Testi: David Hine, Fabrice Sapolsky
Disegni: Carmine Di Giandomenico
Edizione originale: Spider-Man Noir: Eyes without a face 1-4
Edizione italiana: Spider-Man Noir: Occhi senza un volto, 104 pp, col, bross, 12€

Scrivere un fumetto di supereroi seriale non è mai facile: specie se un personaggio porta ormai sulla schiena ben 50 anni di storie.
Non sono perciò infrequenti operazioni volte a dare nuova linfa ad un universo: si va dall’azzerare totalmente la continuity a favore di un mondo più snello, capace di attrarre nuovi lettori (la linea Ultimate, ad esempio), all’abbracciare il futuro, ipotizzando che tutto il materiale scritto fino ad un determinato momento funga da passato per una generazione di eroi a venire (la linea 2099); oppure, ed è questo il caso, si può semplicemente prendere un personaggio noto contestualizzandolo all’interno di un determinato periodo storico, più o meno attinente alla realtà.
Dopo 1602, ecco quindi arrivare la linea Noir. Al suo interno, in un mondo di luci ed ombre, che molto deve, sin dall’incipit, alla cinematografia di genere, troviamo Peter Parker, destinato anche in questo caso a divenire Spider-Man. Il periodo scelto per fare da contesto alla storia è quello della Grande Depressione, circa 6 anni prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale: la genesi dell’eroe era il tema portante del primo story-arc di questo nuovo universo, mentre nel secondo ciclo vengono introdotti nuovi comprimari (in realtà volti già noti ai lettori di Amazing) come il Dottor Octopus, l’Uomo Sabbia, i Robertson ecc.

Al centro della vicenda, in questo caso, troviamo una serie di esperimenti portati avanti su cavie umane -dato il periodo non vi sarà difficile indovinarne l’etnia-, che si intrecciano con l’ennesima scalata ai vertici della malavita di New York. Lontano dall’essere il personaggio solare che abbiamo imparato a conoscere, Peter si fa largo fra la violenza imperante, non lesinando a sua volta di usare mezzi brutali per perseguire la giustizia. La trama purtroppo, considerate le premesse, è abbastanza scadente: si ha sempre la sensazione che quelli che leggiamo siano in realtà attori recitanti una parte, personaggi noti in vesti diverse (quasi la sensazione che si ha nel leggere una delle ormai famose parodie Disney), come a rimarcare appunto che questa è la versione di Spider-Man degli anni ’30: che bisogno c’è di chiamare un personaggio Uomo Sabbia, fornendo un’esile giustificazione a riguardo, arrivando a caratterizzarlo graficamente in modo identico a quello dell’universo originale? Perché un boss della malavita dovrebbe scegliere di chiamarsi Goblin?
Queste ed altre domande vi frulleranno costantemente nella testa durante la lettura, che purtroppo non approfondisce adeguatamente lo spunto iniziale:  se la Marvel avesse avuto il coraggio di distaccarsi totalmente dal concept originario, in modo netto e deciso, forse il prodotto ne avrebbe guadagnato.
I disegni di Di Giandomenico sono altalenanti: amo moltissimo come questo disegnatore riesca a rendere i primi piani, ma spesso alcuni tratti sembrano tirati via, eseguiti frettolosamente. La colorazione in questo senso non aiuta (perché, per la linea Noir, non adottare il semplice bianco e nero, magari condito con del colore in situazioni particolari? Un prodotto alla Sin City, insomma… certe cover ne lasciano intravedere la potenzialità), appiattendo ulteriormente quanto c’è di buono.
Intendiamoci:  Occhi senza un volto non è un cattivo prodotto. Riesce ad intrattenere e a risultare godibile in molti frangenti, ma si ha la costante sensazione di avere di fronte un’occasione sfruttata parzialmente. Un pizzico di coraggio in più, di voglia di distaccarsi dal noto, qualche scelta differente, ed avremmo avuto fra le mani un libro interessantissimo, invece che l’ennesima variazione su un menu fisso ormai da troppo tempo… o quasi.