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Durante una recente intervista nel programma “Fatman on Batman” di Kevin Smith, Grant Morrison ha dato la sua personale interpretazione ad una delle opere più importanti del mondo batmaniano: The Killing Joke di Alan Moore.

Secondo l’autore scozzese, nel titolo dell’opera del suo collega di Northampton ci sarebbe scritto il finale dell’opera stessa, motivando la sua affermazione così:

“Batman uccide il Joker. Ecco perché si chiama The Killing Joke.
Joker alla fine della storia racconta il “Killing Joke”, Batman dunque lo raggiunge e gli rompe il collo e questo è il motivo per cui le risate finiscono e le luci [della volante della polizia, ndr] si spengono, perché quella era l’ultima possibilità di attraversare quel ponte. E Alan Moore ha scritto la storia finale di Batman e Joker […] ma l’ha fatto in maniera ambigua, così che la gente non debba mai essere sicura sia andata, il che significa che non deve essere necessariamente l’ultima storia di Batman/Joker. E’ geniale!”

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Se pensiamo a come inizia l’opera di Moore, l’interpretazione di Morrison non sembra discostarsi troppo dall’essere verosimile:

“Ciao. Ti volevo parlare. È un po’ che ci penso. A te e a me. A quello che succederà allafine. Uno di noi due ucciderà l’altro, vero?
Forse tu ucciderai me. Forse io ucciderò te. Forse presto. Forse tardi. Volevo provare a parlarne per evitare che vada a finire così. Almeno una volta.
Mi ascolti? È questione di vita o di morte. Forse la mia morte… Forse la tua.”

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E ancor prima di questo monologo, tutto inizia come finisce, ovvero col “Killing Joke”. Quando Batman entra nella cella del falso Joker, le parole di apertura dell’opera sono: “Allora, ci sono due matti in manicomio…“. La barzelletta del Joker, il “Killing Joke”, inizia con le medesime parole: “Allora, ci sono due matti in manicomio…“.

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Se da un lato l’interpretazione di Morrison sembrerebbe essere verosimile, dall’altro è possibile che lo scozzese abbia semplicemente voluto alimentare l’infinita diatriba tra lui e Alan Moore. Come è ben noto, infatti, tra i due non corre buon sangue, dunque c’è da attendersi una pronta replica dello scrittore di Northampton.

E voi cosa ne pensate? Vi convince l’interpretazione di Morrison?