Wonder Woman 1
La copertina del primo numero

Testi: Brian Azzarello
Disegni: Cliff Chiang, AA VV
Edizione originale: Wonder Woman #0-35, Wonder Woman 23.2: First Born
Edizione italiana: Wonder Woman #1-18, Flash #19-38, RW Lion

Si conclude questo mese con il numero 35, sulle pagine dello spillato Flash e Wonder Woman, la lunga run di Brian Azzarello e Cliff Chiang dedicata alla celebre amazzone dell’universo DC . Queste storie – in Italia i primi diciotto numeri della serie sono stati pubblicati sulle pagine del mensile Wonder Woman delle RW Lion, per poi passare sulle pagine di Flash – vengono riproposte in libreria anche sotto forma di volumi. Mentre scrivo, sono due le uscite già pubblicate, che raccolgono le prime dodici storie del ciclo.
La narrazione congegnata da Azzarello si svolge su maglie molto dilatate: gli eventi procedono poco alla volta, con un uso ponderato dei colpi di scena e un ritmo del racconto piuttosto uniforme. Proprio per questo, la fruizione delle storie risulta più soddisfacente leggendo almeno 4-5 episodi alla volta. Se si esclude questo “difetto”, comunque, ci troviamo di fronte a una delle più interessanti serie targate new 52.
Pur evitando frequenti salti narrativi, Azzarello costruisce poco alla volta un universo ricco e sfaccettato, scegliendo fin dalle prime battute un approccio molto diverso rispetto a quello classico adottato da Geoff Johns sulle pagine della sua Justice League. Nelle storie della lega Wonder Woman viene presentata come una donna pienamente immersa nella comunità di supereroi dell’universo DC, seconda a nessuno per carisma e capacità. Tuttavia, a parte qualche simpatico siparietto in cui si mostra il suo essere fuori posto nel mondo degli uomini, o la sua aggressività in battaglia, nella JL rimane a tutti gli effetti una supereroina classica.
Azzarello sceglie invece di collocare Diana su un piano narrativo separato da quello tipicamente supereroistico. Rinuncia all’interazione con Superman e Batman, andando a rompere la rodata “trinità DC” da sempre amatissima dai fan, elimina i riferimenti alle testate di Superman (dove Diana ha un ruolo di comprimaria) e avvia un racconto incentrato sul microverso costituito dalla famiglia del personaggio. Non solo: fin dalle prime battute, l’acclamato autore di 100 Bullets si diverte a ridefinire le origini del personaggio.
Subito dopo Crisi sulle terre infinite, nella bella gestione scritta e disegnata da George Peréz, avevamo visto Wonder Woman nascere in seguito a un prodigio operato dagli dei dell’olimpo: Hippolyta, regina delle amazzoni, aveva plasmato una piccola bambina di argilla e si era rivolta agli Dei, che, mossi a compassione, avevano deciso di trasformare la scultura in una bambina in carne ossa.
Azzarello, cancella tutto con uno spregiudicato colpo di spugna: le origini conosciute sono solo una versione di facciata utile a nascondere la relazione tra Hippolyta e Zeus. Una rivelazione che sconvolge le relazioni sociali nell’isola della amazzoni e i rapporti tra madre e figlia.
Da questo punto di vista, è interessante notare come, pur partendo da premesse simili, Azzarello percorra una strada completamente diversa da quella di Peréz. Anche nel suo ciclo il legame tra i personaggio e la mitologia greca riveste un ruolo centrale, ma nel new 52 tutto avviene in un contesto molto più moderno, “sporco” e accattivante. Gli Dei che poco alla volta fanno il loro ingresso nel cast, sono più sfaccettati e capricciosi. Lo stesso Guerra, personaggio disilluso, con la battuta pronta e un bicchiere perennemente in mano, assume il ruolo di adorabile maestro mascalzone. Un personaggio che incarna una sorta di avatar dello scrittore, di cui ricalca anche le fattezze.

Guerra e Azzarello a confronto.
Guerra e Azzarello a confronto.

La storia è incentrata su tre elementi narrativi portanti: la giovane Zola madre di un bambino concepito con Zeus e inseguita della gelosa Era; la misteriosa scomparsa del re degli Dei; una profezia legata alla sua sanguinosa successione.
Grazie a questi ingredienti di partenza, Azzarello si diverte a costruire una famiglia atipica a metà strada tra soap opera moderna ed epica omerica. Un intreccio fatto di fratellastri ritrovati, potenti corteggiatori, divinità cadute in disgrazia e ambigui alleati. La guerra tra Dei ridefinirà Wonder Woman, indirizzandola in un percorso che le consentirà di capire meglio se stessa e le sue priorità. La stessa Zola, presenza costante della saga, una volta entrata sotto l’ala protettrice della protagonista, contribuirà ad analizzare da un punto di vista umano questa mitologica famiglia disfunzionale.
La lunga sequenza di storie è permeata da un gradevole retrogusto Vertigo prima maniera. I miti greci vengono attualizzati e destabilizzati attraverso un approccio realistico. I vari dei dell’Olimpo, nonostante la loro fama, sembrano comuni supercriminali affamati di potere, solo molto longevi. E proprio la longevità che li caratterizza tende anche a disumanizzarli.
Da tutto questo, emerge la nobiltà d’animo di Wonder Woman, che oltre a distinguersi sul campo di battaglia, spicca sul piano morale. Pur essendo una guerriera che in numerose occasioni non rinuncia a sporcarsi le mani per una buona causa, la spietata amazzone non dimentica la compassione, e usa la forza senza mai mettere a repentagli la vita degli innocenti.
Valori che porterà avanti anche quando – suo malgrado – diventerà la nuova dea della guerra.

passaggio di consengne
Il drammatico passaggio di consegne tra Guerra e Wonder Woman

La vicenda narrata ha una chiusura circolare, con la rivelazione del mistero legato alla scomparsa di Zeus attraverso un escamotage narrativo inaspettato e ben congegnato.
Passando ai disegni, molti dei meriti di questa gestione spettano a Cliff Chiang, artista dal tratto pulito e gradevolmente sintetico, che in alcune sequenze sembra omaggiare la silver age. Le sue matite valorizzano il lavoro di Azzarello, rivelandosi molto efficaci sia nelle sequenze action, che nella descrizione delle numerose ambientazioni fantasy.
Tra i punti di forza di Chiang va ricordata anche la maestria nel rendere espressivi i personaggi: la sua Wonder Woman prova compassione, amore, ma anche una furia sovrumana capace di mettere in soggezione il lettore.
Peccato solo che non sia riuscito a mantenere il ritmo della produzione, cedendo il passo a supplenti dallo stile simile ma non sempre altrettanto ispirati.
Per concludere, questa run, ambientata nell’universo DC classico e, proprio per questo, sottoposta (nel bene e nel male) alle regole narrative che lo contraddistinguono, si avvicina molto ai grandi capolavori Vertigo del passato. Il duo Azzarello / Chiang ci regala una delle incarnazioni di Wonder Woman più mature e riuscite di sempre. Una pietra di paragone con cui tutti i fumettisti a venire dovranno fare i conti.