Testi: Neil Gaiman
Disegni: Chris Bachalo
Edizione originale: Death: The High Cost of Living #1-3, Vertigo Comics
Edizione italiana: Death: L’Alto Costo della Vita, Planeta DeAgostini, brossurato, 104 pp., € 9.95

Comincio subito con una premessa. Questa recensione non è assolutamente obiettiva perché adoro questo fumetto. Lo considero un tutt’uno con Sandman, che è una delle mie serie preferite, ma quando penso a quale fumetto ha scritto Gaiman che più mi è piaciuto, mi è più rimasto nel cuore, penso a questo. Alla prima miniserie su Death.

Ma adesso facciamo un po’ i professionali, dunque, Death: L’alto costo della vita è la prima delle due mini che lo scrittore britannico ha dedicato al suo personaggio più amato dal pubblico:  l’incantevole Morte, sorella maggiore del più cupo Sogno. In originale l’opera si compone di 3 numeri, seguiti poi dall’inevitabile raccolta in TP. In Italia invece è stata pubblicata prima su “DC Comics Presenta” #11/13, poi su “Grandi Serie Oro” #115 finchè la Magic Press non l’ha ristampata in un cartonato nel 1998 e un brossurato nel 1999. La ristampa più recente in terra italica è però stata effettuata dalla Planeta DeAgostini in un piccolo cartonato da una decina d’euro, che è l’edizione da me posseduta.

Trama: una leggenda narra che, una volta ogni 100 anni, la Morte prenda spoglie mortali per un giorno con lo scopo di provare lei stessa la vita che conducono normalmente gli uomini, e provare così la morte che lei stessa dispensa. Il sedicenne newyorkese Sexton Furnival pensa che la vivere sia inutile. Non c’è nulla che gli interessi o gli piaccia, nessun vero amico con cui confidarsi e nessuna famiglia su cui contare (i genitori sono separati). Così, in un pomeriggio di metà luglio, decide di farla finita una volta per tutte e tenta il suicidio. Il suo tentativo però fallisce clamorosamente in una discarica, quando viene soccorso da una misteriosa figura di nome Didi, identica all’Eterna Morte. Per il ragazzo comincerà una giornata dai risvolti bizzarri, in quanto dovrà aiutare quella strana ragazza (che asserisce candidamente tra l’altro di essere la Morte) a ritrovare il cuore della vecchia strega Hettie la Matta.

Chris Bachalo, il disegnatore, ha uno stile elegante e raffinato, benché arricchito da elementi psichedelici che aveva sviluppato su Shade, the Changing Man, anche se qui ne fa un uso minore. Il suo tratto, bello a vedersi, è perfetto per la storia fiabesca e surreale raccontata da Gaiman. E qui, personalmente, ho trovato i suoi testi ispirati come non mai. Ho adorato tantissimo la storia, forse per una sorta di identificazione nel personaggio di Sexton. L’adolescenza è un periodo un po’ bastardo per tutti e ammetto a volte di aver avuto pensieri simili a quelli di Sexton (anche se non ho mai pensato al suicidio, ve lo giuro!), e nella sua maturazione e insegnamento che Didi/Death gli fa ho potuto ammirare il vero messaggio della storia: ovvero che ogni Vita è importante e che ogni Vita vale la pena di essere Vissuta.

E’ tramite l’affascinante, vivace, affettuosa e misteriosa Morte che Neil Gaiman trasmette questo messaggio, un messaggio che apparentemente può apparire banale, ma che nella sua banalità è tanto vero e potente da essere troppe volte stupidamente dato per scontato. Questo è un fumetto sulla Vita, la Vita di ognuno noi. Una Vita che possiamo vivere al massimo e come meglio crediamo. Per tutto ciò amo questo fumetto. Per questo grande messaggio che è contenuto fra le sue vignette.

Nell’edizione Planeta (in cui sono presenti un paio di piccoli refusi, ma nulla di grave) c’è in fondo una piccola storia che si intitola Death talks about life in cui Gaiman, accompagnato dai magnifici disegni di Dave McKean, utilizzando Death e un imbarazzato John Constantine ci parla dei pericoli dell’AIDS e dell’importanza del praticare sesso protetto. E’ scritto in maniera intelligente, non risulta nè noioso nè inutilmente ridontante. Dovrebbero far leggere questo ai giovani, invece di quegli irritanti opuscoli che distribuiscono alle medie per educazione sessuale!