SUPERMAN: LAST SON

Mar 5, 2012

IL PRIMO (SUPER) EROE

Testi: Geoff Johns, Richard Donner.
Disegni: Adam Kubert.
Edizione USA: Superman: Last Son TP.
Edizione ITA: Superman (mensile) Planeta DeAgostini n. 4 – 5 – 6 – 9 & 22 oppure Superman di Geoff Johns Vol.1 Ultimo Figlio.

Farai tua la mia forza.
Vedrai la mia vita attraverso i tuoi occhi come io vedrò la tua vita attraverso i miei.
Il figlio diventa padre e il padre diventa figlio…

 

Nessuna parola.
Nessuna spiegazione.
Nessun principio, né fine.
Nulla.

La leggenda di un uomo, vestito di blu e ammantato nel rosso, che vola e, cito testualmente le bellissime parole del sempre ottimo Giordano: “si nasconde timidamente dietro agli occhiali e può lanciare  “i laser” dagli occhi” è ricca di decadi piene di sublimi racconti, innovazioni visive, lasciti e speranze.

Superman, Kal – El, Clark Kent, l’ultimo figlio di Krypton e poi, ancora:

Nessuna parola.
Nessuna spiegazione.
Nessun principio, né fine.
Nulla.

No, perché, semplicemente, non vi è una singola figura retorica, non vi è la pietosa ed involontaria scelta di amare/odiare un dato characters; vi è solo la superba approvazione e la coscienza (bellissima) del fatto che, si ami o si odi, Superman è Superman: inamovibile, certo, sicuro, stupendo ed immaginifico.

QUESTO E’ UN LAVORO PER SUPERMAN!

Ma anche per tutti gli uomini che scelgono la via del super essere.
Last Son è un sogno (quello di Richard Donner) ed è anche un segno (quello lasciato da Geoff Johns); è una presenza viva e forte dell’amore che un autore (o più) riesce ad infondere in un ciclo di trame.
Il Superman di questa trama è il compiacimento di un eroe che, di fronte alla scoperta del termine ultimo di una antica solitudine (non è più solo nell’universo, Kara ne è l’esempio) scende a patti con se stesso e con la sua famiglia.
Il saper riconoscere un limite, il comprendere che c’è un futuro per la sua razza (i kryptoniani) porta l’eroe a sognare: ancora una volta.

FIGLI DELLE STELLE

Diviene complicato e nel contempo gestire una leggenda e apportare degli archetipi nati anni prima sia su celluloide che su carta.
Richard Donner, leggendario regista della prima ed immortale pellicola di Superman con il sommo Christopher Reeve, scende in campo insieme al sempre ottimo Geoff Johns (sia lode al suo fantastico lavoro, in primis su Green Lantern) e sfodera una potenza inimmaginabile, nata in tempi antichissimi nel luogo più ancestrale che la civiltà sorta sotto il rosso sole denominato Rao possa aver mai concepito: la Zona Fantasma (dimensione in cui le leggi della fisica sembrano subire delle modifiche).
Da questo luogo metafisico giungono orde di esseri del tutto simili all’Uomo d’Acciaio: kryptoniani prigionieri che meditano vendetta ai danni del figlio di Jor-El e Lara.
Il traino, il mezzo della loro venuta, risiede in un bambino (precedentemente arrivato sulla Terra) e nella navicella che lo ha accompagnato: essa è, in effetti, la chiave che spalanca le porte della Zona Fantasma e permette l’invasione stessa di Metropolis.
Ecco il sogno di Clark che diviene incubo, ecco la Krypton dell’età dell’oro che si trasforma in Inferno ed ecco, la speranza che proviene dal male più grande.
Il bimbo, il piccolo kryptoniano, l’ultimo vero figlio di Krypton è Lor-Zod, figlio del Generale Zod e della ribelle Ursa (i medesimi personaggi che Donner inserì nelle sue pellicole su Superman, insieme a Non)
Questi è il figlio delle stelle.

BIZARRO, LUTHOR, PARASSITA E METALLO

La storia ci insegna il modo per vivere i fatti nella forma migliore e per non commettere gli errori del passato, ma tutto ciò, ahimé, è falso.
La storia, quella vera, narra la superficie degli eventi, ne approfondisce alcuni aspetti e suggerisce, solo, alcune possibilità: non immette in alcun modo la facoltà della scelta e la potenziale riuscita.
Superman, dall’anno in cui Jerry Siegel e Joe Shuster lo crearono, si è sempre confrontato con alcuni personaggi che lo hanno reso più forte, migliore e di sicuro potente.
Superman conosce il reale potere di cui dispone e, magnificamente, riesce sempre e comunque.
Ma non stavolta e non da solo.
La mente geniale e il grande intelletto di Lex Luthor, la meccanica perfetta del corpo potenziato con gemme multicolore di kryptonite insite in Metallo, l’inversione senza morale e limite presente nel potenziale di Bizzarro e il connubio di energia e fame nel “vampiro” denominato Parassita formano la perfetta arma per fronteggiare i Supermen malvagi.
Kal si rivolge a loro per porre fine al massacro perpetrato ai danni di Metropolis, del piccolo Lor-Zod (ribattezzato Chris Kent) e in primis, di Lois.
Istituendo una struttura kryptoniana nel cuore della città del domani, i malvagi della Zona Fantasma catturano tutti gli eroi della Terra e danno il via ad un regno di terrore.
Riuscirà la Squadra Anti-Supermen a mettere fine a questa Apocalisse?

ACTION COMICS

Una delle storie più belle mai realizzare per narrare la reale forza del primo supereroe della storia dei comics; si assiste alla continua lotta di un uomo che tenta con tutto se stesso di porre fine a ciò che di male possa apportare la sua eredità.
E’ Krypton che tenta di intraprendere la strada della sottomissione, non il suo più immaginifico rappresentante, ed è ancora Krypton che rappresenta la fine ideale di un retaggio: il piccolo bimbo nato dall’unione di due criminali.
Non poteva esistere miglior simbolo di innocenza, si può restare senza parole nel vedere la presenza di Superman che veglia su questo bambino (da brivido la sequenza in cui Kal-El fa breccia in alcune installazioni governative per trovare il piccolo e, solo dopo, lo prende con se per proteggerlo come solo lui può).
Ecco, ancora, il messaggio di una estrema bontà che ritorna (Clark che corre dai genitori in Kansas a chiedere come abbiano fatto ad allevarlo, a crescerlo) e che dilaga nell’amore tra Lois e il buon Kent: la stupenda creazione della famiglia.
E se di Johns e Donner creatori di tale magia sappiamo e siamo coscienti di tale bellezza, del sempre ottimo Adam Kubert (totalmente ispirato dall’infinita maraviglia del buon padre, Joe) possiamo completamente apprezzare la serrata forza delle sue tavole (le sequenze nella Fortezza della Solitudine in cui vediamo Jor-El parlare con Kal sono alcune delle tavole più belle viste per una storia dell’Azzurrone) e la autenticità delle sequenze (senza ombra di dubbio la splash-page in cui Superman sta sofferente, su di un camion conficcato in grattacielo e nei riflessi dei vetri la Metropolis distrutta – segno efficace di una perdita e lampante contrasto con l’amarezza per una vittoria invocata, ma non a così caro prezzo).