Dopo un periodo editoriale difficile le eroine DC tornano alla ribalta. Si può fare sicuramente di più, ma la strada intrapresa dalla casa editrice è quella giusta.

Le ragazze vogliono solo divertirsi, cantava Cindy Lauper negli anni 80. A divertirsi in questo periodo però non sono solo le eroine DC, impegnate come sempre a sventare minacce di ogni genere, ma anche noi lettori, che dopo qualche mese decisamente “nero” abbiamo cominciato a vedere sugli scaffali qualche prodotto nuovo ed interessante. Scrivere fumetti “al femminile” in maniera incisiva è piuttosto difficile, sia perché il lettore di comics (il 90% del pubblico del resto è costituito da uomini) probabilmente le trova meno accattivanti dei colleghi maschi, sia perché il rischio di cadere nello stereotipo della pin-up ultrasexy ma con poco da dire a livello di contenuto è sempre dietro l’angolo.

Wonder WomanL’emblema di questa “crisi” è sicuramente Wonder Woman, regina incontrastata del pantheon DC, che però per anni dopo la gestione Rucka ha faticato a ritrovare una vera propria dimensione editoriale, a causa soprattutto di autori poco capaci che l’hanno relegata ai margini delle vendite e dell’interesse dei lettori. Ora grazie alla combattiva Gail Simone le cose sembrano andare decisamente meglio e, per quanto questa scrittrice sia spesso molto discussa, il personaggio ha riacquistato spessore narrativo.

Nei mesi scorsi però non è stata solo la principessa delle amazzoni a subire una debacle editoriale, dato che nel giro di poco tempo sono state chiuse due serie che navigavano da tempo in cattive acque ma godevano del favore dei fan: Catwoman, che ha pagato le scelte “estreme” della gestione Pfeifer, e Manhunter di Mark Andreyko, serie interessante e dal taglio decisamente inusuale per la DC (nel suo piccolo la si potrebbe paragonare ad Alias di Brian Michael Bendis, anche se chiaramente le qualità di scrittore del “re della continuity” Marvel sono superiori, e l’impatto che le avventure di Jessica Jones hanno avuto sui lettori è stato maggiore) che però è stata stritolata dai grandi eventi DC e da un pubblico che sembrava accorgersi di Kate Spencer solo in occasione della pubblicazione dei volumi.

E’ bastato qualche mese di attesa però e la DC però è ritornata sui suoi passi, dando alle sue eroine una collocazione diversa che sembra però sposarsi meglio con le esigenze del mercato: Selina è stata affidata alle sapienti mani di Paul Dini, e dopo una splendida run insieme a Batman su Detective Comics ([Heart Of Hush, pubblicata sul mensile del Pipistrello dalla Planeta) è una delle tre protagoniste di Gotham City Sirens, una serie nuova di zecca (scritta proprio da Dini) lanciata negli USA a giugno 2009 e figlia della riorganizzazione delle testate batmaniane post R.I.P. A dividere la scena con la Gatta sono le imprevedibili Harley Quinn e Poison Ivy, dando vita ad una testata spensierata e divertente che si allontana dall’usuale cupezza delle atmosfere gothamite. Catwoman meriterebbe sicuramente una serie autonoma, ma evidentemente i tempi per l’arrivo di un nuovo Ed Brubaker non sono ancora maturi. “Manhunter” invece è la “second feature” (ovvero una serie aggiuntiva di poche pagine che viene aggiunta in coda a quella principale) di Streets of Gotham, l’altra novità di Paul Dini dal taglio decisamente più poliziesco, e considerando che Kate Spencer è da poco il nuovo procuratore distrettuale di Gotham City si tratta di una scelta azzeccata e che permette comunque al personaggio di intraprendere uno sviluppo autonomo.

BatwomanMa ovviamente la vera stella del firmamento DC attualmente è Batwoman, che per circa un anno sarà la protagonista di Detective Comics e avrà alle spalle lo straordinario team creativo composto da Greg Rucka e Williams III. Molto è già stato detto e scritto su questo personaggio, ma dopo una serie di vicissitudini editoriali terribilmente complesse la DC ha dimostrato finalmente di credere nella Donna Pipistrello, ed “affidare” una delle testate storiche e più importanti della casa editrice ad un comprimario è stata una scelta coraggiosa, nonostante l’assoluta validità del progetto. Ad accompagnare Kate come second feature ci sarà The Question/Montoya, altro personaggio interessantissimo plasmato da Rucka negli ultimi anni e di cui si attendeva da tempo una serie autonoma. Probabilmente Renèe avrebbe meritato più spazio (anche se nel corso di questa gestione in qualche occasione ad avere più pagine sarà lei) ma evidentemente il lancio di una regular è stato ritenuto troppo rischioso. Per ora comunque il taglio urbano dato alla storia sembra essere decisamente azzeccato, e si riallaccia perfettamente alle atmosfere della serie degli anni 80 di Dennis O’Neal.

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A chiudere la nostra rassegna c’è l’impetuosa cugina di Superman, Power Girl, nota probabilmente ai lettori più per le forme prosperose che per le sue avventure su carta. In realtà Karen da tempo ha un ruolo di primo piano nella JSA, e, nonostante questa serie strizzi inevitabilmente l’occhio al pubblico maschile, i disegni bellissimi di Amanda Conner rappresentano un motivo sufficiente per comprare gli albi. Le storie, seppur non eccezionali, sono comunque davvero divertenti, e continuano il lavoro svolto da Geoff Johns sul personaggio nel corso della prima run di JSA: Classified, in cui, oltre dare una collocazione precisa a Power Girl dal punto di vista della continuity, Johns si diverte a scherzare con gli stereotipi legati a questa “bomba sexy” targata DC. La Conner il marito Jimmy Palmiotti fanno assolutamente lo stesso, senza dimenticare che Amanda, oltre ad aver disegnato il già citato storyarc di Classified, si era divertita a citare indirettamente l’eroina in The Pro, una storia dal taglio assolutamente scorretto e irriverente scritta da Garth Ennis.
In attesa che proprio Paul Dini lanci la nuova regular dedicata a Zatanna, questo sembra quindi essere un momento assai propizio per le fanciulle DC, destinate ad un’incessante lotta per conquistarsi lo spazio che meritano. Purtroppo la legge del mercato è implacabile e non sempre leggiamo le storie che vorremmo, ma l’unica strada, come sempre, è premiare il prodotto di qualità, di modo che la DC sia indotta a perseverare su questa strada o a intraprenderne di nuove ancora più rischiose. Una cosa è certa, la DC ha carattere. E spesso, senza dubbio, indossa i tacchi alti.