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E così, il giorno del Dottore è accaduto: 50 anni fa, nel pomeriggio inglese, la BBC tramsetteva un nuovo programma, nato a metà tra un contenitore di sostituzione temporanea e una serie di divulgazione scientifico-storica, questo nuovo format incollava, ogni volta che arrivava sulla TV, migliaia di inglesi; li trasportava nei meandri più sconosciuti del cosmo e indietro nel tempo, all’epoca dei romani, degli egiziani o alla corte di Gengis Khan.

Questa, che poi divenne un insieme di serial (ovvero, raccoglieva più episodi così da costituire archi narrativi interi, di storie uniche), era diventata nel giro di poco tempo l’appuntamento prediletto di giovani e non solo, tanto che alla BBC iniziarono ad arrivare tonnellate (letteralmente) di lettere che chiedevano sempre più nuove avventure per il caro protagonista, conosciuto come il Dottore, e i suoi assistenti.

Negli anni, costui ha avuto tante incarnazioni differenti in TV (dal 1963 fino al 1989, poi un rilancio non fortunato nel 1996 e poi di nuovo nel 2005, che costituisce lo starting point attuale) e anche due al cinema (non canoniche), ha cambiato volto 11 volte (forse di più?) e a Natale lo farà ancora (grazie ad un attore inglese di origini italiane: -chi scrive è estremamente fiero di questa cosa-) per continuare a stupire milioni di “whovians” sparsi in tutto il mondo.

E così, il giorno del Dottore è accaduto: 50 anni fa, nel pomeriggio inglese, la BBC tramsetteva un nuovo programma, nato a metà tra un contenitore di sostituzione temporanea e una serie di divulgazione scientifico-storica, questo nuovo format incollava, ogni volta che arrivava sulla TV, migliaia di inglesi; li trasportava nei meandri più sconosciuti del cosmo e indietro nel tempo, all’epoca dei romani, degli egiziani o alla corte di Gengis Khan.

Sì, l’ho già detto. E’ vero. Ma ora che il 23 – Novembre – 2013 è passato, e tutti abbiamo potuto assistere a “The Day of the Doctor”, e il Doctor Who stesso compie 50 anni, le cose sembrano veramente poter prendere una svolta per i prossimi 50 (e forse oltre). E’ difficile (impossibile) trovare un serial fantascientifico sì longevo, da potersi permettere tutto ciò. Non ne esistono molti paragonabili. In UK il Dottore è un bene nazionale. Il Dottore è un salvatore, l’ultimo (?) alieno della sua specie: i Signori del Tempo, originari del pianeta Gallifrey. Capace di districarsi spesso da situazioni al limite dell’impossibile, egli ha scelto di vegliare sugli uomini da molto tempo, e lo fa in nome del bene comune, della simpatia che nutre per noi e di tutto ciò che dagli esseri umani ha ricevuto: affetto, amicizia, amore.

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Una serie di eventi porta il dottore numero undici (Matt Smith) ad incontrarsi con la sua precedente incarnazione, il decimo (David Tennant) e con il Doctor War (John Hurt, già incontrato nell’episodio “The Name of the Doctor” nella stagione sette): tutti provenienti da linee temporali differenti, questi tre dottori dovranno scongiurare da una parte una silenziosa invasione della Terra, ad opera di rosse creature metamorfiche. Dall’altra saranno costretti a rivivire il momento più oscuro della storia del dottore stesso: la caduta di Gallifrey. La guerra tra i Signori del Tempo e i Dalek viene rivissuta attraverso i ricordi del Doctor War (prima) e con un salto nel tempo (poi), che porterà ad una differenziazione delle trame come le conosciamo: i tre dottori, uniti a tutte le incarnazioni del passato e a quella del futuro (stupendo lo sguardo di Capaldi, che fa capolino tra gli altri Doctor visti dal 1963 ad oggi) attraverso il Momento (l’arma omega dei Signori del Tempo) riescono a congelare il pianeta in un universo tascabile, ponendo fine alla guerra e salvando miliardi di persone. Ciò porta a non dover più ripetere (nel tempo e nello spazio) il sacrificio di tutti gli innocenti di Gallifrey per porre fine alla guerra del Tempo e offre al Dottore una nuova missione, uno scopo del tutto nuovo: trovare Gallifrey e tornare a casa.

“Mai crudele o codardo.
Non mollare mai.
Non arrendersi mai.”

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E’ un omaggio quello che Moffat fa ai fan del Dottore e al dottore stesso: un atto di clemenza che impone, per una volta, di guardare in modo differente gli eventi e di trovare una soluzione del tutto inaspettata. E’ la stessa Clara, che con le sue lacrime e il cuore a pezzi, guarda il dottore, il suo dottore (Smith) e lo fa dubitare: l’estinzione di Gallifrey è realmente la soluzione alla fine stessa? Può la guerra del Tempo terminare solo con il sacrificio di 2,47 miliardi di bambini? I due dottori del futuro sono davvero pronti a rivivere tutto, e il Doctor War crede che il Momento sia l’unica soluzione? A queste domande (e ad altre) “Il Giorno del Dottore” risponde in modo diretto, preciso e puntuale. E se adesso sono ancora in molti a fare i conteggi delle incarnazioni del Dottore e dei corpi che ha abitato, resta pur sempre sicuro che il numero non costituisce un punto di arrivo, ma un inizio. E Capaldi ne sarà la prova. In attesa della Special natalizio, lasciamoci avvolgere dal suo sguardo. E sorridiamo alle battute di Tom Baker (il quarto dottore), che compare nel finale dell’episodio e lascia a Smith non poche e sibilline parole…

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Oggi voglio dire grazie al Dottore. Certo, è un personaggio immaginario. Che non esiste. Ma potreste dire lo stesso dei vostri eroi? Dei vari Superman, Batman, Flash, Lanterna Verde o degli X-Men? Sicuramente non esistono nel mondo reale, e forse non saranno mai abbastanza reali. Ma nel vostro cuore? Dentro di voi non portate questi eroi sempre insieme al vostro animo? Non li nutrite coi vostri pensieri? I vostri sogni e le vostre paure? Angosce? E non vi aiutano mai? Non sono mai esempio per voi, nel quotidiano? Riuscireste davvero a dire addio a quegli eroi con cotanta facilità?

Io non potrei rinunciare al Dottore, egli mi ha emozionato in questi anni come pochi riescono a fare nella parabola del mainstream. Egli è vero per me, lo sento vivere attraverso le sue avventure e desidero vederlo, un giorno io desidero incontrarlo. Oggi lui compie 50 anni (ma in realtà ne ha molti di più) e io gli auguro tutto il bene dell’universo.

Auguri Dottore (“dottore? Dottore chi?”) e grazie del tempo che hai dedicato anche a me.

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