Gli Eterni

Nov 7, 2011

Di tutta la saga di Sandman gli Eterni sono sicuramente i personaggi più affascinanti.

Questi personaggi complessi fotografano nel loro insieme la vita dall’inizio alla fine.

Quando nasciamo un destino viene scritto per noi e così viene definito anche l’epilogo che ci aspetta.

I nostri sogni, i nostri desideri, le nostre follie e i nostri momenti di tristezza non fanno altro che arricchire, tratteggiare e dare valore al percorso da compiere per arrivare alla meta ultima.

Non importa chi siamo, in quale angolo dell’universo siamo nati o in quale dimensione camminiamo, tutti noi prima o poi siamo destinati a incontrare gli eterni, perché essi sono la rappresentazione antropomorfa di ogni attimo della nostra vita e l’idea alla base del loro essere è quella di raffigurare quelli che per Neil Gaiman sono gli archetipi principali della natura umana.

L’idea filosofica di Cartesio “Cogito ergo sum” per gli eterni potrebbe semplicemente divenire “Sono dunque esisto” perché il loro semplice esistere, e racchiudere in se stessi l’essenza di concetti ed emozioni così potenti, al tempo stesso li definisce.

Dunque, per quanto potenti e infiniti, gli Eterni sono al tempo stesso limitati, condannati ad eseguire i loro doveri fino alla fine del tempo.

I sette Eterni creati da Neil Gaiman, in ordine di nascita, sono: Destino, Morte, Sogno, Desiderio e Disperazione, Distruzione e, infine, Delirio.

DESTINO

Destino è il fratello maggiore, colui che ha cominciato ad esistere quando il tempo ha cominciato a scorrere.

In Sandman Destino appare agli occhi dei mortali come un uomo alto incappucciato, cieco e legato al suo libro che racchiude il fato di ogni cosa.

Il libro è anche il suo sigillo.

Egli vive in un bellissimo giardino in cui sono presenti delle statue che raffigurano i sette eterni.

Il personaggio creato da Gaiman appare molto fedele alle rappresentazioni degli antichi.

Nella mitologia greca il destino è quella forza inarrestabile e immutabile a cui nessun essere vivente può fuggire: nemmeno i potenti dei dell’Olimpo sono immuni ad esso.

La mitologia norrena, i cui eroi spesso e volentieri fanno irruzione nei racconti di Gaiman, è talmente basata sull’idea di ineluttabilità di ogni fato che persino Odino, il padre di tutti gli dei, aspetta la sua ultima ora nel giorno del Ragnarok .

In entrambe le mitologie il destino è una forza cieca, né malvagia né benevola: molto più semplicemente nessuno può sfuggirgli e sarebbe anche sciocco tentare di farlo.

Un elemento estremamente interessante di Destino è la sua presunta cecità: nell’opera viene fatto intendere che la sua vista abbia ben oltrepassato la cecità e che in verità sia costretto a vedere come a sottolineare la sua passività nei confronti di quel che c’è scritto nel suo libro.

Un ulteriore elemento a favore di quanto detto prima, che rende ancora più drammatica e solenne la figura del primogenito, è che egli stesso sia incatenato al libro, incapace di separarsene.

La cecità di Destino lo accomuna ad una delle rappresentazioni più famose della sorte quella cioè della dea bendata.

La dea è raffigurata con in mano una cornucopia (simbolo di abbondanza) intenta a distribuire i suoi favori in modo casuale in quanto bendata.

Questa idea rimanda alla casualità della buona sorte e rafforza l’idea della neutralità di Destino nel corso degli eventi.

Infine vale la pena riflettere su due sue caratteristiche: i suoi passi non lasciano impronta e la sua figura non proietta ombra.

Questi due ulteriori elementi potrebbero far riferimento allo scorrere del tempo.

Per quanto riguarda l’assenza di impronte dei suoi passi si potrebbe pensare che faccia riferimento al fatto che per quanto grandi e magnifiche siano le imprese compiute dai mortali più arditi, queste siano destinate a scomparire di fronte allo scorrere continuo degli eoni che, come onde sulla spiaggia, alla fine inghiottiranno ogni traccia dell’esistenza.

Il non proiettare ombra poi potrebbe riferirsi alla misurazione stessa del tempo: poiché l’ombra proiettata dalle meridiane è stata usata sin dai tempi più antichi per scandire le ore, l’assenza di ombra proiettata da Destino potrebbe riferirsi al fatto che misurare il tempo sia inutile e limitativo in una dimensione infinita e senza fine.

Destino apparirebbe quindi legato all’idea stessa del tempo.

MORTE

La secondogenita della famiglia è Morte.

La rappresentazione che ci fornisce Neil Gaiman è quanto più di diverso ci sia da quelle classiche.

La Morte di Gaiman è una ragazza gioisa, capace di dare speranza e conforto, e seguace, almeno in base al modo in cui viene rappresentata, della moda Goth.

Si viene a sapere inoltre che quando apparve il primo mortale, Morte era già pronta ad attenderlo.

Come detto,la Morte di Gaiman è estremamente diversa dalle rappresentazioni a cui siamo abituati della morte: raramente essa viene rappresentata come qualcosa di positivo, più spesso è rivestita di un’aura di terrore, è lugubre e mostruosa agli occhi dei mortali.

Morte è dunque una traghettatrice di anime, incaricata di accompagnare i mortali negli ultimi istanti e condurli semplicemente oltre, rivestendo quindi il ruolo di psicopompo.

Completamente privata dei suoi attributi più macabri dunque Morte appare a coloro che ritengono importante conoscerla nel momento del trapasso.

Più recentementela Morte, dal punto di vista religioso, ha assunto un ruolo estremamente importante nei paesi del Centro e Sud America specialmente in Messico in cui è conosciuta come Santa Morte.

Completamente diverse sono invece le rappresentazioni della morte nei mass media: in una puntata dei Simpson, Homer assume  le sembianze della morte con risultati disastrosi.

La Morte appare costantemente nei libri di Terry Pratchett e memorabile è il suo ruolo nel film Il Senso della Vita di Monty Python.

Il tristo mietitore è anche la protagonista di una canzone dei Blue Oyster Cult intitolata “Don’t Fear the Reaper” in cui la morte non è vista come qualcosa di angosciante ma piuttosto come qualcosa di naturale e di cui non aver paura, la canzone infatti recita:

All our times have come
Here but now they’re gone
Seasons don’t fear the reaper
Nor do the wind, the sun or the rain..we can be like they are
Come on baby…don’t fear the reaper
Baby take my hand…don’t fear the reaper
We’ll be able to fly…don’t fear the reaper
Baby I’m your man…

Notiamo infine che Morte, in Sandman, è sempre raffigurata con una Ankh che ne rappresenta anche il sigillo.

Questa particolare croce è portata costantemente dalle divinità egizie ed è un simbolo di immortalità e vita.

Forse questa croce è una prova che Morte ci conduce solo alla fine delle nostre vite mortali ma, allo stesso tempo, ci conduce in un mondo in cui la vita è infinita e il tempo non ha più motivo di esistere.

SOGNO

Dopo Destino e Morte viene Sogno.

Sogno è il protagonista dell’opera e, proprio per questo, è il personaggio più approfondito e meglio descritto.

Sogno ci appare come un uomo estremamente pallido e magro, di bell’aspetto, con capelli corvini e occhi diversi da quelli di ogni altro individuo.

Tra tutti gli Eterni è probabilmente uno dei più ligi ai propri doveri e più volte lo vediamo impegnato nello svolgere le proprie mansioni e a risolvere situazioni che lo vedono coinvolto.

In questo è sicuramente molto diverso dal fratello Distruzione con il quale, al termine della saga “Vite Brevi” discute proprio del ruolo degli Eterni.

Il regno di Sogno è fatto della materia stessa dei sogni e vi si accede da cancelli di corno e avorio.

I cancelli in questione sono ripresi dalla tradizione greca e romana.

Sia Omero che Virgilio parlano dei cancelli del sogno attraverso i quali passano i sogni menzogneri o veritieri.

I versi che parlano dei cancelli, per quanto riguarda Omero sono ripresi dall’Odissea e sono i seguenti:

Ospite, sono vani i sogni e alcun fondamento non hanno; così non tutto si avvera agli uomini poi. Due sono le porte dei sogni inconsistenti: una è di corno, l’altra d’avorio; i sogni che passano attraverso l’avorio segnato sono fallaci, portando vane parole; invece quelli che vengono fuori attraverso la porta di lucido corno presentano cose vere, ogni volta che uno li abbia sognati

Mentre invece Virgilio ne l’Eneide parla dei cancelli e li collega al regno dell’Ade.

Sono due le porte del Sonno, di cui una si dice fatta di corno, da cui è data una facile uscita alle vere ombre: la seconda, brillante, fatta di splendente avorio, ma gli spiriti mandano al cielo falsi sogni

Il regno di Sogno è popolato dalle creature fantastiche e prende forza dai sogni dei mortali.

Il palazzo di Sogno ha anche una vastissima biblioteca che contiene tutti i libri sognati o anche solo immaginati.

Sogno viene inoltre raffigurato in possesso di tre oggetti: un sacchetto pieno di sabbia, un rubino e, infine, un elmo.

Il sacchetto fa riferimento al folletto del sonno che dà anche il nome al fumetto.

Il folletto, secondo la leggenda, avrebbe il potere di infondere sogni nei bambini usando la sua sabbia magica.

In una versione della storia il folletto avrebbe una connotazione più tetra e malvagia: grazie alla sua polverina riuscirebbe infatti a far letteralmente cadere gli occhi alle sue vittime.

Il secondo degli oggetti di Sogno è un rubino.

La pietra ha da sempre un significato collegato alla passione, al fuoco e alla creatività.

Il collegamento con il fuoco non si limita semplicemente al rubino, infatti le vesti di Sogno sono spesso addobbate con motivi che rappresentano le fiamme e lo stesso J’onn J’onzz, nel vedere sogno, lo riconosce e lo chiama L’Zoril, signore delle fiamme e delle terre del sogno.

Più oscuro e incerto appare il significato dell’elmo.

Ricordiamo nei miti greci e nordici gli elmi di Ade e di Sigfrido.

Il primo elmo regalava al portare la capacità di rendersi invisibile.

L’elmo di Sigfrido era in grado di suscitare grande terrore nei nemici e di permettergli di assumere le sembianze dei propri nemici.

In ogni caso, sembrerebbe che l’elmo di Sogno sia slegato a queste tradizioni.

Quel che è certo è che da esso tragga un certo potere, tanto più che nel corso della saga, quando si trova ad affrontare Lucifero, lo indossa mentre si prepara per la battaglia.

Tradizionalmente, ai sogni, è anche legata la capacità di prevedere il futuro.

I simboli legati a Sogno, usati come sigilli sono due: l’elmo e la chiave.

L’elmo chiaramente si rifà a quello usato da Sogno  per viaggiare nei vari reami di esistenza.

La chiave potrebbe rifarsi ai cancelli dei sogni, ma potrebbe anche essere ispirata alla chiave d’argento di Randolph Carter, personaggio creato da Lovecraft.

In un racconto Carter, esploratore della terra dei sogni, afferma di aver perso la chiave d’argento che gli permetterebbe di poter entrare nella dimensione onirica.

DESIDERIO E DISPERAZIONE

Dopo Sogno vengono Desiderio e Disperazione gemelle e fautrici, spesso, della rovina dei mortali.

Là dove una è bellissima e irresistibile, l’altra appare brutta e sgradevole.

Desiderio rappresenta tutto quello che un mortale può volere.

E’ scritto che nessuno può possedere Desiderio, è sempre lui/lei a possedere.

Da ciò si deduce che i desideri nel cuore degli uomini possono portarli alla distruzione e annullare la personalità.

La brama che suscita il desiderio può diventare ossessione, a cui sarà impossibile fuggire.

A Desiderio sono quindi legati tutti i piaceri e i segreti dell’animo umano, segreti che portano al piacere o alla disfatta.

La figura di Desiderio può essere associato di primo acchitto a Dioniso, la divinità greca dell’estasi e del piacere.

Le pratiche dionisiache possono si portare l’adepto a conoscere i piaceri proibiti ma, allo stesso tempo, lo porteranno alla perdizione.

Un’altra figura mitologica che potrebbe essere associata a Desiderio è Discordia.

La dea, appartenente al Pantheon greco, usa infatti il vanto e l’orgoglio delle altre dee per dare il via agli eventi che daranno vita alla guerra di Troia.

Dalla lettura di Sandman appare quindi evidente che bisogna guardarsi da Desiderio, poiché le passioni possono rendere succubi e asservire l’individuo.

La dimora di Desiderio è chiamata La Soglia e, a riprova della sua natura egocentrica è fatta a immagine e somiglianza dell’Eterno che ha le sue stanze proprio nel cuore.

Il sigillo di Desiderio, inevitabilmente, è il cuore, che probabilmente si ricollega all’idea che l’organo in questione racchiuda le emozioni e le passioni dei mortali e che quindi sia quella parte più colpita e più soggetta al potere dell’Eterno.

Non meno pericolosa di Desiderio è la sorella gemella Disperazione.

Il regno di Disperazione è un regno composto da finestre che danno sul vuoto.

Il suo aspetto è quello di una donna bassa, tarchiata e obesa.

Proprio l’obesità potrebbe essere un elemento che si rifà alla disperazione: là dove l’obesità è una prigione materiale dell’individuo, la disperazione, allo stesso tempo, è una prigione dell’anima.

Il suo regno è popolato da creature come topi e pipistrelli.

Queste creature sono specie per lo più infestanti da cui è difficile liberarsi esattamente come la disperazione.

Nonostante sia così pervasa da attributi negativi, Disperazione non è una entità malvagia.

Il suo sigillo è un uncino che probabilmente è una metafora relativa proprio alla disperazione: così come un uncino si attacca alla pelle ed è difficile da togliere se non strappandolo, allo stesso modo la disperazione si aggrappa all’anima senza lasciarla andare.

DISTRUZIONE E DELIRIO

Gli ultimi fratelli sono Distruzione e Delirio.

Unici tra tutti gli eterni hanno i capelli rossi.

Distruzione è l’unico tra gli eterni che ha voltato le spalle al suo destino tanto più che nel giardino di Destino la sua statua volge in direzione opposta a quella degli altri fratelli.

Contrariamente a quanto si possa pensare Distruzione è una entità estremamente benevola ed è molto affettuoso nei confronti dei suoi fratelli e sorelle.

Attualmente, anziché dedicarsi alle sue responsabilità, vagabonda per l’universo dedicandosi, con scarsi risultati a quanto pare, all’arte.

Distruzione è l’unico che riesce a portare conforto nel cuore di Disperazione e Delirio forse perché, proprio in virtù delle reciproche nature, la forza disfattrice di Distruzione riesce a cancellare le connotazioni negative di cui sono vittime le sorelle.

La posività che permea la natura di Distruzione è facilmente associabile a Shiva, la divinità induista il cui compito è quello di portare la distruzione del creato per permettere una nuova creazione.

E’ anche uno degli Eterni più complicati da comprendere proprio in virtù del fatto che ha voltato le spalle alla propria natura.

Nel discorso che conclude la saga “Vite Brevi”, Distruzione mostra la sua grande capacità di interpretare la natura delle cose parlando a Sogno di come gli Eterni definiscano se stessi e allo stesso modo il loro contrario.

Così come Morte definiscela Vita e Sogno la Realtà, il ruolo di Crezione di Distruzione appare ancora più palese.

Il filo logico dei suoi discorsi definisce la sua stessa natura di distruttore: là dove i suoi fratelli vivono e sono consapevoli della loro natura Eterna, pur sospettando che tutto prima o poi potrebbe avere una fine, Distruzione esterna questa sua convinzione consapevole dell’inesistenza di punti fissi nell’universo poiché tutto è mutevole.

E’ sicuramente uno degli Eterni più affascinanti, amante della vita e, spesso, protettore dei bisognosi, sempre pronto a tirare su di morale e a sottrarre al regno della sorella Disperazione quei mortali che rischiano di perdersi.

Il sigillo di Distruzione è una spada simbolo che potrebbe rifarsi alla sua natura guerriera.

La spada però ha anche diversi significati e un significato che appare adatto alla natura di Distruzione è quello del seme di Spade nei tarocchi.

Il seme di Spade infatti è associato alla vivacità di pensiero, alla logica e alla ragione caratteristiche che grondano dalle parole di Distruzione.

Può indicare inoltre il cambiamento.

Delirio è la sorella minore, l’ultima nata della famiglia degli Eterni.

Tra tutti loro è l’unica ad aver cambiato natura nel corso degli innumerevoli anni poiché una volta era conosciuta come Delizia.

Il suo aspetto è in continuo cambiamento e difficilmente appare due volte nello stesso modo.

La caratteristica fisica che più colpisce di Delirio è il colore dei suoi occhi.

La differenza cromatica potrebbe lasciar intendere la pluralità di visioni a cui porta la follia.

Tra tutti gli Eterni è probabilmente la più difficile da comprendere per i mortali proprio perché è possibile cogliere solo frammenti del suo essere.

La figura del folle è da sempre soggetta a innumerevoli interpretazioni.

Se nel mondo antico essa era considerata la voce degli dei,  nel medioevo divenne invece causa di persecuzione poiché associata al maligno.

Questa doppia natura può essere intravista in Delirio poiché nei suoi deliri a volte sono nascoste verità.

La duplicità di Delirio può anche essere ritrovata nel luogo comune che associa spesso la genialità alla follia.

A Delirio va anche associata la libertà propria dei matti, liberi da qualsiasi catena sociale e morale.

Nei tarocchi Il Matto, l’arcano maggiore numero 0, hadelle notevoli affinità con Delirio nel modo in cui viene rappresentato: entrambi hanno infatti lo sguardo perso, distaccato dalla realtà, sono vestiti con abiti logori e strappati e vagabondano senza meta.

Il simbolo di Delirio è un disegno casuale ad indicare la mancanza di una rappresentazione continua e persistente della follia.