni maneggiabili, disegni molto ben nitidi... per 24€ è un affare d'oro, considerando che si riesce tranquillamente a trovare con buoni sconti.

Purtroppo non posso commentare il modo in cui viene riproposta la filosofia orientale in concomitanza con le varie citazioni alla fantascienza americana, visto che non sono un esperto e tendenzialmente se posso evitare di dire fesserie gratuitamente lo faccio. In tal senso prefazione e postfazione sono manna dal cielo per un ignorante come me. Mi limiterò pertanto a dare qualche spunto a cui ho pensato mentre leggevo.

La storia prende le mosse da una novella/racconto epico cinese, per poi districarsi in un perfetto connubio con la fantascienza americana vecchio stampo, un pizzico di western e qualche tocco fantasy. Ci si ritrova fra paesaggi naturalistici maestosi, fortezze e paesini medioevali, cittadine deserte stile "far west", accampamenti tribali, per poi imbattersi in moto, blindati, astronavi, stazioni orbitali futuristiche... Anche i costumi seguono questo stile: armature medievali, pugnali, scimitarre, archi, alabarde e bastoni, ma anche fucili, bastoni sputa-fuoco, missili e quant'altro. Tutto ciò contribuisce a creare un'atmosfera sognante, avventuristica e fantasiosa, sorprendentemente adatta (ed estremamente funzionale, come riprenderò in seguito) per sviluppare una tematica invece molto "iperrealista": la relazione fra uomo e società. La storia sin dal principio prosegue come un viaggio in cui il lettore viene accompagnato da ciascun personaggio solo per un tratto della via: dopo tot. pagine viene sistematicamente passato il testimone della trama e siamo portati verso altre ambientazioni e altri personaggi. L'opera insomma procede cambiando continuamente i suoi protagonisti e ruotando attraverso tantissimi punti di vista attorno ad un perno fisso: i briganti, un gruppo di ribelli che rifiutano le regole della società pseudo-dittatoriale creata dalla specie umana e che vivono di razzie e dettami primitivi che gli consentono di essere "liberi". La realtà eretta da Magnus è estremamente variegata, con tantissimi "colori" e sfumature, personaggi dalle storie completamente diverse, estrazioni sociali diverse, religioni, culture, ambientazioni e territori diversi, e nonostante ciò a prescindere dal contesto ciascun personaggio viene posto di fronte allo stesso bivio: la società o i briganti. In questo senso si crea una forte contrapposizione fra interno e esterno, fra uomo e realtà che lo circonda: fra un universo ricco ed eterogeneo e policromo ed un essere umano interiormente monocromo, bianco e nero, dominato da un netto dualismo che contrappone libertà e civiltà. Il passo è sempre breve e a volte basta una sola vignetta per saltare dal bianco al nero e viceversa, per convincere ufficiali o tenenti fedeli ad abbandonare la causa per rimpinguare le file dei briganti. Il messaggio è chiaro e ci fornisce un metro di giudizio per la società che stiamo costruendo: più la società è ingiusta e più essa allontana gli uomini da sé, creando nei suoi componenti un equilibrio precario in cui basta fare un piccolo passo al suo esterno per abbandonarla definitivamente. Ogni volta che il testimone della trama viene passato di personaggio in personaggio di cui seguiamo le gesta, questa tematica basilare viene rispolverata e riproposta in maniera incredibilmente originale, tanto da non far risultare mai banali o noiosi gli avvenimenti e lasciando l'impressione che la storia sarebbe potuta andare avanti battendo sugli stessi tasti all'infinito, suonando e risuonando la stessa melodia con interpreti e arrangiamenti sempre diversi. Le storie solitamente seguono un personaggio a cui avvengono tante cose: ad un certo punto le cose che possono verosimilmente succedere ad una persona finiscono e la storia inizia a calare... In questo caso invece la storia segue un personaggio solo fintanto questo ha qualcosa da dire al lettore, per poi passare ad un altro personaggio e via così di soggetto in soggetto, scrollandosi di dosso senza troppi fronzoli il peso delle storie precedenti. Invece di avere un personaggio e tanti eventi abbiamo i soliti eventi (società vs. briganti) ma affrontati da tanti personaggi diversi: la cosa funziona in maniera perfetta. In questo senso la strampalatezza e la fantasiosità dell'universo in cui si svolgono gli eventi è estremamente funzionale poiché consente a Magnus di inventare situazioni sempre diverse fra loro per riproporre la stessa tematica senza mai dare l'impressione di stare tirando troppo la corda. Avrei potuto leggere altri 5 volumi di fila senza problemi.

Nell'intento di presentare delle tematiche del genere lo stile artistico di Magnus risulta a dir poco perfetto. Il suo tratto chirurgico riesce a dare forza alla contrapposizione fra uomo e natura (interno e esterno) donando curve morbide, "stilizzate" e fantasiose alle varie macchine e armature strampalate, ai volti, agli abiti e ai corpi umani, alle costruzioni e astronavi, e contemporaneamente rendendosi artefice di proporzione e straordinario realismo nei dettagli naturalistici (ad esempio a pag.30 c'è un ramo con frutti e foglie veramente maestoso, degno dei più grandi maestri del disegno, e il fatto che non abbia bisogno di andare a riguardare il numero della pagina è indice di quanto ne sia rimasto colpito). Come avevo già commentato ne Lo Sconosciuto, anche qui il dualismo che alberga nell'animo umano viene espresso tramite la presenza sul volto dei personaggi di sole due espressioni: una "primaria" corrispondente al ruolo che vogliono farci credere di ricoprire, e una "secondaria" corrispondente al ruolo che realmente ricoprono. La prima è quella che appare costantemente sui volti di qualsiasi personaggio: se un volto appare come arcigno la prima volta, raramente apparirà in altre espressioni. Le espressioni rimangono sempre le stesse e aiutano a identificare un personaggio con una rapidità incredibile: il fatto che si riesca benissimo a seguire la trama nonostante i tantissimi protagonisti dai più strampalati nomi è indice di quanto siano ben distinguibili i volti. Chi ha impugnato qualche volta una matita e ha scarabocchiato un po', sa benissimo quanto sia difficile riprodurre un volto sempre esattamente identico e riconoscibile da tante angolazioni diverse. L'espressione secondaria è invece quella più rara che ritroviamo spesso quando un personaggio viene preso a botte, torturato, umiliato o posto in imbarazzo, smascherato. Queste due espressioni sono come un dritto-rovescio in cui Magnus ingabbia il lettore facendogli sfiorare l'anima di ciascuno dei suoi personaggi. A differenza de Lo Sconosciuto però, qui ho veramente avuto dei momenti di adorazione religiosa per le tavole del Maestro. Non fraintendetemi: anche nelle storie di Unknow ci sono dei tratti magnifici. Però ne I Briganti ho avuto la chiara impressione di come Magnus sia stato un disegnatore di un livello mooolto più alto di quanto immaginassi, soprattutto per l'intelligenza di capire quando utilizzare un tratto piuttosto che un altro: la maestria di padroneggiare l'arte ad un livello tale da poter usufruire di qualsiasi frutto della testa dell'artista. Cioè ho avuto l'impressione di non poter inscatolare l'arte di Magnus in nessuno schema prestabilito: con la matita alla mano ne I Briganti dimostra pienamente di essere in grado di realizzare qualsiasi cosa.

Ci sarebbe moltissimo altro da dire su quest'opera che stravolge il modo in cui ero abituato a vedere raccontate le storie a fumetti... Rimangono alla fine del volume la sensazione che esistano molteplici chiavi di lettura e la voglia di rileggere questa magnifica epopea dalle mille vicende. E' stato un trauma per me arrivare alla brusca fine, lo ripeto: è un fumetto che avrebbe potuto continuare all'infinito senza mai annoiarmi. Unica nota dolce della fine del volume: questo finale "mancato" genera ancora più magia attorno alle vicende, dando ancor più l'impressione di "storia infinita" in cui conta il viaggio e non il traguardo.