Da The Guardian

Gaiman, in un’intervista al Guardian, parla della sua vita, dei suoi lavori recenti e non, e di come la sua infanzia abbia influenzato il suo mestiere di scrittore.

urlIn una delle prime storie di Sandman, la nota serie Vertigo scritta da Neil Gaiman, uno scrittore tiene la musa Calliope imprigionata – “degradata, abusata e ferita” – per soddisfare il suo bisogno di idee. Verrà poi salvata da Morfeo, Signore dei Sogni, che invierà una maledizione chiamata “idee in abbondanza” sullo scrittore stesso. Quest’ultimo finirà per vagabondare sulla strada, scrivendo storie con il suo sangue: “un uomo innamorato di una bambola di carta… due anziane portano una faina in vacanza… un cespuglio di rose, un usignolo, e un collare nero di gomma… fateli smettere.”

È difficile non chiedersi se anche Gaiman a volte non si senta nello stesso modo. Quest’anno ha già pubblicato il libro per bambini Chu’s Day, che narra di un panda dotato di un forte starnuto, e il suo primo romanzo per adulti dai tempi di I ragazzi di Anansi (2005), intitolato The Ocean at the End of the Lane. Ha anche scritto un episodio del Doctor Who e un altro libro per bambini, Fortunatamente, il latte, che uscirà quest’autunno insieme al suo atteso ritorno su Sandman. Gli ho mandato un’e-mail all’inizio di quest’anno per chiedergli se potessimo fare una chiacchierata proprio su Sandman. “Non se ne parla“, ha replicato. “Devo scrivere sei racconti, oggi“. Va bene, allora.

Gaiman, chiacchierone e ospitale nonostante la sua agenda sia molto densa, durante un breve soggiorno in Inghilterra lontano dalla sua casa di Minneapolis ammette che “morirà senza aver scritto tutti i libri che vuole realizzare“. “Penso che qualsiasi cosa io abbia scritto, a eccezione di Ocean, possa avere un sequel che potrei iniziare a scrivere da domani.”

Anzi, da oggi: Gaiman infatti al momento è impegnato con il prequel di Sandman, la cui pubblicazione è attesissima dai fan poiché si tratta della sua prima storia dedicata al Re dei Sogni da 10 anni a questa parte. Ed è “orribile“, dice Gaiman: “Sta andando molto bene, ma è la più pesante esperienza narrativa della mia vita. Mi sembra di scrivere con un milione di persone che mi puntano gli occhi addosso, e non mi sono mai sentito così prima.

Poi sta per iniziare a lavorare sul sequel di American Gods, la sua epica road novel dedicata allo scontro, in America, tra dei vecchi e nuovi, e questa volta gli dei dei social media giocheranno una parte fondamentale, dato che Gaiman è un popolare e prolifico utente di Twitter. Inoltre Neil ha appena scritto una “lunga storia breve” ambientata nel mondo di Nessundove, il suo primo ritorno a “London Below” dopo 16 anni.

url-1Il suo nuovo romanzo The Ocean at The End of The Lane, nel frattempo, chiamato da Gaiman il suo “strano piccolo libro“, è ritenuto da alcuni ammiratori la più grande opera che Gaiman abbia mai scritto.  In origine doveva essere un racconto breve, ma in poco tempo, da una storia di 15 pagine in cui un bambino di 7 anni e suo padre trovano il corpo del loro inquilino alla fine del vialetto della loro casa, è diventata un romanzo in cui il protagonista fa amicizia con una famiglia di streghe vecchie di 1000 anni e viene trascinato in una battaglia contro uno dei più spaventosi mostri creati nella narrativa recente.

Gaiman ha dedicato il libro a sua moglie, la musicista Amanda Palmer, e dice che lo ha scritto per lei mentre la consorte stava incidendo un album in Australia. Ogni settimana Amanda lo contattava per essere sicura che fosse ancora vivo.

Non stavo pensando al romanzo in termini di pubblicazione. Ogni volta che terminavo un libro, dicevo ‘Bene, ora scriverò un romanzo’. Con American Gods, per esempio, ho detto: ‘Ora sto per scrivere uno di quei libri che sicuramente sarà un mattone: diventerà una tortuosa road novel e sicuramente ci vorranno due anni della mia vita per scriverlo’. Questo è quello che mi è accaduto con The Ocean at the End of the Lane.

url-2Nel 2005 ho scritto I ragazzi di Anansi, un’opera che narra dei figli del dio ragno imbroglione Anansi, perché mi davano fastidio le persone che dicevano: ‘Ah, American Gods è un’informe, indefinita e tortuosa road novel, evidentemente Gaiman ha dei problemi dal punto di vista formale, anche se rimane uno scrittore interessante.’ Io leggevo queste recensioni e pensavo ‘No, no, è esattamente quello che avevo in mente di fare! Volevo scrivere una road novel, e le road novel sono contorte, è questo il punto. Volete che io scriva un romanzo classico con uno svolgimento tradizionale? Bene, lo farò. E non sarà solo un romanzo classico, sarà una vera e propria farsa, sarà un libro divertente e tutti i pezzi saranno al loro posto. E così scrissi I ragazzi di Anansi.

Con Ocean, tuttavia, “mi sembrava di guidare di notte nella nebbia: io sapevo cosa sarebbe successo tre o cinque pagine più avanti, ma nulla più“.

Da un lato amavo questo romanzo, dall’altro non so se è un’esperienza che riuscirei a replicare. Non credo che potrei scrivere un altro libro in cui mi rivolgo a mia moglie e le racconto com’era essere me stesso quando avevo 7 anni. Non si tratta di eventi accaduti nel mondo reale, ma nella mia testa, inseriti nel contesto in cui sono cresciuto. Mi avevano detto che alla fine della nostra strada c’era veramente una fattoria che risaliva all’Alto Medioevo, e nel 2003 mio padre mi confermò che l’inquilino della casa si era ucciso. Da bambino mi chiedevo: ‘Perché nella vita non accadono le cose che accadono nei libri?’ […] Io, per esempio, amavo arrampicarmi sulle grondaie poiché era quello che facevano i bambini nelle storie che leggevo. E mi sentivo un fallimento perché non avevo scoperto nulla giocando con ‘Il Piccolo Chimico.’”

Ma sebbene il romanzo racconti la storia di un bambino – la cui vicenda è narrata dal se stesso adulto anni dopo – Ocean è assolutamente un libro per adulti, “non perché i ragazzi non siano in grado di coglierne la fantasia e la magia… ma perché racconta l’amaro momento di consapevolezza in cui non puoi più farci nulla e sei fregato. Salve, hai 7 anni e sei del tutto fregato,” dice Gaiman.

url-3È differente, dice, da Coraline, il suo acclamato romanzo per bambini del 2002, dove una bambina si trova in una casa uguale alla sua e dove la nuova versione di sua madre, che ha dei bottoni al posto degli occhi, non vuole lasciarla andare via. Coraline è una storia che parla di mostri e dell’uccidere draghi, con una morale: “Sì, ci sono mostri là fuori, e se sei grintoso e intelligente e coraggioso e furbo puoi affrontarli” ma allo stesso tempo ti spinge a riflettere sul fatto che quando le cose vanno male si possono compiere degli errori e correre grandi pericoli.

Gaiman è cresciuto nella campagna del Sussex dove è ambientato Ocean, e i suoi genitori, quand’era bambino, erano parte della comunità di Scientology. Ogni tanto, dice Gaiman, nascono voci “incontrollate” su internet secondo cui “io e Amanda siamo segretamente membri della comunità di Scientology – a cui avrei donato 29 milioni di dollari – e che ci saremmo sposati per volontà della setta, anche se in realtà l’unica cosa in cui credo è il potere delle storie.

Sono bravo a inventarmi le cose e studio con attenzione tutto ciò che la gente si inventa […]. Io credo nel potere redentore delle storie e sono convinto che siano veramente importanti, dato che, in modi che a volte non comprendiamo, ci permettono di capire le nostre vite e di evadere da esse, spingendoci a provare empatia per ciò che ci circonda e creando il mondo stesso in cui viviamo.

Da ragazzo Gaiman ottenne una borsa di studio per terminare i suoi studi scolastici, anche se non è mai andato all’università, dato che era sicuro che sarebbe diventato uno scrittore: “La cosa terribile, ed è veramente terribile ripensandoci, è che ero sicuro di essere uno scrittore brillante” ricorda. Le sue prime produzioni, dice con un sorriso amaro, certamente non lo erano. “Ma ero convinto di essere intelligente, ero convinto di avere qualcosa da dire, e senza volerlo feci la cosa giusta.”

I suoi primi tentativi non andarono a buon fine, ma Gaiman riuscì a diventare un giornalista: “Ricordo che dissi con la magnifica arroganza che si ha a 22 anni: […]: ‘Guardami, mondo, io ora sono un giornalista, mi specializzerò nell’ambito dell’editoria e mi dedicherò agli autori. E ha funzionato sorprendentemente bene. Ho telefonato a diversi editor proponendo idee che poi sono state accettate, e mi sono messo al lavoro. I primi mesi, quando mi chiedevano per chi avessi lavorato prima, semplicemente mentivo.

9780099368304Alla fine Gaiman riuscì a chiudere dei contratti per alcuni libri – una biografia del 1984 dei Duran Duran, e un volume del 1985 intitolato Ghastly Beyond Belief: si trattava di una raccolta di citazioni tratte da libri fantasy e film di fantascienza. “Ero bravo, affascinante e credibile (ma non pericoloso per fortuna): mi sedevo al tavolo con qualcuno e all’improvviso avevo un contratto.”

Quello che veramente voleva fare, però, era scrivere comics. Quindi, armato di faccia tosta, a una convention, chiese al leggendario Alan Moore come doveva essere una sceneggiatura per un fumetto. “Moore disse: ‘Pagina uno, vignetta uno, descrivi tutto quello che puoi vedere… se è un effetto sonoro scrivi: Fx: ‘Argh’ o Fx: ‘Thwack’, e mi fece un piccolo esempio di sceneggiatura, e io andai via e ne scrissi una“, dice Gaiman.

Seguì la serie SANDMAN, che vinse premi, fu acclamata dalla critica e conquistò milioni di lettori in tutto il mondo. Norman Mailer lo chiamò “un fumetto per intellettuali“. “Io avevo questa grandiosa e folle necessità di fare fumetti che fossero arte. E l’ho fatto… francamente non ho idea di quanti milioni di copie di SANDMAN siano state vendute negli ultimi 25 anni,” dice Neil, anche se 20 milioni potrebbero essere una stima realistica.

A causa del tipo di storie che scrive e della popolarità raggiunta, Gaiman è spesso considerato un autore “cult”. Sebbene a volte venga definito come un “autore che vende un numero pazzesco di copie” e abbia milioni di fan in tutto il mondo (ne ha tantissimi anche sul suo blog e su Twitter) Gaiman pensa che cult sia ancora la parola giusta.

Io non penso di essere così famoso, ma di essere apprezzato in molti ambiti diversi. Quando ci sono tanti piccoli gruppi di fan che ti adorano (piccoli “culti”, quindi, NdT) il numero totale degli ammiratori diventa molto grande, ma questo non porta necessariamente alla popolarità su larga scala.

graveyardbookGaiman ricorda anche una particolare circostanza legata all’uscita del romanzo Il libro del cimitero, una storia ispirata a Il libro della giungla che vinse contemporaneamente (non era mai successo) i due premi Carnegie e Newbery. “In quel momento, improvvisamente, apprezzarmi anche da un punto di vista letterario – orrore! –  divenne una cosa normale, “sicura” e “accettata”.

Una recensione di Ocean pubblicata sul Times per esempio diceva che se Gaiman fosse stato sudamericano il libro non sarebbe stato considerato “fantasy”, ma una sorta di rielaborazione del “realismo magico” tipico della letteratura del Sud America. “L’idea mi piace” dice Gaiman “anche se, in ogni caso, si tratta di un’opera di finzione. Ho ricevuto numerosi premi nella mia vita (Nebula, Stocker, Hugo) ma improvvisamente vinsi due premi letterari ‘mainstream’ e tutti mi consideravano un vero scrittore.

Il mio lavoro ormai è un incrocio di tante esperienze diverse: sono diventato famoso nell’ambito dei fumetti, come romanziere e come scrittore di libri per ragazzi, poi è arrivato il Doctor Who e tutto è salito ancora di livello. […] Adesso un sacco di persone mi leggono, sanno chi sono e amano moltissimo il mio lavoro.

Per anni ho pensato  di essere come il sushi, una cosa che piace a pochi, e poi arrivi al punto in cui tantissime persone amano il sushi e tutto d’un tratto  il sushi funziona.

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Alison Flood
The Guardian, 26 Luglio 2013