Fables: Terre Natie

Mag 23, 2010

Testi: Bill Willingham

Disegni: Mark Buckingham, Lan Medina e David Hahn

Edizione Originale: Homelands TPB http://www.bookdepository.com/book/9781401205003/Fables-Vol-6-Homelands

Edizione Italiana: Planeta DeAgostini, € 12,95

Attenzione: spoiler sull’identità dell’Avversario.

Il clima a Favolandia, dopo l’epica e violenta battaglia combattuta dinnanzi alle porte del Bosco, è a dir poco frizzante. L’Avversario, il tanto odiato usurpatore e conquistatore delle Terre Natie, pare infatti essersi deciso a sferrare i primi attacchi alla comunità di esuli, ed il Principe Azzurro, nuovo Sindaco delle Fiabe newyorkesi, ha, a sua volta, scelto d’intraprendere la via del contrattacco.

Il tempo dell’attesa è quindi giunto al capolinea. Tutto ciò che ora occorre fare è lucidare le spade ed oliare le armature.

Il primo passo di quella che si prospetta essere la grande riscossa di Favolandia si consuma all’interno di “Terre Natie”, fulcro centrale di questo nuovo volume Planeta, affiancato da due intermezzi, “Il Sogno di Jack” e “Interludio: Nel Frattempo”, il cui chiaro compito è quello di d’interrompere il filo narrativo per meglio enfatizzare le fasi clou della vicenda: l’arrivo di Boy Blue nelle Terre Natie, l’attentato alla vita dell’Imperatore e la finale, sorprendente, rivelazione di quella identità fino a questo momento tenuta celata ai lettori. Ed è proprio nella rottura di tale importante segreto che “Terre Natie” trova il suo punto di forza.

Una delle carte vincenti giocate da Bill Willingham fin dagli esordi della serie è senz’altro da rintracciare nell’inusuale caratterizzazione che si accompagna ad ogni membro della comunità di Favolandia. E così, per fare qualche esempio, Cenerentola non è più la piccola ed indifesa orfanella, bensì un agente segreto spregiudicato, mentre Pinocchio, peraltro direttamente interessato dagli eventi di “Terre Natie”, è un ormai adulto intrappolato nel corpo di un bambino (con tutte le ovvie conseguenze del caso).

Tutto ciò non poteva certo mancare nella scelta dell’identità del temibile Avversario. Non un oscuro cavaliere nero, non un classico stregone dalla folta barba ispida né, tantomeno, un sanguinario orco dall’ascia bipenne. Nulla di questo.

Ad aver assoggettato centinaia di mondi fatati, responsabile della morte di migliaia di fiabe e responsabile della fuga di altrettante migliaia, non è stato un folletto cattivo, una regina vanitosa o un avaro signorotto, bensì il vecchio, generoso, povero e pio Geppetto, il padre del burattino di legno più famoso del mondo. La rivelazione è quantomeno sconcertante.

Sembra un caro vecchietto, ma nessun uomo tanto freddo da conquistare cento mondi sarà mai famoso per la sua misericordia.

Nonostante alcuni indizi fossero già stati sparsi dallo scrittore nei primi numeri della serie, la scelta di fare del buon Geppetto il nemico giurato di tutte le fiabe ha dell’improvviso e del bizzarro. Ancora una volta, Willingham sovverte totalmente quell’universo apparentemente granitico ed eterno. E nel caso di Geppetto, il risultato è dei migliori.

L’Imperatore, l’Avversario, è un villain che non spaventa, non produce né inquietudine né timore reverenziale. Come si potrebbe, del resto, vedere in un vecchio ingobbito, ingrigito e vestito con uno sporco grembiule una minaccia? Ed è proprio qui che è insito il pericolo: “la più grande astuzia del diavolo è stata quella di far credere all’uomo che non esiste”.

Geppetto è un tiranno senza scrupoli, il cui genio criminale lo ha portato a conquistare un universo intero senza esporsi in primo piano, delegando il tutto ad una figliolanza di burattini a lui fedeli.

E’ l’assassino che ti pugnala dopo averti chiesto scusa per ciò che si accinge a fare; è l’aguzzino che ti stringe intorno al collo il cappio assicurandosi però che non sia troppo stretto; è colui che ti avvelena il piatto, preoccupandosi di rendere almeno gustosa la pietanza.

Naturalmente c’è un percorso che porta a tale risultato, ed attraverso la storia che Geppetto racconta ad un Boy Blue suo prigioniero, Willingham dipana la classica vicenda del potere che corrompe, una triste realtà in grado di trasformare anche il più amorevole padre in un sanguinario tiranno. Perché Geppetto incarna in fondo il perfetto stereotipo del tiranno totalitario, colui che vede l’ordine solo nel ferreo controllo di ogni aspetto della vita dei propri sottoposti.

Accanto a “Terre Natie”, come già accennato, altre due storie. Entrambe punti di partenza per ulteriori trame da sviluppare parallelamente o indipendentemente a quella principale. E così, mentre “Interludio: Nel Frattempo”, apre nuovi scenari a Favolandia, “Il Sogno di Jack” è invece il prologo vero e proprio a “Jack of Fables”, il primo spin-off di “Fables”, avente come protagonista l’omonima e scapestrata fiaba.

Storie piacevoli, ma, come sempre, ben lontane dalle run principali.

Forse, però, un punto debole nel modo di Willingham di ritrarre il proprio universo c’è; esiste ed è qui ben tangibile.

La prima parte di “Terre Natie”, caratterizzata dalle azioni di guerriglia di Boy Blue, intenzionato, passo dopo passo, a raggiungere la città imperiale per assassinare l’Imperatore, si discosta totalmente dagli ambienti urbani di Favolandia ai quali siamo abituati, calando così le Fables nella loro giusta cornice ambientale. L’originalità della narrazione ne risente. Viene cioè a mancare quel particolare binomio vincente nato dal vedere antiche favole, con i loro problemi di sicurezza ed adattabilità, costrette a vivere in un mondo che deve ignorarne l’effettiva esistenza.

Vari, infine, continuano ad essere i disegnatori impegnati a dar volto ai personaggi della nostra infanzia: la particolare costruzione delle pagine di Mark Buckingham, la semplicità di tratto di David Hahn e le caratterizzazioni psicologiche di Lan Medina.

Who’s Who (ovvero un breve identikit delle fiabe qui, per la prima volta, apparse)

La Regina delle Nevi

Con il suo sottotitolo “una fiaba in sette storie”, “La Regina delle Nevi” è tra le fiabe più lunghe scritte dal celebre Hans Christian Andersen, famoso scrittore e poeta danese universalmente conosciuto per aver dato vita ad un vasto universo fiabesco composto da decine e decine di racconti fantastici, in un misto di personale inventiva e fedele trasposizione di storia e folclore locale.

Scritta nel 1844, “La Regina delle Nevi” è scandita dal succedersi di sette piccole storielle, ognuna delle quali fruibile a se stante, ma, in realtà, pezzo di un mosaico ben più vasto, il cui cuore narrativo ruota intorno all’ epocale scontro tra Bene e Male.

Protagonisti dell’intricata vicenda, due bambini, Kay e Gerda.

La Regina delle Nevi, personaggio secondario del racconto nonostante il titolo a lei dedicato, entra in scena in quanto carceriera del piccolo Kay, rapito durante la seconda storia e tenuto prigioniero nel gelido e lontano castello di ghiaccio.

Descritta come sovrannaturale essere d’immensa bellezza, ma dal cuore gelidamente arido, la Regina conserva la medesima valenza negativa anche nelle pagine di “Fables”, incaricata da Bill Willingham di guidare l’Ordine degli Stregoni a difesa della sicurezza dell’Imperatore.

Maga dal grande potere, il cui solo passaggio reca seco gelo e neve, la Regina delle Nevi ricopre un ruolo di grande prestigio all’interno della gerarchia dell’Impero. Seconda solo all’Imperatore stesso, ne conosce addirittura la vera identità.

I Tre Cavalieri

Le Terre Natie non costituiscono un solo mondo geograficamente e culturalmente uniforme; sono piuttosto un insieme di tante terre tra loro collegate grazie a magici portali. Ogni mondo corrisponde grosso modo, nella struttura fantastica di Willingham, ad un corpus fiabesco di una nazione o cultura. Tra queste, il Regno di Rus, l’attuale Russia.

Ferreo nel voler raggiungere la città imperiale ed attentare alla vita dell’Imperatore, Boy Blue, una volta ritornato alle Terre Natie, attraversa proprio il Regno di Rus, ed è qui che incontra i Tre Cavalieri di Baba Yaga: il cavaliere bianco dell’alba, Sol Splendente; Sol Radioso, il cavaliere del mezzodì e Notte Nera, il cavaliere sotto le stelle.

Ognuno di loro si pone come ostacolo al passaggio di Boy Blue, finendo però puntualmente decapitato.

Allegorie delle tre diverse fasi della giornata, alba, mezzogiorno e tramonto, i tre cavalieri della tradizione russa sono intimamente legati al folclore della strega Baba Yaga. Loro menzione può essere trovata nel racconto “Vasilisa the Beautiful”, storia di una giovane molto simil Cenerentola.

Basata su una fiaba già preesistente, “Vasilisa the Beautiful” (o, anche, Vassilissa) fa parte di una raccolta di fiabe russe scritte da Alexander Afanasyev, forse il più importante scrittore folcloristico di quel paese.

Il viaggio di Blue attraverso il Regno di Rus, apertura de “Terre Natie”, vede nei disegni di Mark Buckingham l’aspetto forse più interessante dell’insieme.

Mostrando un’invidiabile capacità di adattamento, il disegnatore struttura infatti le vignette secondo quegli schemi decorativi che erano stati propri delle illustrazioni del russo Ivan Bilibin per la raccolta di Afanasyev.

Il Drago di San Giorgio

Per spostarsi all’interno delle Terre Natie, tra un regno all’altro, il viaggiatore deve attraversare particolari portali magici. Uno di questi, necessario per raggiungere le terre di Rus, è custodito da un enorme dragone parlante di ancestrale vecchiaia. Si tratta del Drago di San Giorgio, alla Cristianità noto per essere l’antagonista ucciso (o almeno così lo stesso Boy Blue credeva) dal santo durante una delle sue imprese agiografiche.

Si racconta, stando alla “Leggenda Aurea” di Jacopo da Varagine, che a Silene, antica città della Libia, la popolazione fosse costretta a sacrificare ad un feroce drago, che dimorava in un lago poco fuori le mura cittadine, i propri giovani, scelti mediante sorteggio. Ad uccidere il drago, proprio mentre la sorte aveva posato il suo sguardo sulla figlia del re di Silene, ci pensò San Giorgio, previa aver però suggerito ai sileni tutti una bella conversione di massa.

Diffusosi prevalentemente in Occidente durante il periodo delle Crociate, il mito di San Giorgio ed il drago deve però rintracciare le proprie radici in miti ben più antichi.

Sono infatti molti gli episodi dalle caratteristiche simili che possono essere ritrovati in precedenti e ben più antiche mitologie e considerati, quindi, dagli studiosi come possibili ceppi originari del nostro racconto agiografico: dal mito babilonese di Marduk e Tiamat, fino al greco di Perseo ed Andromeda.

Mowgli e il Libro della Giungla

Nella storia “Interludio: Nel Frattempo”, posta da Bill Willingham come spartiacque tra la prima e la seconda parte di “Terre Natie”, fa la sua apparizione a Favolandia Mowgli, il famoso (anche grazie, occorre dirlo, al film Disney del 1967) protagonista de “Il Libro della Giungla” (& seguito), scritto dal britannico Joseph Rudyard Kipling nel 1893.

In realtà, contrariamente a quanto si possa pensare, il “Libro della Giungla” è una raccolta di storie, delle quali solo alcune (seppur maggioranza) vedono il piccolo Mowgli nelle vesti di protagonista.

Nell’universo di “Fables”, il ranocchietto (questa la traduzione del nome del ragazzo) veste il ruolo di “turista”, la figura alle dipendenze dello sceriffo incaricata di sorvegliare le fiabe sparse per il mondo, non residenti, cioè, a Favolandia. L’incarico affidatogli dal Principe Azzurro sarà quello dir rintracciare lo scomparso Luca Wolf.