anzi, forse tutti i cambiamenti dei personaggi che si muovono tra le sue quinte dipendono proprio dal suo cambiamento. Perché Gotham è sempre stata una città maledetta, un posto in cui il Male ha potuto mettere solide radici e crescere indisturbato; ma il Male di cui sto parlando, il Male che imperava su Gotham, era un male -come dire- "normale": mafiosi, politici corrotti, speculatori e finanzieri senza scrupoli, killers prezzolati: un male “umano”, tipico della nostra contemporaneità, e che si ritrova, tanto simile, a Chicago come in Sicilia.
Ma come dicevo, Gotham cambia, Gotham si evolve, alla stessa velocità in cui cambia e si evolve il Male che le appartiene, con cui evidentemente fa tutt’uno: ai mafiosi e ai killers prezzolati subentra una nuova stirpe, quella dei Mostri, esseri più che umani nelle loro deformità interiori ed esteriori, che ammazza e sparge il terrore per motivi inauditi- non per soldi, certamente!- che ti entra in casa per rubarti i doni di natale o per riempirti di botte davanti a tua moglie.
Questo nuovo Male è un Male folle, tanto più terribile di quello precedente, perché imprevedibile e illogico.
Nessuno può rimanere uguale a come era prima, se tutto il tuo mondo cambia: Gotham City diventa davvero un inferno in terra, come ci dice la moglie di Harvey Dent nel dialogo memorabile con Barbara Gordon.
Prendiamo Carmine Falcone, il Romano, l’intoccabile signore del Crimine della città.
La Mafia, di cui è a capo, non tratta con i Mostri, non scende a patti con loro, né li ingaggia in qualche modo; ma proprio lui, Falcone, infrange la regola: lui ci tratta, coi Mostri, comincia a “fare affari” con loro: ovvio, la città sta cambiando, bisogna adeguarsi!
Quindi Poison Ivy prima, l’Enigmista, lo Spauracchio e il Cappellaio Matto in seguito: il tabù è infranto!
E le cose cambiano così tanto che proprio lui, il Romano, vede suo figlio diventare uno dei Mostri, un serial killer psicopatico che cambia identità, che ripudia il suo nome e ne prende uno nuovo (proprio come fanno i Mostri), quello di Holiday, oltraggiandolo nella maniera più completa: forse per il Romano sarebbe stato meglio saperlo impiombato e mangiucchiato dai gabbiani!
E ancora: proprio lui, “l’intoccabile signore”, viene fatto fuori da un Mostro nuovo, un Mostro che lui stesso ha creato, Due Facce: due pallottole in testa, per certificare che gli equilibri precedenti si sono ormai rotti, che le cose sono cambiate per sempre, che i Mostri hanno vinto- sono loro i nuovi “signori del crimine” della città. Il Male, da ora in poi, ha la loro faccia.
Batman, Gordon, Dent: anche loro cambiano. Due volte.
La prima quando, nella scena-pietra miliare sul tetto della centrale di polizia, i tre giurano di far cadere il Romano, decidendo di fidarsi l’uno dell’altro, di unire le proprie forze: e così che Batman, da giustiziere solitario, entra a far parte di un team, di una squadra di persone che hanno lo stesso obiettivo.
E il patto, fin quando il Male di Gotham è il Male “normale, “umano”, funziona: certo, Romano passa al contrattacco e fa saltare in aria la casa di Dent; ma, volendo, anche questa reazione estrema rientra nella normalità del modus operandi mafioso.
Il patto cade quando la situazione cambia, quando Gotham conosce il male dei Mostri: il patto andava bene con la vecchia situazione, ma adesso è inutile e non serve a nulla. Così tra i tre amici comincia a insinuarsi il dubbio nelle forme più varie (Batman sospetta Dent, Gordon crede che Batman non sia sincero con lui …), con Gordon che rinfaccia a Batman la responsabilità per l’arrivo dei Mostri.
Alla fine anche Dent diventa un Mostro: le cose sono cambiate per sempre, i Mostri hanno vinto- e forse il fatto che il responsabile sia (anche) il “normale” Falcone, significa più di quanto non sembri.
Insomma, tra le tante cose che Il lungo Halloween può essere, è anche un grande affresco psicologico, un trattato vero e proprio sui moti contrastanti dell’animo umano.
Un trattato tragico e oscuro, ovviamente!
Ci sono tante altre cose da dire: per esempio un’analisi della struttura grandiosa con cui Loeb organizza il suo racconto è indispensabile, e lo stesso si può dire dei disegni di un Sale meraviglioso, che ci offre una delle interpretazioni più memorabili di Batman e del suo mondo.