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L’IMMORTALE
Cos’è l’immortalità? La capacità di un organismo biologico di resistere alla destrutturazione cellulare, prolungata nel tempo, sì da rendere lo stesso praticamente senza fine. Figurativamente parlando è la sola ed unica forza, di una determinata cosa, di sopravvivere alle eterne spire del tempo, tanto da diventare simbolo o icona: un poema, una statua, un’opera o un gesto possono assurgere all’immortalità degli eventi. Ma può un uomo aspirare alla medesima cosa per la sua stesa vita fisica? Può davvero pensare che il decadimento non arriverà mai a cancellare la fierezza del suo essere e ciò che per decenni conta di rappresentare? La risposta è alla portata di tutti ed è la medesima che si sussegue da millenni, sin dalla comparsa dei primi organismi in questo nostro mondo: no.

Non resta, allora, che soffermarsi sulle apparenze che divengono arte e sui simboli, gli unici che realmente attraversano il tempo e perché no, lo spazio. I faraoni del passato hanno reclamato la loro vita eterna grazie alle grandi opere, altre civiltà hanno fatto lo stesso; i poeti si possono ritrovare nei loro scritti e i pittori… i pittori. E’ possibile scorgere la loro bellezza nelle opere che il loro genio ha creato: soffermandosi ad ammirare il Cenacolo di Leonardo, in Milano, si viene colti dal senso storico più puro che esista, e il fatto del decadimento dell’opera è solo un aspetto irrilevante, rispetto alla magnificenza che l’affresco dona a chi lo guarda. Questa è l’immortalità vera, quella che strappa l’anima e nel momento in cui la dona nuovamente al suo possessore, la inonda di emozioni senza fine. Il genio è l’immortalità.

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wolverine_22O Wolverine: L’Immortale. Ma non importa quale grado di scrittura assurga al titolo (The Wolverine in originale), ciò che veramente conta nel film è proprio quello che viene mostrato: senza filtri, senza mezze misure, senza ripensamenti: Wolverine – L’Immortale  potrebbe, per alcuni versi, essere la pellicola definitiva del mutante Marvel più famoso e amato di sempre. James “Logan” Howlett (Hugh Jackman), il canadese con gli artigli e lo scheletro di adamantio e il fattore di rigenerazione cellulare, uno degli X-Men (il più popolare di loro), la belva senza inibizioni e il più tormentato degli assassini. Ma anche l’uomo che ama, il fraterno amico e il giustiziere. Questa nuova pellicola dedicata a lui mostra tante sfaccettature di un personaggio ormai narrato già in cinque pellicole (contando anche lo splendido cameo di X-Men L’Inizio): dal suo status di fuggiasco e vagabondo tra le montagne a uomo con un passato costellato di azioni, che a suo modo hanno modificato alcune vite. Dal X-Man di un tempo a ciò che potrebbe essere in futuro (non poi così lontano, a Maggio 2014 lo rivedremo nel progetto corale X-Men: Days of Future Past); Logan è una creatura disillusa e anche frammentata, da lancinanti ricordi del suo grande amore (Jean Grey, la donna che ha dovuto uccidere in X-Men: Conflitto Finale) e da ciò che ancora lo rende un uomo senza un passato definito. E’ un ancestrale fantasma di un tempo non più suo e che non richiede, ma che subitamente a volte ritorna con tutta la forza delle azioni commesse (o operate) che necessitano di essere saldate.

Il prologo del film getta lo spettatore in uno degli atti più atroci della Seconda Guerra Mondiale: il bombardamento atomico a Nagasaki da parte dell’aviazione USA. Logan è un prigioniero in un campo militare nipponico che assiste a ciò e salva la vita ad un giovane militare, Yashida. Costui diventerà un giorno il fondatore dell’impero più importante dell’Asia: le Industrie Yashida. Leader nell’innovazione tecnologica e biomedica, a distanza di anni il vecchio maestro Yashida invita Wolverine al suo capezzale per proporgli un’offerta che potrebbe risultare vantaggiosa per entrambi; scoprire se il mutante accetterà o meno sarà una delle sorprese del film, la verità è che questa è sostanzialmente solo una parte dell’intricata trama che il Clan Yashida ha creato. Ci sono altre ombre che tramano nelle zone più buie del Giappone, magistralmente narrato sia per luoghi che per tradizioni.

JEAN, YUKIO, MARIKO & VIPER
Molte delle donne di Logan figurano in questa pellicola e tutte loro apportano qualche aspetto differente al personaggio: questa sorta di Wolverine Girls si differenziano tutte tra loro sia per aspetto (giustamente) che per ruolo.

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Jean Grey (Famke Janssen) torna tramite apparizioni oniriche nella mente di Logan: il suo ruolo (accostato giustissimamente dallo stesso Mangold a quello di Caprica Six in Battlestar Galactica) è quello di una portatrice di pace, sì effimera ma anche molto commovente. Jean è il grande amore di Logan, che torna dalla morte per donare la pace alla travagliata anima del mutante. James in più occasioni potrebbe cedere alle lusinghe di codesto ricordo, insinuatosi nella parte più remota della sua mente (e del suo cuore) ma infine compie una scelta, giustificata dal fatto che giunge un momento nella vita, in cui il dolore e l’amore cedono il passo alla razionalità.

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Yukio (Rila Fukushima) appare nella vita di Logan quando costui sta per toccare il fondo, senza magari farne ritorno. Una ragazza che svela da subito le sue intenzioni (e in parte quelle del suo maestro), mostrando a Logan la via delle infinite possibilità e della salvezza. L’accettazione di Yukio, in tutto il tragitto che porterà all’epilogo vero e proprio, è una delle prove di fedeltà e onore più belle, non tanto perché dettate dal cuore, quanto da ciò che il rispetto stesso può generare.

The Wolverine

Mariko Yashida (Tao Okamoto) mostra grande fragilità e inizialmente astio verso Wolverine; sembra disgustata da questo gaijin, ma col tempo imparerà a conoscerlo e ad amarlo. Lei vede in Logan la salvezza che tanto a lungo ha desiderato, ma che l’onore verso la famiglia gli imponeva di tacere. Promessa sposa ad un corrotto uomo politico, Mariko è l’essenza stesa della sapiente donna nipponica, in un Giappone alle soglie di un futuro mai propriamente richiesto, perché da sempre presente. Senza ombra di dubbio essa è la rappresentanza dell’eredità.

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Viper
(Svetlana Khodchenkova) si presenta come una chimica, nichilista, mutante affarista: anche se differisce dalla sua controparte fumettistica (nei comics non è una mutante, nemmeno Yukio lo è) la sua resa filmica è degnamente narrata, sia per spirito di arrivismo, da parte di questa “vipera”, sia per l’operato stesso che la donna svolge per il maestro Yashida. E’ un lampante esempio di femme fatale, quelle che nei film di Bond vanno al letto con l’agente di sua Maestà e il giorno dopo tentano di ucciderlo a sangue freddo, Viper è tutto ciò che di malvagio la globalizzazione può offrire, e malgrado questo non sia affatto un film di denuncia, è lo stesso Mangold (e gli sceneggiatori) a citare più e più volte la meschina avanzata di un mal-progresso, atto ad un logorante sviluppo che porta al profitto di pochi a scapito di una raggelante ed agghiacciante povertà comune.

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MADE IN JAPAN
Sin da subito James Mangold, già regista di pellicole come “Ragazze Interrotte” e “Quel Treno per Yuma”, ha chiarito le sue intenzioni riguardo la pellicola e il suo modo di raccontare Wolverine: “la differenza tra lui e gli altri super” –dice Mangold- “è che Wolverine non ha il potere di distruggere montagne o di costruirsi armature super-tecnologiche; è un samurai senza padrone che ha dalla sua l’immortalità e il fatto di poter guarire da ogni ferita fisica, ma non dell’animo”. Il regista cala da subito Logan in una realtà per nulla rinfrancante e continua a farlo anche dopo il citato prologo. La sua è una regia fatta anche di camere da presa diretta (la sequenza di lotta al funerale dimostra una vitalità di ripresa non da poco) che contribuiscono a regalare allo spettatore una compresenza nella scena stessa. Non è un caso che per tutte le scene d’azione vi sia un senso di appartenenza non indifferente, sottolineato poi dalle sempre splendide musiche di Marco Beltrami.

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Con Wolverine: L’Immortale la 20Th Century Fox continua a regalare nuova vita al franchise supereroistico continuativo (ovvero, che non ha mai avuto reboot) più longevo della storia del cinema: non resta che aspettare Maggio 2014 per scoprire cosa dovrà affrontare Logan: la geniale sequenza post titoli, mostra il mutante che viene avvicinato da…

 -Scheda Tecnica del Film-

Titolo originale: The Wolverine
Titolo italiano: Wolverine: L’Immortale
Paese: USA, Italia, Australia
Anno: 2013
Regia: James Mangold
Cast: Hugh Jackman, Famke Janssen, Rila Fukushima, Tao Okamoto, Hiroyuki Sanada, Svetlana Khodchenkova, Hal Yamanouchi, Will Yun Lee, Brian Tee
Durata: 126 min.