Testi: Alan Moore
Disegni: Kevin O’Neil
Edizione Italiana: Bao Publishing, Cartonato(formato ridotto), 20,00 euro
Edizione Americana: The League of Extraordinary Gentlemen Volume One

Dopo anni di attesa, finalmente, è stato ristampato il secondo volume della Lega degli Straordinari Gentlemen, fumetto sagace e intelligente, partorito dalla mente fervida di Alan Moore e straordinariamente illustrato da Kevin O’Neil.
In questo divertente fumetto, come già saprà chi ha letto il primo volume, Moore si è divertito ad inserire personaggi della letteratura del passato in un’unica ambientazione, formando quello che poteva essere un gruppo di supereroi dell’età vittoriana.
Attingendo generosamente a libri più o meno famosi del passato e contaminando il tutto con senso dell’umorismo, atmosfere steampunk e ispirandosi a diversi demoni della perversione, Moore sforna questo piccolo gioiello, non un capolavoro immortale come altre sue opere, ma un fumetto capace di divertire mostrando le contraddizioni di un’era piena di luci e ombre, popolata da eroi che fanno parte ormai dell’immaginario collettivo.

QUALCHE POLEMICA PRIMA DI TUTTO E UN’OSSERVAZIONE SUL NOSTRO HOBBY

Non è morto ciò che può attendere in eterno, e col volgere di strani eoni anche la morte può morire

Nel primo volume, superiore sotto molti punti di vista a questa seconda avventura, la storia si chiudeva con una tavola che mostrava strani oggetti piovere dal cielo,  lasciando nel pieno della suspense il povero lettore, ansioso di scoprire cosa fossero in realtà quelle stelle  cadenti.
Quali minacce cosmiche rischiavano di turbare la pace dei sudditi di sua Maestà?
Quali orribili macchinazioni si celavano dietro quell’ultima tavola, sapientemente pensata dalla malefica mente di Moore e magistralmente disegnata da O’Neil?
L’ansioso lettore medio, categoria infima da disprezzare, probabilmente si sarà recato dal suo fumettaro di fiducia, agitando il pugno armato di soldi e chiedendo a gran voce il secondo volume.
Purtroppo però quel secondo volume ha latitato per molto tempo, provocando crisi isteriche in chi, come il sottoscritto, ha dovuto ripiegare in altri passatempi, come osservare dalla finestra la campagna circostante, non osando avventurarsi di fuori per paura di essere toccato dai malefici raggi solari, che avrebbero così deturpato il pallore spettrale, tanto a lungo coltivato, con un leggero strato di colore, spia di un qualsiasi tentativo di vita sociale, qualcosa di inammissibile e oltraggioso insomma.

Per molti anni questo secondo volume ha latitato e molti hanno dovuto ripiegare su diverse altre soluzioni, tra cui pubblicazioni originali, loschi mercatini online gestiti da persone dubbie e così via, in un vortice di follia, tanto più che molti hanno cominciato a chiedersi se questo secondo volume esistesse davvero o se fosse invece un’illusione di massa indotta da Moore stesso.
I molti orfani dell’edizione Magic Press, fedeli alla propria lingua madre, hanno quindi aspettato per anni, ripetendosi il motto lovecraftiano sapientemente riportato come citazione, all’inizio di questo sottocapitolo, per accattivare la simpatia di quei morti di sonno di fan di Lovecraft, e cercando speranza là dove non ve ne era.
Finalmente, contro ogni aspettativa, giunse notizia che la Bao Publishing, casa editrice che ha pubblicato anche Neonomicon e  molti altri fumetti non mainstream, avrebbe pubblicato di nuovo questa saga, con sommo gaudio di chi era rimasto con il povero e ormai logoro volume della Magic Press.
I più arditi tra di noi cominciarono addirittura a chiudere  le tende della propria finestra verso la vita reale, dicendo addio a quel passatempo che per anni li aveva distratti dalla sofferenza causata dalla mancanza di questo fumetto.
Purtroppo però le speranze vennero presto spazzate via: con un ordine di pubblicazione quantomeno bizzarro, la Bao infatti decise che quel tanto agognato secondo volume, ormai oggetto mitologico, doveva essere pubblicato per ultimo.
L’odissea non era finita.

Un hobby, in genere, dovrebbe essere un’attività rilassante, capace di farci staccare dalla noiosa vita reale, per regalarci momenti di spensieratezza e allegria.
In poche parole, praticando un hobby o una passione cerchiamo quello svago tanto agognato, capace di distoglierci dalle tendenze omicide quotidiane.
Nella realtà delle cose, gli hobby e le passioni, anziché essere innocui passatempi, sfociano nella psicosi, rendendo ancora più emarginati e bislacchi.
I fumetti in questo sono stati capaci di gettare intere generazioni nel dolore e nella dannazione eterna: l’agonia dei collezionisti dell’edizione deluxe Planeta/Lion di Sandman è un dramma ancora vivo nella memoria e per anni queste anime sventurate hanno cercato risposte ai propri interrogativi, cercando conforto tra gli utenti più esperti, esseri considerati beati perché in possesso di edizioni precedenti e complete dell’opera.
I fan di The Swamp Thing, altra opera di Moore, stanno tuttora torcendosi le budella, cercando di rimediare un altro tanto agognato secondo volume, in bilico tra realtà e fantasia.
In conclusione, abbandonate questo hobby, non vi porterà felicità, ma solo tanta mestizia.

Tornando alla nostra odissea, finalmente, lo scorso ottobre, è uscito il tanto atteso secondo volume e chiunque è potuto entrarne in possesso.
L’edizione della Bao è un’edizione di lusso, con sovracopertina e un prezzo decisamente accessibile, per essere un volume deluxe.
Sarebbe potuta essere l’edizione definitiva se non fosse per un grande problema che la affligge: il formato ridotto.
Nonostante il volume in questione sia estremamente curato, in ogni suo dettaglio, la riduzione del formato è una pecca che si fa sentire e che rende la lettura più pesante.
Le tavole di O’Neil, iperdettagliate e particolari come sono, vengono estremamente penalizzate da questa scelta e il confronto con il formato originale è impietoso.
Un vero peccato per questa edizione e un’occasione mancata per dare a quest’opera il formato definitivo.

OMAGGI E CITAZIONI

La caratteristica principale di questo fumetto è quella di omaggiare la letteratura anglosassone, e non solo, rimaneggiando le carte in tavola e fornendo un’unica ambientazione coerente.
Effettivamente Moore fa sembrare tutto semplice e mischia con estrema naturalezza le opere e i mondi di diversi autori, come Stoker, Stevenson, Verne, Poe, Burroughs e Wells.
Dopo l’intenso prologo su Marte, l’azione si svolge sulla terra dove, come era facile immaginare date le premesse, i nostri eroi se la dovranno vedere con un’invasione aliena.
Questo fumetto è debitore come non mai delle idee di H.G. Wells, prolifico scrittore britannico tra i capostipiti della fantascienza.
Il tutto, in effetti, è una reinterpretazione de La Guerra dei Mondi integrata ad altri romanzi come L’Isola del Dottor Moreau.
Il tutto scorre facilmente, e senza troppe pretese, fino al drammatico epilogo, che segna, in pratica, la fine del vecchio secolo e l’inizio di nuove avventure, che proseguiranno nel volume Century (già pubblicato dalla Bao).
La scrittura di Moore è, come al solito, superba ma il tutto non riesce, e non vuole, toccare le profondità dell’animo umano raggiunte in altre opere, come il già citato Swamp Thing, ad esempio.
La Lega degli Straordinari Gentlemen è un fumetto scritto per divertire, non solo il lettore, ma anche lo scrittore, che si può facilmente immaginare mentre riscrive le vite dei protagonisti dei romanzi con cui, molto probabilmente, è cresciuto: la vendetta di Hyde, Mina che si mostra in tutta la sua sconcezza (Moore.. vecchio pervertito!), Nemo più rigido che mai e che guarda ormai verso la sua fine, sono tutti elementi che sono al tempo stesso innovativi, dissacranti e anche dannatamente umani.
Anche i giochi e gli ammiccamenti che Moore propone contribuiscono a creare una sorta di aspettativa da parte del lettore, che così viene coinvolto attivamente nella lettura, alla ricerca di omaggi e citazioni nascoste.
Il tutto viene condensato nell’avventura più pura e avvincente, capace di catturare il lettore e fornirgli svariati momenti di svago, nonostante l’amara riflessione fatta sopra.
Come già detto, nonostante il fumetto sia ottimo, non riesce ad eguagliare il primo: il ritmo della narrazione non è altrettanto avvincente e il tutto è molto più lineare e prevedibile, soprattutto conoscendo la fine del romanzo di Wells.
Il fumetto è comunque ben al di sopra della media odierna ed è un volume che chiunque, amante della letteratura e dell’avventura, dovrebbe possedere e sfoggiare con vanto e orgoglio soprattutto data l’edizione di lusso (e lillipuziana, che in effetti potrebbe essere una citazione nella citazione).
Una fine degna, insomma, per eroi ormai poco conosciuti ma le cui gesta rivivono in queste pagine grazie a quel vecchio, frignone, malmostoso che è Moore.