Testi: Mike Mignola
Disegni: Duncan Fegredo
Edizione Italiana: Magic Press Numeri 8, 9, 12
Edizione Originale: Dark Horse Comics

Eccoci qui, all’ultimo appuntamento (per ora) con Hellboy e la sua saga.
Per chi si fosse perso le puntate precedenti vale la pena ricordare che può trovare QUI la prima recensione, con un rilassante corso di introduzione alle credenze esoteriche naziste, e QUI la seconda recensione dedicata alle storie brevi.

Veniamo subito al dunque: i lettori più attenti si ricorderanno come il sottoscritto, con il benestare dell’admin di DC Leaguers, si sia lanciato in una critica, da taluni definita eccessiva ma, a mio avviso, del tutto sincera, nei confronti dell’autoproclamatosi re della letteratura horror, Stephen King.
A causa di tale esternazioni l’admin ha ricevuto diverse email di protesta, dai contenuti decisamente scadenti e oltraggiosi, diverse minacce di morte e, per finire in bellezza, una testa mummificata recapitatagli nella sua residenza a Ostia beach, con tanto di pagamento da parte sua della consegna.
Pensavate di spaventarci?
Pensavate, anche solo minimamente, che avremmo potuto arrestarci di fronte a tale scempio e chiedere scusa per tutte le nostre critiche?
A quanto pare è proprio così, quel pusillanime dell’amministratore di questo sito, infastidito per le molestie alla sua persona ma, ancor più, per la pace turbata del suo lido, ha deciso di prendere le distanze da tale critica e così, a nome suo, mi ha pregato di porgervi le mie scuse più sentite.

Ovviamente ve le potete scordare e, per quanto mi riguarda, potete anche procedere con le aggressioni tanto invocate nelle vostre email di protesta e accendere un rogo con i libri stessi di King nel quale gettare l’amministratore e mentre lo farete, sarò ancora qui impegnato a scrivere critiche al vostro tanto amato scrittore, in attesa che mi vengano in mente i contenuti per la prossima recensione.

Ora che siano finalmente entrati nello spirito giusto  possiamo procedere con la trama di quest’ultimo ciclo narrativo di Hellboy scritto da Mike Mignola e disegnato magistralmente da Duncan Fegredo.

IL CAVALIERE ERRANTE
(Attenzione contiene SPOILER)

Nei vecchi racconti popolari di una volta era facile imbattersi in cavalieri che, alla ricerca delle proprie origini o per svolgere una missione rischiosa o anche solo per rispettare un voto preso, si mettevano in cammino, in una ricerca errante che, spesso, li portava a dissotterrare segreti dimenticati del mondo o verità rivelatrici su se stessi e a svelare così il proprio destino.
In questi tre numeri di Hellboy assisteremo proprio alla fine di questa ricerca, iniziata dal diavolo rosso una volta abbandonato il B.P.R.D che lo ha portato allegramente  in giro per il mondo (e nei  fondali dei suoi oceani) a darsele di santa ragione con le creature più disparate.

Se molto delle origini di Hellboy era stato svelato dallo stesso Rasputin ne Il Risveglio del Demone e in storie brevi come La Bara Incatenata, Mignola stavolta ci darà una nuova prospettiva delle origini del diavolo, attingendo dal vasto ciclo arturiano e rendendo Hellboy ben più di un semplice mezzo-demone spuntato fuori dagli abissi degli inferi.

 Questo ciclo di storie, ambientato soprattutto nella cara vecchia Albione, si spoglierà, delle atmosfere horror  per vestire stavolta, come si può intuire, il lucente manto delle fiabe e dei racconti epici.
Davanti ad una minaccia che rischia di riportare il mondo a più di mille anni fa, Hellboy si imbarcherà nella sua più grande impresa (fino ad ora), un’avventura che lo vedrà scontrarsi con giganti e cacciatori spietati, un viaggio  in cui incontrerà personaggi del ciclo arturiano, come Morgana le Fay  e lo stesso Re  Artù, a fare a cazzotti con grossi cavalieri dall’armatura nera ma, soprattutto, a incontrare una volta ancora (e forse ultima?)  Ogdru Jahad in una conclusione epica e degna di qualsiasi saga cavalleresca.
Hellboy quindi da detective del paranormale compie un viaggio, un percorso che lo trasforma e lo rende l’eroe archetipo che, armato del suo coraggio (e una grossa mano di pietra e una forza sovra umana ma quello che conta è il coraggio) difende la sua dama (ebbene si, questa volta abbiamo anche una dama!) e affronta il drago, in uno scontro da cui dipende il destino di tutti.

Hellboy come Lancillotto dunque, o come Galvano, Galahad e gli altri cavalieri, scintillanti nella loro armatura che, desiderosi di mettere alla prova il loro destino, e in questo senso Hellboy è una vita che rema contro la sua sorte di essere Anung Un Rama, la bestia dell’Apocalisse  ovvero colui che  porterà l’inferno sulla terra, si imbarcano in imprese impossibili per dimostrare a sé stessi e al mondo il proprio valore e i propri ideali.

Se ciò non bastasse il tutto viene condito da orde di non morti, cavalieri fatati e redivivi paladini di tempi andati il tutto integrando con disinvoltura (grazie alla grandissima abilità di Mike) le nuove atmosfere a quelle vecchie, tratto che in effetti è distintivo della serie che passa da un tipo di horror che si rifà a Lovecraft ad uno con toni più vicini a Poe, per passare poi al racconto popolare e, infine, alla fiaba vera e propria.

Come ogni buon viaggio che si rispetti incontreremo vecchie conoscenze, come la Baba Jaga o Ecate o ancora Bromhead, e, in un crescendo magistralmente orchestrato da un Mike Mignola più in forma che mai, verremo a conoscenza, passo dopo passo, della terribile ombra che incombe sul mondo e che scuote e spacca persino la comunità delle creature magiche, ormai fin troppo abituate a vivere solo nelle storie che si tramandano gli uomini e spaventata essa stessa dalla “rivoluzione” in atto.

QUESTIONE DI STILE

Se la trama ordita da Mignola non fosse sufficiente per parlare di capolavoro(ma lo è, eccome se lo è!), ci pensano le matite di Duncan Fegredo a nobilitare ulteriormente questo trittico di numeri.
Fegredo non si limita solo a imitare lo stile, già di per se particolarissimo, di Mignola, ma lo riprende, lo rielabora a modo suo lo arricchisce di dettagli e della sua grandissima esperienza di disegnatore ed artista.
Ammirare le tavole disegnate da questo artista è qualcosa di unico: il regno perennemente innevato di Baba Jaga è reso magistralmente dalle tavole di Fegredo che rende vivo e vegeto un posto che risiede nella fantasie delle persone.
E che dire delle infinite schiere di scheletri che capeggiati da Koshchei l’immortale danno la caccia ad Hellboy?
O delle tavole con un moribondo Perun, dimenticato ormai dai suoi antichi fedeli, ai piedi di un albero?
E ancora, come si può non restare meravigliati dallo spettacolo del castello di Morgana, immerso in una dimensione onirica, e dai giganti, dai mostri, dai cavalieri, dalle streghe, dalla bellissima Nimue, incoronata e avvolta nel suo mantello rosso?

Nessuno meglio di Fegredo poteva sostituire Mike Mignola, imparare un tratto nuovo e diverso e padroneggiarlo fino addirittura a migliorarlo.
Se ci fosse stato qualcun altro non avremmo avuto tra le mani questi tre volumi splendidi, in cui ci viene narrata una storia bellissima, accompagnata da disegni capaci di cogliere la vera essenza del personaggio e del fumetto.

FINE DEL VIAGGIO?

 

Finito l’ultimo volume, non ci resterà che lasciarci andare a moti nostalgici e roba da femminucce, sentimenti che, sicuramente, non ammetteremo mai di provare.
Ogni volta che si legge un numero di Hellboy rimane sempre qualcosa dentro, dal buon umore che le storie ci trasmettono alla ricchezza di un sapere antico, spesso sottovalutato e bistrattato ma che, in realtà, parla di noi molto più di quanto possono fare i moderni strizzacervelli.
Ma soprattutto rimane la consapevolezza di lasciare tra le pagine, almeno momentaneamente, un amico, un tipo tosto che sappiamo esserci sempre nel momento del bisogno, pronto a menare di brutto ma anche capace di gesti di grande gentilezza e umanità.
Non è un caso se nei primi numeri dello spin off  B.P.R.D.  si senta la nostalgia di Hellboy un pò ovunque, gli stessi personaggi parleranno con toni affettuosi di Hellboy e spesso, assieme a loro, ci ritroveremo a pensare a come sarebbe stato se il diavolo rosso fosse stato con loro.
Per chi ha cominciato a leggere Hellboy da poco forse questi discorsi potrebbero risultare eccessivi ed esagerati ma per chi, come il sottoscritto, porta con sé le storie di questo personaggio da più di una decina di anni risulteranno naturali.

Permettetemi infine di porgere un ringraziamento di cuore a Mike Mignola: grazie Mike per aver creato Hellboy, per avermi fatto gioire per i suoi trionfi, per avermi reso partecipe delle sue vittorie e per aver portato, assieme a lui, il peso angosciante dei dubbi e della sconfitta.
Grazie per aver creato un mondo unico, in cui potersi perdere e sognare, capace di catapultarci in una dimensione in cui stranamente, nonostante tutti i pericoli mortali (e sono davvero tanti), è sempre come stare a casa con la consapevolezza che un tizio rosso, grande e grosso verrà ad aiutarci e a mettere le nostre chiappe al sicuro!

L’appuntamento con le recensioni di Hellboy finisce qui, almeno finché non uscirà anche da noi Hellboy in Hell, serie tuttora in corso negli USA che vede il ritorno, alle matite, di Mike Mignola.
Ci rivedremo all’inferno, luridi bastardi!