Qualche giorno fa ho iniziato una lettura intensiva sul buon Cornetto. Sono partito dall'omnibus di Miller, per poi continuare con gli altri lavori di Miller:
Rinascita,
Amore e Guerra,
L'Uomo Senza Paura. Ho continuato poi con
Diavolo Custode di Smith e
Parti di un Buco di Mack. Adesso mi appresto finalmente a iniziare i due splendidi omnibus di Bendis.
Che dire sull'omnibus di Miller... intanto partiamo dalle cose facili: è uno dei cicli supereroistici più iconici e spettacolari che io abbia letto. Forse potrei anche usare
"il più" invece che
"uno dei più", per dire, ma non voglio sbilanciarmi

il bel volume si apre con le primissime storie in cui Miller compare in veste di disegnatore, storie semplici ma molto godibili che hanno il grande pregio di farci scoprire il tratto di Miller piano piano, dal principio, e di goderne le evoluzioni stilistiche. Oltre a ciò queste gradevoli storie hanno anche il grande pregio di dare un'eccellente introduzione al personaggio: conosciamo qui la Vedova Nera, Foggy, Heather Glenn, Eric Slaughter, Turk, Bullseye, Ben Urich, Melvin Potter, Betsy Beatty. Insomma tutto quello straordinario pantheon di personaggi che caratterizza tutte le storie di Devil. Iniziamo a familiarizzare con Matt, le sue donne, i suoi nemici nella mala e non, le sue amicizie.
Si inizia poi a bomba con il primo numero finalmente scritto e disegnato da Miller:
Elektra! E già qui si capisce da subito che la gestione ha preso una brusca virata in meglio. Storia eccezionale, che già in sé contiene molti dei "bottoni" che Miller vorrà premere per il resto della gestione: il rapporto turbolento con l'amore e con un passato che Matt sa di non poter più recuperare, come l'immagine di un tramonto per un cieco. Una cosa che colpisce particolarmente in questa storia è che da questo momento in poi il tratto di Miller si inizierà ad evolvere in maniera sempre più evidente, segno che la fase di scrittura inizia ad influenzare il contenuto artistico del fumetto. Non a caso alla fine dell'omnibus, nella bella intervista a Miller e Janson riportata, si parla in maniera molto interessante di "espressionismo". Perché? In breve perché il buon Miller (con l'aiuto di Janson, che in questo duo svolge un ruolo quasi alla pari di Frank) usa distorsioni, prospettive sballate, tratto marcato e vignettatura rettangolare per trasmettere stati d'animo e mentali della storia che vuole narrare. E' estremamente divertente leggere questa intervista in cui vengono riportati vari esempi concreti, ed è spettacolare tornare a quelle pagine specifiche per rendersi conto che effettivamente sono stati fatti determinati ragionamenti sulle scelte grafiche... ad esempio una bottiglia d'alcool enorme e sproporzionata viene posta vicino a Bullseye per trasmetterci quanto ha bevuto senza bisogno di parole; una moglie (quella di Urich) spazientita per l'assenza del marito e frustrata dalla prigionia del suo matrimonio viene raffigurata dietro una pediera in ferro di un letto matrimoniale, che in prospettiva la "rinchiude" come una cella; ecc. ecc. Delle vignette viene esasperata la figura rettangolare e la verticalità, come splendido rimando alla gabbia di cemento che è New York: un'unione fittissima di rettangoli che svettano. Al contempo Miller esalta col suo tratto splendidamente sintetico e sempre più "pulp" le "rotondità" muscolari del corpo di Devil. In questo modo il Cornetto di Miller diventa un simbolo estetico estremamente efficace: una figura morbida, agile, rapida e splendidamente umana che sfreccia con grande appagamento attraverso la giungla rettangolare e spigolosa delle vignette e della città che protegge. Sotto questo punto di vista, il Devil di Miller diventa un vero e proprio uomo vitruviano contemporaneo: la perfezione di un corpo umano primordiale e antico e forte iscritto nelle forme geometriche e spigolose della modernità. Le due si compenetrano e si completano, dando luogo a una sinfonia di forme in movimento e a una splendida esibizione di forza e adattamento ambientale dell' "uomo nuovo".
Da qui in poi il destino della saga è segnato e ad ogni numero il
capolavoro è dietro l'angolo:
non ce n'è più per nessuno! Bullseye fugge dall'ospedale e delira per le strade innevate della Grande Mela; torna negli USA l'ex signore della mala Kingpin (che in mano a Miller si dimostra a mani basse uno dei villain più ben scritti di sempre) con la moglie Vanessa; inizia un fantastico "tormentone" riguardo gli interrogatori del povero Turk in scene via via più divertenti e iconiche; Becky Blake si vede costretta ad affrontare le conseguenze di uno stupro di cui fu vittima e che pensava essersi lasciata alle spalle; Devil perde il suo senso "radar" e arrivano i ninja della Mano!!! Torna Elektra per difendere il suo vecchio amore, e si combatte contro Kirigi: il temibile killer disumano, terrore dei ninja! A questo punto conosciamo Stick, un personaggio totalmente geniale alla sua prima apparizione, che funge da "maestro Miyagi" dei ciechi per il nostro eroe; il personaggio di Matt si evolve, cresce e affronta i propri demoni in una specie di rituale trascendentale di tiro al bersaglio; Elektra viene assoldata da Kingpin e viene sguinzagliata alla caccia di Ben Urich, che sta ficcando il naso fra gli affari del senatore sbagliato (questo albo, il #179, devo dire che è stato uno dei miei preferiti: Miller ha una pazienza e un'intelligenza straordinarie nel disporre le pedine sulla scacchiera per poi infliggere al lettore il maggior danno possibile con sequenze indimenticabili, da vero pugile!); ci si avventura poi nelle fogne, alla scoperta di una comunità invisibile di vagabondi... E poi si arriva a quella che è stata un'altra lettura illuminante di questo omnibus:
"L'ultima Mano", #181 (e ci includo anche il successivo #182). Non dico niente per non rovinare nessuna lettura... mi limito a dire che qui si raggiunge un apice incredibile di drammaticità, arte, stile, pathos, azione... qualcosa di veramente notevole. Poi arrivano le avventure col Punitore: altre incredibili storie che nelle differenze fra il "rosso" e gli altri giustizieri esaltano la figura di Devil come guardiano di Hell's Kitchen (bellissima la "vicenda" del pacemaker: in tutte le storie post-Miller il nostro Cornetto sa perfettamente distinguere un cuore sano da un pacemaker. Perché? Leggete per scoprirlo!). Dal #185 al #189 si cala un minimo... però il finale del #189 è sensazionale e i fili rossi che legano Natasha, Foggy, Heather e Matt prendono delle direzioni... inaspettate. Poi però, quando ormai l'enorme volume sta volgendo al termine, arriva un altro albo di rara bellezza:
Resurrezione (#190). Qui siamo di fronte all'ennesimo numero dalla qualità assoluta, con la differenza che qui si percepisce un Miller divenuto finalmente il Miller scrittore e artista maturo che noi tutti apprezzeremo in futuro. Stessa identica sensazione si ha con il successivo (ed ultimo) numero
Roulette (#191): una storia dura, difficile, tosta, in cui Matt guarderà in faccia il male a denti stretti. Qui Miller è veramente al top del top e questa storia autoconclusiva sancisce in maniera indelebile e definitiva il cambiamento operato dallo scrittore del Maryland al personaggio di cui mi ha fatto innamorare follemente: una perfetta parola "fine". Devil non sarà mai più lo stesso.
La cosa spettacolare di queste storie (dalla prima all'ultima) è, fra le tante cose, osservare come Miller in queste storie getti i semi di quelle che saranno le grandi caratteristiche della sua narrazione iconica, ma senza quel senso dell'eccesso che spesso lo rende indigesto a molti lettore. Anche molte trovate grafiche da lui rese iconiche (le prigioni di
Sin City con gli effetti di ingabbiamento di luce nell'ombra e viceversa; i "nazisti sadomaso" e i vagabondi nelle fogne di
Ronin; le televisioni ripetute coi notiziari di
Dark Knight Returns; ecc. ecc.) qui vedono la genesi, il ché rende questo omnibus un vero e proprio
must per chi ama Frank Miller e il corpus delle sue opere. In questo contesto sento di dover fare una riflessione anche alla luce dell'aver letto pure
Diavolo Custode di Smith. La storia di Smith viene presentata come una inizio della linea editoriale Marvel Knights, nata grazie all'eliminazione sulla copertina degli albi del marchio
Approved by the Comics Code Authority con lo scopo di proporre tematiche più adulte, mature e realistiche rispetto alle serie mainstream. La cosa che fa impressione leggendo l'omnibus di Miller è che il suo Daredevil è estremamente più maturo e adulto di quello proposto da Smith

perché in quel Miller non è la quantità di sangue o violenza a rendere il fumetto adulto, bensì è la modalità con cui la violenza arriva al lettore: come un montante dritto sul mento. Gli albi di Miller propongono una vera riflessione intellettuale e artisticamente rilevante sulla contemporaneità urbana e quotidiana dell'uomo di fine secolo, e lo fanno con una maturità francamente invidiabile da parte di un qualsiasi fumetto di oggi, in barba ai Marvel Knights con le loro immagini "truculente" o "sconvolgenti" e in quanto tali considerate "adulte". Troppo spesso ho pensato negli ultimi anni a Devil come un personaggio di seconda fascia, un tentativo di ibrido a metà fra il brio e la freschezza di Spiderman e la cupezza e il tormento di Batman. Miller invece tratteggia un eroe diverso, a sé stante, che brilla di luce propria e avente una complessità del tutto caratteristica e inimitabile, dando alla luce un'epopea metropolitana senza eguali.
Il buon Frank si dimostra di albo in albo capace di saper scrivere bene qualsiasi cosa sulla testata sua e di Janson, perché ha capito definitivamente lo spirito del personaggio che sta scrivendo! Ha capito che vuole un'atmosfera urbana e oscura, vuole lo sporco, vuole gli odori e i fetori dei marciapiedi, vuole raccontare la città e le piccole "formiche" umane che la abitano. I suoi personaggi sono profondi, mai banali e mossi da ragioni complesse, con cui non ci si riesce ad immedesimare immediatamente. Il suo Devil è un eroe ispirato dal padre, ma allo stesso tempo un bambino bullizzato figlio di un perdente bugiardo, violento e alcolista. Un uomo che ama le donne e ne sente il bisogno nella propria vita, ma che è anche disposto a tutto pur di trattenerle con sé anche a scapito della loro felicità. Un uomo maturo che lotta per il bene contro il male, ma anche un ragazzo che fa sempre ciò che gli viene detto da altri (tema che poi riprenderà nel primo albo di
Rinascita) legato per sempre a una promessa fatta da bambino. Una persona che è riuscita col tempo ad accettare e razionalizzare i suoi traumi grazie alla sua grande sensibilità ed intelligenza e che non è esclusivamente imprigionato nel proprio passato. Un personaggio che è conscio anche della forte ironia presente in ciò che fa e in come lo fa, un ragazzo pieno di gioie e solare, ma al contempo oscuro e capace di trasformarsi in un essere mitologico e orrorifico per i suoi nemici. Una persona saggia e riflessiva, che vede oltre le apparenze e le semplificazioni della vita, ma al contempo un cieco. Un ragazzo buono e giusto, ma al contempo molto arrabbiato e aggressivo.
Un angelo della giustizia vestito da diavolo.
110 su 110

E la lode? Per quella aspettatemi sul topic di
"Rinascita"!
